L’attesa è finalmente giunta al termine: Elden Ring è pronto ad arrivare nelle case di tutti gli appassionati dei videogiochi FromSoftware con il suo vasto open world e l’intricata lore scritta a quattro mani con George R.R. Martin. Noi di Tech Princess abbiamo avuto modo di mettere mano al gioco prima delle release e, dopo averlo esplorato a lungo, siamo pronti a proporvi la nostra recensione di Elden Ring.
L’inizio del viaggio
Come per tutti gli altri giochi FromSoftware tranne Sekiro, anche questa volta il nostro viaggio è iniziato con la creazione del personaggio, luogo dove abbiamo già iniziato a notare delle piacevoli differenze rispetto al passato. In prima battuta in Elden Ring le opzioni di personalizzazione sono più approfondite e qualitativamente migliori rispetto al passato, e finalmente siamo stati in grado di creare un personaggio che sembrasse effettivamente un essere umano.
Ma al di là di questo vezzo estetico, ciò che ci ha stupito di più è stata la scelta della classe e dei doni iniziali. Le classi infatti sono decisamente più interessanti rispetto ai vecchi Souls, dato che in questo caso ci troviamo di fronte a guerrieri equipaggiati di un ottimo armamentario di base, almeno in alcuni casi, come il Samurai o il Cavaliere Errante.
Si tratta probabilmente di una scelta volta a rendere il gioco più accessibile, sicuramente apprezzabile, dato che non semplifica direttamente il gameplay, ma semplicemente dà al giocatore una discreta quantità di opzioni in più con cui giocare fin da subito, il che è sicuramente un bene. Anche i doni iniziali in questo senso non sono da meno, dato che tra di loro figurano oggetti davvero potenti e utili, di cui però non vi anticiperemo la natura.
Nonostante le classi fossero invitanti, la nostra avventura è iniziata da Sventurati, quindi nudi e armati soltanto con una clava: superata una prima parte introduttiva molto simile alla sezione iniziale di Demon’s Souls abbiamo iniziato a farci strada tra le strade di Sepolcride, la prima area del gioco.
La recensione di Elden Ring
Avendo giocato al network test qualche mese fa, abbiamo avuto modo di notare fin da subito quanto il gameplay di Elden Ring risulti diverso nel gioco completo, una caratteristica su cui inizialmente avevamo qualche perplessità, velocemente fugate una volta mossi i primi passi in quel di Sepolcride. Scordatevi infatti set e armi che si trovano nella beta, nella versione definitiva l’equipaggiamento dovrete cercarlo e sudarvelo esplorando la mappa fin nei minimi dettagli.
Questo è un bene, visto che nel network test la difficoltà generale del gioco risentiva parecchio della quantità di risorse messe a disposizione al giocatore. Quindi non preoccupatevi: in Elden Ring si muore e tanto, soprattutto nelle prima parti, in cui avrete ancora poche frecce al vostro arco e dovrete viaggiare a lungo per migliorare l’arsenale a vostra disposizione e non stiamo parlando soltanto delle armi e delle armature.
Esplorando infatti troverete molte altre aggiunte di gameplay utili alla progressione del vostro personaggio, come un set di crafting che vi permetterà di costruire alcuni utili oggetti sul campo (le cui ricette vanno però trovate in giro per il mondo); oppure un’ampolla speciale in cui è possibile combinare due sostanze per ottenere dei potenziamenti particolare, come la rigenerazione della salute o del vigore.
Senza contare poi gli Spiriti, delle evocazioni attuabili solo in alcuni punti specifici, di solito le bossfight o avamposti particolarmente affollati, che avevamo già avuto modo di apprezzare in passato. Questi Spiriti ci sono sembrati molto più equilibrati ora, e risultano in definitiva una piacevole componente aggiunta al gameplay, vista anche la possibilità di potenziarli e la loro enorme varietà.
Certo in alcuni casi risultano ancora molto potenti, forse troppo in alcuni casi, ma la loro utilità andrà stemperandosi mano a mano che avanzerete nel gioco, anche perché i più potenti richiedono molto mana per essere evocati, un costo non alla portata di tutte le build.
Spada, scudo e… Salti?
Per quanto concerne il gameplay, in questa recensione di Elden Ring non possiamo che confermare quanto già intravisto nella nostra precedente prova: il combat system di Elden Ring è complesso e incredibilmente stratificato dato che attinge a meccaniche provenienti da praticamente ogni gioco FromSoftware uscito fino a questo momento.
