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Hasselblad CFV II 50c e 907X: una fotocamera senza tempo

Con il dorso digitale Hasselblad si assaporano sensazioni ed emozioni della fotografia di un tempo, ragionata e di altissima qualità

La sensazione di un tuffo nel passato è più che evidente quando si prende in mano il corpo macchina medio formato Hasselblad 907X con il suo dorso digitale CFV II 50C. Ancor di più se questo dorso è compatibile con le fotocamere del V-System di Hasselblad, come la mia SWC che ho utilizzato per qualche scatto in questa recensione. Ed è incredibile pensare come dei modelli completamente meccanici di oltre 60 anni fa siano in grado di comunicare senza problemi e con risultati ottimi, con le più moderne tecnologie. Ma prima di svelarvi tutto subito è necessario un piccolo passo indietro e vedere come si compone nel dettaglio questo sistema modulare basato sul dorso digitale Hasselblad CFV II 50C e sul piccolo corpo macchina 907X.

Recensione dorso digitale Hasselblad CFV II 50C e 907X

Come è composto il sistema Hasselblad

È passato già un bel po’ di tempo da quando Hasselblad aveva messo in mostra il primo prototipo di dorso digitale ispirato al sistema V. Si mostrava in una vetrina in tutto il suo splendore nello stand Hasselblad di Photokina 2016. E già all’epoca era evidente l’idea di un concept modulare, basato sulle linee delle fotocamere iconiche di Hasselblad degli anni ’50.

hasselblad cfv ii 50c e 907x

Non si può negare come in questi anni sia aumentata, rumor dopo rumor, la curiosità di vedere questo progetto funzionante. Tra lo sviluppo e l’effettivo sbarco sul mercato è passato tanto tempo, anche perché nel frattempo l’azienda svedese ha puntato molto sul proprio sistema mirrorless X1D. E proprio per questo la prima versione del dorso digitale CVF 50C non ha mai visto la luce, se non in una speciale finitura nera per celebrare nell’estate del 2019 l’anniversario dello sbarco sulla luna.

Trascorso un altro anno in casa Hasselblad hanno completato e finalmente messo sul mercato il prodotto definitivo, composto dal dorso digitale CFV II 50C e dal sottilissimo corpo macchina 907X. Su questo sistema si montano le ottiche della serie XCD, quelle della mirrorless medio formato per intenderci.

sistema modulare medio formato

Tutto perfettamente in linea con lo stile dell’azienda svedese, che da sempre permette di montare insieme corpi, magazzini e ottiche di diverse annate. È proprio con questo spirito modulare che Hasselblad è arrivata fino ad oggi, offrendo strumenti pronti a realizzare immagini di altissima qualità in praticamente ogni condizione fotografica.

Il sensore da 50 megapixel

Il sensore, come dice il nome di questo dorso digitale Hasselblad, è caratterizzato da 50 megapixel ed è proprio quello che troviamo a bordo di X1D II. Una certezza quindi in termini di qualità d’immagine, sia per la capacità di riproduzione dei dettagli che per i passaggi tonali morbidi e ricchi di sfumature di colore.

Hasselblad dorso digitale e SWC
Il magazzino della mia Hasselblad SWC e delle stesse identiche dimensioni il moderno dorso digitale con il suo sensore da 50 milioni di pixel.

Nel dettaglio si tratta di un sensore medio formato CMOS che sfrutta una gamma dinamica da 14 stop e la tecnologia integrata Hasselblad Natural Color. Le immagini che si ottengono sono caratterizzate non solo dall’ampia gamma dinamica, ma da un profondità del colore eccellente con delle tonalità molto naturali.

Caratteristiche tecniche

Il sensore lo troviamo all’interno del dorso digitale Hasselblad CFV II 50C, uno strumento in grado di adattarsi sia alla moderna 907x che a tutti i corpi Hasselblad a pellicola del sistema V. Il dorso ha subito qualche variazione rispetto al primo modello e ora si presenta con un display orientabile e con tecnologia tattile, un doppio slot per schede di memoria e un alloggiamento interno per la batteria. È tutto concentrato in un corpo elegante e funzionale che ora non ha nessun tipo di problema di retro-compatibilità con i modelli meccanici del passato. Per montarlo su una SWC, ad esempio, era necessaria una piccola modifica, mentre oggi in un attimo possiamo trasformare una fotocamera a pellicola in una digitale.

