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Nasa in ritardo con le tute spaziali? Ci pensa Elon Musk

Il proprietario di Tesla e partner dell’Agenzia con SpaceX aiuterà a realizzare le supertute

Elon Musk e la Nasa collaboreranno in un modo inedito.

Il proprietario di Tesla è già partner dell’Agenzia, in qualità di CEO di SpaceX, l’azienda nata nientemeno che per portare l’uomo su Marte.

L’ossessione di Musk per lo spazio ha adesso una nuova possibilità di concretizzarsi. In che modo?

Il tycoon di origine sudafricana ha colto la palla al balzo, quando ha sentito che la Nasa è in forte ritardo nella realizzazione di supertute spaziali dal costo esorbitante di un miliardo di dollari.

Le tute speciali saranno necessarie per riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024, come da pronostico.

La data di prevista realizzazione era stata fissata al novembre del 2024, ma la tabella di marcia sta patendo un ritardo di circa 20 mesi. Ed ecco, flemmatico, intervenire Elon Musk, che se si parla di missioni nello spazio non sa proprio resistere.

Ma cosa è successo? Facciamo un passo indietro.

Elon Musk Nasa

Elon Musk, la Nasa e le tute da un miliardo di dollari

Tutto è iniziato con l’annuncio del programma Artemis, nato nel 2017 e destinato a riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024. Capofila è la Nasa, con diversi partner tra cui l’Esa (l’Agenzia spaziale europea) e, guarda un po’, SpaceX di Elon Musk. Che ha già effettuato una serie di lanci con i prototipi Starship, e altri ne effettuerà.

L’ambizioso obiettivo del programma Artemis aveva fissato l’allunaggio entro e non oltre il novembre del 2024. Però c’è un però.

Le tute xEMU

C’è un però, dicevamo. Ed è stato ufficializzato nel rapporto dell’Ispettorato generale (Oig) della Nasa, pubblicato martedì 10 agosto.

Il programma Artemis è in ritardo, perché ad avere subito un rallentamento sono le supertute spaziali, dall’esorbitante (è proprio il caso di dire) costo di un miliardo di euro.

Leggiamo nel rapporto: “Per via dei ritardi nello sviluppo delle tute spaziali, non è realistico che la Nasa possa portare gli uomini sulla Luna nel 2024.

L’attuale programma della Nasa è di produrre le tute spaziali di nuova generazione, chiamate Exploration Extravehicular Mobility Unit (xEMU), per novembre 2024, ma l’agenzia sta affrontando diverse difficoltà nel raggiungere questo obiettivo.

Rispetto alla tabella di marcia si registrano circa 20 mesi di ritardo per quanto riguarda il design, la verifica e il test delle tute lunari”.

E dire che si è al lavoro su queste tute da 14 anni, un primo prototipo era già stato realizzato nel 2019, e per il progetto sono finora stati spesi circa 420 milioni di dollari.

Tuttavia, le tute xEmu non hanno ancora raggiunto gli standard di sicurezza necessari per essere utilizzate nello spazio. Nella più rosea delle ipotesi, le prime due tute saranno pronte non prima della primavera del 2025.

Per l’allunaggio sono previste due differenti tute: un da indossare nel veicolo spaziale durante il lancio e una, appunto la xEmu, sulla superficie lunare. La supertuta dovrà garantire una durabilità di almeno otto ore, saranno più resistenti e soprattutto più flessibili.

Le attuali tute della Nasa

Si pensi che attualmente gli astronauti della Nasa utilizzano ancora le tute progettate alla fine degli anni Settanta del secolo scorso per il programma Space Shuttle. Sono rigide, pesanti, non assicurano una buona climatizzazione e non sono adattabili alle diverse caratteristiche fisiche. E soprattutto, pur realizzate per durare quindici anni, sono ancora in uso.

Purtroppo la mancanza di fondi, il taglio delle spese della Nasa e la pandemia hanno creato un forte ritardo nella messa a punto delle nuove supertute xEmu.

Jeff Bezos
Jeff Bezos

Ci pensa Elon Musk

Ma il problema non sembra insormontabile per Elon Musk, che potrebbe aiutare la Nasa in questo senso.

Musk lo ha fatto intendere nel solito stile, adoperando i social e il suo linguaggio ai limiti dell’indecifrabile. In risposta a un tweet del giornalista Michael Sheetz del 10 agosto, che riportava le dichiarazioni dell’ispettore generale della NASA sui ritardi nella missione, il capo di Tesla e SpaceX ha cinguettato poche ma eloquenti parole: SpaceX could do it if need be. Ovvero: SpaceX potrebbe farlo se necessario.

Altro tweet in risposta a Sheetz, che ha fatto notare come le tute xEmu utilizzino componenti forniti da 27 rivenditori diversi. E solito tono quasi sibillino: Seems like too many cooks in the kitchen. Cioè: Sembra che ci siano troppi cuochi in cucina.

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Elon Musk, la Nasa e la corsa allo spazio

Al di là dei tweet di Elon Musk, che palesano sia la sua estrema propensione alla sintesi che la sua sicurezza in se stesso (e nel proprio conto in banca), si è tentati di collegare questo assist alla Nasa ai due viaggi spaziali che hanno visto protagonisti, nelle scorse settimane, prima Richard Brenson e poi Jeff Bezos.

La stampa si era scapicollata nel sottolineare come Musk – proprio lui, il CEO di SpaceX – fosse rimasto l’unico all’asciutto.

Ma la risposta potrebbe essere di segno opposto: l’imprenditore di origine sudafricana non ha fretta. Tra Elon Musk e la Nasa c’è un filo rosso, che si chiama appunto SpaceX. E i recenti tweet di Musk ce lo ricordano.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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