Ritorna quindi lo schema classico degli attacchi nei Souls, con colpi leggeri e pensanti, effettuabili tramite la pressione di R1 e R2 (la nostra prova si è svolta su PS5, quindi terremo la configurazione dei controller Sony come riferimento), la difesa con L1 e il parry o l’abilità assegnata allo scudo con L2. Ad aggiungersi all’economia ludica c’è un attacco in corsa con R2, il salto, che si esegue premendo X e la posizione accovacciata, che si assume con L3.
Proprio tramite il salto è possibile effettuare un attacco speciale con R2, che non solo infligge discreti danni, ma è anche estremamente utile per rompere la postura nemica, una barra invisibile che una volta infranti lascerà esposto il vostro avversario ad un attacco critico. Questa meccanica, presa in prestito da Sekiro, si rivelerà davvero utile per affrontare alcuni nemici particolarmente coriacei, dato che in questo modo potremo effettuare un reposte che infliggerà loro dei danni devastanti.
Ne consegue che è buona norma familiarizzare fin da subito con questa nuova meccanica, dato che renderà alcuni combattimenti decisamente più semplici, complici gli iframe che il salto possiede e che permettono di schivare alcuni attacchi semplicemente saltando.
Importantissimi anche i Contrattacchi in Difesa, altra nuova meccanica del combat system del gioco che si può attivare premendo R2 dopo aver parato qualsiasi tipo di colpo, e oltre a fare un buon quantitativo di danno logora anche la postura nemica, non quanto gli attacchi in salto, ma comunque in modo considerevole.
La parte migliore di questa mossa è che non dovete effettuare una parata perfetta per usarla, basta che blocchiate un colpo per poterlo eseguire, cosa che risulta estremamente utile contro praticamente ogni nemico del gioco, se usato con intelligenza, ed eleva il concetto di tank reattivo, stile di gioco che ha sempre mostrato un po’ il fianco nei Souls a livelli alti.
Meno centrale è lo stealth, che risulterà davvero utile solo in casi specifici, soprattutto per evitare di essere notati più che per attaccare, anche se abbiamo trovato azzeccata l’idea di incantesimi che ne accentuano le proprietà permettendo di agire indisturbati anche a fronte di grossi gruppi di nemici.
Le Ceneri di Guerra
Un’altra novità di Elden Ring sono le Ceneri di Guerra. Queste ceneri possono essere equipaggiate ad un’arma o uno scudo per conferire loro un’abilità speciale influenzandone contemporaneamente gli attributi. Ogni Cenere di Guerra corrisponde ad un attacco speciale specifico che è possibile assegnare alla propria arma ed eseguire consumando mana tramite la pressione del dorsale sinistro, le vecchie weapon art per intenderci.
Inoltre, a seconda del tipo di cenere che state usando, questa cambierà anche gli attributi dai quali la vostra arma ottiene più bonus, il cosiddetto scaling. Una cenere potrebbe aumentare lo scaling di un’arma in destrezza, per esempio, risultando di conseguenza ideale per le build che si basano su questo attributo.
Inoltre, qualora le ceneri che stessimo usando fossero magiche o legate a qualche altro tipo di elemento come il fuoco o il fulmine ecc, oltre ad attivare lo scaling relativo su intelligenza, fede o arcano, l’arma in questione potrà ottenere, nella maggior parte dei casi un danno misto, tra quello fisico e quello dell’elemento in questione.
La parte migliore di tutto ciò e che potete decidere se attivare o meno lo scaling conferito dalla cenere nel menù dedicato presso le grazie, quindi se volete una certa weapon art ma non split damage e scaling alterato potete farlo, cosa vi permette di spaziare molto di più con la vostra build.
Un cavallo e un mondo da vivere
Subito dopo aver sbloccato Torrente, la nostra fedele cavalcatura, ci si rende subito conto che il mondo di gioco intorno a noi non solo è sconfinato, ma è anche esplorabile nella sua quasi totale interezza senza blocchi artificiali di nessun tipo. Giusto per fare un esempio fin dall’inizio verremo indirizzati al Castello Grantempesta, dove risiede Godrick, uno dei boss principali dell’avventura.
Nulla ci vieta però di andare altrove, non solo a Sepolcride, ma anche nelle regioni limitrofe, dove potremo imbatterci in altri boss “di trama” senza venir bloccati da limiti di game design. Trovando la strada è persino possibile bypassare completamente il Castello Grantempesta, per arrivare alla macro area successiva senza curarsi del nostro caro lord innestato.