Il vero corpo macchina di questo sistema marchiato Hasselblad è però il 907X, il più piccolo e leggero mai creato. Parliamo infatti di circa 200g per uno spessore di appena 28mm. In questo spazio così ridotto non c’è molto, se non la baionetta per le ottiche XCD e il pulsante di scatto. Questo è l’emblema del concetto di modulare tanto caro ad Hasselblad, un corpo che quasi sparisce nell’unione tra ottica e dorso digitale. Per rimanere legato a questo discorso è importante anche ricordare che su questo dorso digitale attraverso la 907X e gli appositi adattatori potremmo anche utilizzare altre ottiche. In particolare sono 3 gli adattatori presenti nel listino Hasselblad, attraverso i quali montare sull’innesto XCD anche gli obiettivi serie V, H e XPan.

dorso digitale hasselblad

Assodato che siamo davanti ad un kit medio formato davvero piccolo per questo standard, nella pratica risulta comodo. Quasi tutte le impostazioni le possiamo regolare attraverso il pannello touch, reattivo e pratico da utilizzare. I pochi comandi diretti che troviamo sul corpo macchina sono integrati nella parte bassa del display. Sul corpo 907X, invece, troviamo il pulsante di scatto circondato da una ghiera per regolare i valori di esposizione e uno che ci permettere di accedere alla compensazione dell’esposizione o, in modalità manuale, ai tempi di scatto.

Sotto al display, infine, uno sportellino elegante nasconde le prese che abbiamo a disposizione su questo dorso digitale. In particolare le più comuni prese per le cuffie e per il microfono a cui si aggiungono la connessione flash ed una dedicata all’utilizzo con corpi ELX. Vi starete forse chiedendo se c’è anche una porta USB. La risposta è sì, sul lato sinistro del corpo e attraverso questa interfaccia possiamo collegare il nostro dorso digitale da un computer. Con il software proprietario, Focus, possiamo anche scattare in tethering oltre ovviamente a convertire i file RAW.

La gestione del dorso digitale

Nella pratica ci si trova a scattare dall’altezza della vita, come si faceva un tempo. Il display orientabile si usa proprio come un pozzetto, ma in più abbiamo la praticità dell’autofocus e di un pannello touch.

Il menu è molto intuitivo e si presenta con una prima schermata che racchiude le impostazioni principali sotto forma di icone. Oltre a quelle presenti di default possiamo aggiungerne altre per costruirci il nostro menu. Ad ogni icona, poi, corrisponde un sottomenu che racchiude tutte le possibili funzionalità relative alla categoria principale. Il tutto è molto chiaro e pratico.

dorso hasselblad su SWCAppena si preme il pulsante di scatto fino a metà corsa, poi, il display ci mostrerà tutte le impostazioni di scatto e con delle semplice operazioni possiamo modificare tutti i parametri. Espletata anche questa parte finalmente arriva il momento dello scatto. Si avvia il Live View e possiamo procedere con la composizione della scena e il fatidico click.

Dorso digitale Hasselblad CFV II 50c: la prova sul campo

Vi ho già detto che questo dorso è dotato dello stesso sensore di X1D II 50C, ma in realtà è quasi la stessa fotocamera ma sotto un’altra veste. Si porta con sé infatti pregi e anche qualche difetto, in particolare sulla messa a fuoco. Il sistema è basato sulla rilevazione del contrasto e risulta lento nel compiere il suo dovere. I 117 punti di messa a fuoco, però, ci lasciano una certa libertà, ma non è la fotocamera giusta per cogliere l’attimo al volo. Bisogna selezionare il punto in cui vogliamo il fuoco sul display, aspettare circa mezzo secondo e poi avremo la nostra foto.

