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L’elettronica circolare nasce dagli scarti della frutta: il progetto dell’Università di Bolzano

Il team del Sensing Technologies Lab ha testato la tecnologia zero waste per produrre dispositivi elettronici.

L’unione delle competenze di varie Facoltà della Libera Università di Bolzano ha dato vita ad un progetto che ricava l’elettronica dagli scarti della frutta. Ecco come funziona questa tecnologia sostenibile, ecologica e a basso costo.

Riciclare gli scarti della frutta per produrre elettronica di consumo

Nei laboratori della Libera Università di Bolzano al NOI Techpark è stata testata una nuova tecnologia che sfrutta la carta prodotta con gli scarti della frutta come substrato per dispositivi stampati flessibili. Un progetto innovativo che punta all’elettronica “circolare”, partendo dal riciclo di prodotti di scarto. L’incremento di dispositivi elettronici nelle società avanzate è infatti oggi un elemento di preoccupazione per la quantità di rifiuti prodotti e la difficoltà di smaltimento. Ed è dunque necessario, oltre il riciclo, ripensare anche la produzione dell’elettronica di consumo in un’ottica circolare.

La nuova tecnologia nasce dal team di ricerca del Sensing Technologies Lab in collaborazione con partner internazionali e interni. Il processo produttivo prevede l’utilizzo della stampa laser per carbonizzare la superficie del substrato di cellulosa ricavata dai processi di lavorazione di mele, kiwi e uva. Ciò consente di ridurre l’utilizzo di risorse naturali in favore del riutilizzo di prodotti alimentari di scarto, in una tecnologia biocompatibile e zero waste.

I ricercatori sono riusciti a realizzare diversi dispositivi elettronici ottimizzando i parametri laser. Ad esempio biosensori ed elettrodi per il monitoraggio degli alimenti, o per la misurazione della frequenza cardiaca e della respirazione.

Vantaggi dell’elettronica circolare

La cellulosa a base di frutta è completamente priva di plastica, il che la rende un materiale sicuro anche per l’uso sulla pelle umana. I componenti elettronici realizzati con questa tecnologia potrebbero quindi essere potenzialmente introdotti nei dispositivi wearables o a contatto con la pelle.

Grazie all’uso di un substrato naturale, è possibile riciclare l’elettronica in diversi modi. Ad esempio dissolvendo i dispositivi a temperatura ambiente in un periodo di 40 giorni senza lasciare residui, attraverso l’acido citrico. Ma possono anche essere reintrodotti in natura come supporto per la crescita delle piante o per l’ammendamento del suolo. In entrambi i casi, questa tecnologia si rivela a basso costo e a impatto praticamente nullo, o addirittura positivo per l’ecosistema.

Una tecnologia sostenibile e attenta ai consumi energetici per la fabbricazione di dispositivi elettronici richiede caratteristiche speciali come la lavorabilità su grandi superfici, un consumo energetico limitato e il basso costo di fabbricazione. La tecnica che abbiamo sperimentato è completamente sostenibile, verde e circolare perché utilizza substrati di carta ottenuti dalla lavorazione degli scarti della frutta e una tecnologia di stampa, basata sulla carbonizzazione creata per mezzo di un semplice laser. Potrebbe rappresentare un importante passo avanti per la commercializzazione dell’elettronica.

Prof. Paolo Lugli, rettore della Libera Università di Bolzano e responsabile del Sensing Tegnologies Lab.

Tutti i dettagli dello studio e dei test effettuati sono spiegati nell’articolo pubblicato sulla rivista internazionale Advanced Functional Materials.

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