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Nimona, com’è il nuovo fantasy su Netflix tratto dall’omonimo fumetto

La commistione tra varie categorie mediatiche nell’intrattenimento è ormai una consuetudine sempre più acclarata e quotidiana. Chiaramente anche il mondo del fumetto (senza necessariamente andare a scomodare Marvel o DC) è sempre più traslato dalla carta allo schermo. Stesso destino è stato riservato a Nimona, il fumetto fantasy nato dalla mente di ND Stevenson e edito da Bao Publishing. Uscito lo scorso 30 giugno in streaming su Netflix, questo omonimo film è pronto per raccontarvi una storia non banale, che affronta ancora una volta il senso di accettazione e di comprensione delle cosiddette diversità.

Nimona, come rendere normalità la diversità

L’incipit è molto classico: “c’era una volta” un regno lontano, dove mille anni or sono si viveva in pace e serenità, fino a quando un terribile mostro lo attaccò. Solo la paladina Gloreth riuscì a sconfiggere. Per evitare che un evento simile si ripetesse, ella decise di creare un’armata di valorosi cavalieri, i cui eredi avrebbero continuato a proteggere il regno nel tempo. E così fu, per mille anni appunto, fino ai giorni nostri, quando qualcosa sta per succedere…

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Questa tradizione infatti sta per subire dei cambiamenti, poiché l’attuale regina ha deciso di conferire l’opportunità di divenire cavaliere a una persona qualunque, un tale di nome Ballister. Durante la cerimonia di investitura, però, la spada di questo cavaliere uccide la regina. Ora lui può contare solo su un’eccentrica ragazzina, fortemente anarchica e nichilista che crede di aver trovato in lui un antagonista del sistema con cui stringere alleanza. Il suo piano strategico andrà a buon fine o avrà preso fischi per fiaschi?

Nimona, recensione del film fantasy Netflix

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Una ragazzina che “conosce più di cento espressioni facciali umane”

Lo abbiamo detto all’inizio, questo film è stato realizzato con animazioni abbastanza particolari, sfruttando uno stile grafico non particolarmente memorabile, ma che cerca di trovare il suo spazio e di rivendicare il suo valore con gli sforzi compiuti per realizzare le espressioni facciali dei protagonisti. Queste infatti sono molto coerenti con il tono scanzonato e a tratti quasi goliardico della produzione in questione, a partire proprio dalla ragazzina che dà il nome al film, Nimona.

Lei presenta tantissime espressioni facciali diverse (quasi alla stregua dell’androide Ester Ascione nel Gialappa Show). Solo unendo la narrazione allo stile grafico e al tone of voice dello storytelling, capiamo il vero senso di fondo di come Annapurna Pictures ha desiderato convogliare il messaggio di questo lungometraggio. Niente di rivoluzionario, e possiamo immaginarlo, è un prodotto che si inserisce con naturalezza nel genere action-adventure, ma dimostra che la caratterizzazione dei personaggi non sta per forza in lunghe sequenze dialogiche.

Tra un plot twist e una risata

L’intera storia rivela diversi plot twist, rivelandosi man mano una metafora sull’accettazione del diverso in qualunque senso, oltre che denunciare di conseguenza i pregiudizi che accompagnano l’ignoranza in tal senso. Sembra scontato, oggi come oggi? Non del tutto, Nimona si presenta infatti come una narrazione non troppo banale del tema, in maniera scorrevole, ma nemmeno sconvolgente.

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Cosa manca di sicuro? Qualche caratterizzazione ulteriore dei personaggi: se è vero che non servono fiumi di parole per creare un personaggio a tutto tondo, ce ne sono altri. Ad esempio il villain di turno, che poteva essere approfondito di più. Anche l’ambientazione a metà tra il futuristico e il medievale non trova del tutto la sua ragion d’essere e pecca di incoerenza, come i personaggi secondari a loro volta incarnano purtroppo dei puri stereotipi.

La recensione di Nimona in pillole

Nimona è il film di Netflix che risulta essere genericamente apprezzabile, ma nulla di più. Con poco più di un’ora e mezza a disposizione e un ritmo buono, ma che non approfondisce la storia, è chiaro che qualcosa andava scartato dall’economia della narrazione, con azzardi ulteriori che potevano essere introdotti, ma che d’altro canto sarebbero chiaramente risultati rischiosi. Rischia di essere un film stereotipico? No, non del tutto almeno, se non guardiamo appunto ad alcune pecche dei personaggi secondari. Frizzante invece è l’animazione, vera punta di diamante di una storia che rischia di non risultare memorabile, ma sicuramente godibile. Spera di far passare non solo un messaggio di pacifica accettazione dell’altro ma magari anche di spingere un po’ di più il novel da cui è tratta originariamente questa storia. Che ci sia un sequel? Staremo a vedere.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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