Che però questo sistema modulare non sia nato per la fotografia sportiva è evidente e nessuno pretende che lo sia. Contesti come still-life, paesaggio e architettura sono quelli in cui possiamo davvero sfruttarne tutto il potenziale.

dorso digitale hasselblad cfv ii 50x e 907x

Nei freddi giorni di inizio anno ho avuto modo di portare questo sistema modulare per le strade di Milano, per cercare di metterlo alla prova in una situazione non proprio di quelle che vi ho appena citato.

E se del difetto principale, se così possiamo chiamarlo, vi ho già parlato, i pregi ereditati da X1D II sono svariati. Quello che si apprezza immediatamente è la qualità dei file prodotti, ricchi di dettagli, sfumature di colore tipiche di un sensore di queste dimensioni. Un altro aspetto che rende il medio formato affascinante è lo stacco dei piani. Anche con un’ottica non estremamente luminosa come il 45mm f/4 XCD alla massima apertura abbiamo un ridotta profondità di campo e risultati “plastici”. Le immagini anche più complesse riescono a mettere in risalto tutti i dettagli della zona di fuoco scelta dal fotografo, regalando però una profondità impareggiabile con sensori più piccoli.

Ottima la resa anche in condizioni ostiche, come un controluce. In questo caso quello a cui dobbiamo fare attenzione torna ad essere la messa a fuoco. Il rilevamento del contrasto non è reattivo come quello di fase, specie quando le condizioni di luce non sono perfette. Ma nel momento in cui ci si cimenta con soggetti statici, con un po’ di pazienza, i risultati che otteniamo sono da leccarsi i baffi. La qualità delle ottiche XCD è molto elevata ed in grado di contrastare aberrazioni cromatiche e limitare al minimo effetti fantasma e riflessi al loro interno.

Qualche piccola differenza con la sorella X1D II nella resa la troviamo solo quando alziamo gli ISO. Alle sensibilità più alte sembrerebbe infatti esserci un leggero innalzamento del rumore. Sto parlando di valori molto elevati, oltre i 12.800 ISO, quindi è solo per cercare il famoso pelo nell’uovo.

Quando il dorso digitale Hasselblad incontra una SWC

Durante la prova del dorso digitale Hasselblad CFV II 50C e 907X non potevo esimermi dal provare tutta questa tecnologia concentrata un corpo così piccolo sulla mia Hasselblad SWC (Super Wide Compur). L’idea di sfruttare la qualità dell’ottica Biogon 38mm di una delle più iconiche fotocamere di Hasselblad, assieme alla potenza di calcolo del moderno sensore è qualcosa che aspettavo sin dal primo prototipo del 2016.

hasselblad swc con dorso

Una volta sostituito il magazzino originale per la pellicola con il dorso digitale siamo già pronti a scattare se vogliamo vivere un’esperienza completamente analogica. La differenza sarà solo quella di poter ammirare immediatamente quanto fotografato nel display. Lavorare in questo modo vuol dire comporre la scena con il mirino della SWC e lavorare con la tecnica dell’iperfocale per la messa a fuoco. Tempi e diaframmi si regoleranno direttamente sull’ottica. In questo caso, comunque, possiamo fare affidamento sulla dettagliata scala delle distanze presente sul Biogon 38mm. E devo ammettere che la sensazione di piacere ad ogni click è stata tanta.

hasselblad swc con dorso

Se, invece, voleste sfruttare anche il Live View, c’è qualche passaggio in più da compiere. Per prima cosa bisogna selezionare il corpo che si sta usando nell’apposita sezione del menu. Fin qui tutto facile, anche perché l’impostazione rimarrà in memoria e anche continuando a passare da corpo meccanico alla 907x non verrà modificata. Lo step successivo è quello di impostare il modo di scatto su T, che tiene aperto l’otturatore, scegliere il diaframma desiderato e sfruttare la posa B. Sullo schermo del dorso basterà selezionare la voce Live View e come per magia anche con una vecchia SWC vedremo in diretta quello che stiamo inquadrando.

hasselblad swc con dorso

Lavorare in questo modo è sorprendente, anche perché nonostante gli anni l’ottica Biogon 38mm fa ancora un egregio lavoro a quasi tutte le aperture. Perdiamo il tradizionale formato quadrato, d’accordo, ma possiamo contare su ISO variabili e la facilità di gestione di questo dorso. Un connubio davvero ben riuscito e che, se siete pronti a rinunciare a qualche megapixel, potrà anche farvi scattare immagini quadrate. Con un piccolo crop sul sensore, attivabile da menu, possiamo anche tornare all’aspetto originale.

