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L’ONU: ridurre le emissioni di metano è un’urgenza

Lo dice il report dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente

Bisogna ridurre il prima possibile le emissioni di metano.

È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal recentissimo report dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Finora è stato sottovalutato il danno ambientale provocato dal metano. Ma il Global Methane Assessment del 2021, appena pubblicato, fa finalmente luce sulla nocività di questo gas.

Il report Unep sulle emissioni di metano

Nelle 173 pagine fitte di dati e grafici, il report spiega che il metano ha un potere riscaldante di trenta volte superiore rispetto a quello dell’anidride carbonica. Ma la sua dannosità fino a oggi è stata snobbata, dal momento che il dibattito negli ultimi anni si è incentrato sulla pericolosità del biossido di carbonio.

Una serie di studi recenti, ad esempio sulle emissioni di metano durante le estrazioni petrolifere, o la dispersione nel tragitto dai gasdotti alle nostre abitazioni, ha finalmente fatto valutare il fenomeno nella sua complessità e urgenza.

Proprio le emissioni di metano sono state responsabili del 30% del riscaldamento globale nel 2020.

Secondo il report dell’Unep, è possibile ridurre del 45% le emissioni di metano in questo decennio. Ciò porterebbe a evitare 0,3 °C di riscaldamento globale entro il 2045. E andrebbe nella direzione indicata dall’Accordo di Parigi sul clima, firmato nel 2015. Accordo che prevede una aumento massimo della temperatura di 1,5 °C.

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I tre ambiti di intervento

“Più della metà delle emissioni globali di metano derivano dalle attività umane in tre settori: combustibili fossili (35% delle emissioni causate dall’uomo), rifiuti (20%) e agricoltura (40%)”, si legge nel rapporto.

Che indica poi i tre principali ambiti di intervento: anzitutto, il settore dell’olio e del gas, ma anche quello dell’allevamento e dell’agricoltura, e la gestione dei rifiuti.

Proprio in Europa, l’ambito dei rifiuti risulta prioritario. Mentre segnali importanti arrivano dagli Stati Uniti, dove la California ha vietato la costruzione di abitazioni alimentate a gas dal prossimo giugno. E nei giorni scorsi l’amministrazione Biden si è detta pronta a ratificare l’Emendamento Kigali per la progressiva riduzione dell’utilizzo di gas refrigeranti.

Le dichiarazioni dell’Unep e dell’Ue

Il taglio delle emissioni di metano è la leva più potente che abbiamo per rallentare il cambiamento climatico nei prossimi 25 anni e completa gli sforzi necessari per ridurre l’anidride carbonica. I vantaggi per la società, le economie e l’ambiente sono numerosi e superano di gran lunga i costi. Abbiamo bisogno della cooperazione internazionale per ridurre urgentemente le emissioni di metano il più possibile in questo decennio.” Queste le parole di Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep.

In effetti, i vantaggi di una riduzione del 45% delle emissioni di metano sono chiaramente descritte nel report: si impedirebbero 260.000 morti premature, 775.000 visite ospedaliere legate all’asma, 73 miliardi di ore di manodopera persa a causa del caldo e 25 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno.

In linea con Inger Andersen è la dichiarazione di Kadri Simson, commissario europeo per l’energia: “La Commissione Europea adotterà proposte legislative entro la fine dell’anno per rendere obbligatorie misure, relazioni e verifiche per tutte le emissioni di metano legate all’energia, oltre a misure più ampie per decarbonizzare il settore del gas.”

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Il riscaldamento globale: lo studio di Copernicus

La notizia della dannosità delle emissioni di metano, una delle maggiori cause del surriscaldamento globale, arriva quasi in contemporanea con un report altrettanto allarmante.

Stiamo parlando di uno studio condotto da Copernicus, il programma di osservazione e monitoraggio dell’Unione Europea.

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L’aprile più freddo degli ultimi 18 anni

Lo studio ci dice che, almeno in Europa, l’aprile del 2021 è stato il più gelido da 18 anni. Bisogna tornare al 2003 per trovarne uno ugualmente freddo.

Il fenomeno va letto assieme ad altri dati. Come quelli che indicano un aprile con temperature sopra la media in Paesi come Canada, Russia e Giappone, o in Medio Oriente.

Il segnale complessivo è quello di un’instabilità climatica, causata proprio dal riscaldamento globale.

Per quanto riguarda nello specifico la rigidità dell’aprile europeo, la spiegazione è composita. Il surriscaldamento del pianeta scioglie i ghiacci nell’oceano Artico, aumentando così la superficie di mare scoperto. Ciò rallenta la corrente a getto polare, e questo rallentamento porta aria fredda  nel sud del mondo e aria calda a nord.

Non bisogna quindi confondersi (come aveva fatto a suo tempo Donald Trump, ammettendo che di confusione si trattasse). Il riscaldamento globale non porta solo ed esclusivamente a un innalzamento delle temperature, ma a squilibri climatici sempre più accentuati, e fenomeni meteorologici sempre più intensi.

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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