Proprio per questa ragione, una delle parole con cui possiamo definire Elden Ring in questa recensione è senza dubbio “libertà“: libertà di esplorare, ma anche libertà nell’approcciare i combattimenti che il gioco ci mette di fronte, dato che un altro suo punto di forza è l’enorme varietà, che però riesce a non diventare dispersiva grazie ad un level design attento e pensato per imprimere nella memoria del giocatore ogni panorama che avrà piacere di ammirare nell’Interregno.
Il processo esplorativo funziona proprio perché il mondo di gioco è ricco di segreti da scoprire e NPC con cui conversare, i quali, quando non sbloccheranno delle quest, vi parleranno del mondo di gioco, aprendo delle importanti finestre sulla storia di quanto successo prima del nostro arrivo a Sepolcride, sempre interessanti da ascoltare, anche se criptiche in puro stile FromSoftware.
Sempre per quanto concerne l’esplorazione, una delle idee migliori messe in gioco è la possibilità di effettuare doppi salti in sella a Torrente, cosa che consente una mobilità a tratti sorprendente. Arrivare in un luogo segreto dopo aver effettuato una serie di salti apparentemente impossibili è una sensazione che potenzia enormemente il focus sull’esplorazione dei Souls, portando il senso di gratificazione al suo massimo potenziale.
Non vi vogliamo raccontare troppo delle bossfight principali del gioco, ma da questo punto di vista sappiate che si tratta di alcuni degli incontri meglio congegnati e resi mai confezionati da FromSoftware.
I punti deboli
Naturalmente, pur essendo un prodotto di altissimo livello, Elden Ring non è del tutto privo di punti deboli: sotto il profilo tecnico e grafico infatti ci troviamo di fronte ad un videogioco con un estetica davvero impattante e ben riuscita, ma con qualche asperità di troppo, come texture non sempre all’altezza e fenomeni di pop up, soprattutto per quanto concerne la vegetazione.
Entrando un po’ più nel dettaglio ci si rende conto anche di qualche asset riutilizzato di troppo: quella del riutilizzo degli asset non è una pratica da condannare a priori, sia chiaro, dato che spesso permette agli studi di investire tempo e risorse in altri aspetti della produzione; lo facciamo notare in questo caso perché ci sono alcune istanze in cui risulta fastidioso, vista la natura stessa dell’asset in questione, che non possiamo svelarvi per motivi di spoiler.
Ci dispiace inoltre notare che il combattimento a cavallo è rimasto purtroppo ancora piuttosto superficiale, un vero peccato dato ci sono bossifight in cui è necessario usarlo.
Infine, c’è da segnalare anche qualche singhiozzo nel framerate, che anche su PS5 subisce occasionalmente dei cali importanti: durante la nostra prova è capitato piuttosto raramente e soltanto in situazioni particolarmente affollate in termini di eventi a schermo, ma è comunque doveroso citarlo in sede di recensione di Elden Ring.
Elden Ring: la recensione in breve
Chiudiamo la nostra recensione di Elden Ring più che soddisfatti dell’esperienza creata da Hidetaka Miyazaki e la sua FromSoftware: la software house è riuscita a creare un prodotto che di fatto è la summa e il potenziamento di tutti i progetti creati dallo studio fino a questo momento; c’è davvero un po’ di ogni Souls, Bloodborne e Sekiro in Elden Ring, il tutto in un impasto ludico sorprendentemente coerente e divertente da giocare pad alla mano.
Evidente peraltro anche la mano narrativa di Martin, sempre presente e che in alcuni fa capolino in modo un po’ più prepotente, come nella divisione delle regioni in feudi e micro possedimenti, non vi sveliamo altro, dato che tutto il resto rischia di rovinarvi l’esperienza di gioco, se appreso in anticipo: vi basti sapere che i risvolti di trama che il gioco offre sono davvero di alto livello.
E’ molto probabile che se avete amato almeno uno dei prodotti precedenti di FromSoftware allora amerete anche Elden Ring, dato che la sensazione che si ha giocandolo è quella di essere alle prese con un vecchio amico, il quale però negli anni è maturato e cambiato radicalmente in meglio, limando le sue spigolosità e diventando la massima espressione (finora) di sé stesso.
In chiusura possiamo dire che Elden Ring sia il capolavoro di una FromSoftware ormai adulta e con una strada precisa in mente e il viaggio verso l’Anello Ancestrale ne costituisce il primo, meraviglioso chilometro.
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