Non poteva mancare un piccolo confronto di resa tra la versione tutta digitale e quella con SWC. Quello che si nota è una resa diversa in termini cromatici e di dettagli. La versione CFV II 50c e 907x offre infatti dei risultati più freddi e maggiore incisione sui dettagli più fini. Nel complesso, però, i risultati ottenuti montando il dorso digitale di Hasselblad su SWC sono davvero ricchi di fascino, sembrano veramente scattate a pellicola e non sfruttando la potenza di calcolo di un sensore medio formato da 50 milioni di pixel.

confronto
In alto la fotografia scattata con CFV II 50c, 907x e 45mm f/4. Sotto dalla stessa posizione, ma con CFV II 50c montato su Hasselblad SWC con il suo Biogon 38mm f/4,5

Già dalle immagini originali si nota un maggior contrasto nella fotografia scattata con il dorso montato su 907x. C’è un’evidente differenza anche nella resa dei toni, più freddi e pieni quelli digitali, più caldi e slavati quelli ottenuti con SWC. Trattandosi comunque di file RAW, sappiate che c’è ampio margine di lavoro. I file che vi mostro sono semplicemente stati trasformati in JPG senza alcun intervento, ma utilizzando Focus o qualsiasi altro software compatibile con il formato non compresso di Hasselblad si possono tranquillamente uniformare i risultati finali.

confronto

Andando a guardare più nel dettaglio le differenze si notano. Ma sono certo che se guardassimo solo il risultato della SWC senza avere il termine di paragone immediatamente sopra, rimarremmo molto più colpiti di così.

Conclusioni

La recensione di questo dorso digitale Hasselblad CFV II 50C e di 907x si conclude così come è iniziata, con un salto indietro di qualche anno. Questa volta fino al 2013, anno in cui la stessa azienda svedese aveva dato per finito il ciclo di vita del sistema V.

Ci sono voluti diversi cambi al vertice per ritrovare l’equilibrio giusto e la via da seguire, ma alla fine i risultati sono arrivati. Hasselblad oggi è proprietà di DJI, ma la sede è ancora a Göteborg così come l’impianto di produzione dove tutto viene realizzato con la massima cura. Compreso dorso, corpo macchina e le ottiche di questo sistema modulare che mi è piaciuto davvero molto.

Prezzo

L’operazione è rivolta ad un pubblico nostalgico che nel cassetto ha ancora una delle fotocamere meccaniche compatibili con questo sistema. Ma non solo, il prezzo è infatti relativamente abbordabile, tanto da porsi come kit di ingresso al mondo del medio formato per Hasselblad.
Con circa 6600 euro ci si porta a casa il dorso digitale e la 907x.

Per questo motivo, in realtà, lo sguardo dell’azienda va molto oltre rispetto ai nostalgici della pellicola. Come ho già ribadito la bellezza sta nel suo essere un sistema modulare, facile da utilizzare e che assicura qualità in quasi ogni campo. Non è perfetto né tantomeno per tutti. Ma è qualcosa che potrebbe stuzzicare anche la fantasia di chi una fotocamera a pozzetto non l’ha mai vista!

Hasselblad X1D-50C Black, fotocamera mirrorless Medio...
  • Tipo di sensore CMOS da 50 Megapixel
  • Definizione del colore:16 bit
  • Intervallo tempi di esposizione: Da 60 minuti a 1/2000 di sec

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Luca Forti

Fotografo dal 2002 e scrivo di fotografia dal 2004: insomma, amo la fotografia e tutto ciò che le ruota intorno. Da due anni sono stato adottato da Milano e da sempre sono appassionato di tecnologia, di praticamente tutti gli sport, amo viaggiare, mangiare bene e non toglietemi il mio gin tonic!

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