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Cosa significa “Goblin mode”, parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary

E perché simboleggia il 2022

Ci sono neologismi che (per fortuna, aggiungiamo noi) testimoniano la bizzarria di un momento ma non resistono nel tempo. Sì, stiamo tutti pensando a petaloso.

Ma l’evoluzione della lingua non è mai casuale, e quasi ogni nuovo lemma accolto nei dizionari testimonia di importanti mutamenti sociali e culturali. Ci sono, poi, vere e proprie parole-simbolo, capaci da sole di fotografare un avvenimento, un momento storico o persino un periodo.

Oggi ci occuperemo di “goblin mode”, partendo da una precisazione linguistica. Tutti ne parlano come di una parola, ma a onor del vero si tratta di una locuzione. Dal momento che una locuzione è un insieme di due o più parole con una propria autonomia lessicale e grammaticale.

E adesso, addentriamoci nel “goblin mode”. E scopriamo perché la locuzione può in qualche modo esemplificare il nostro presente.

oxford dictionary of english

“Goblin mode” parola dell’anno per l’Oxford English Press

Ogni anno gli austeri lessicografi della Oxford University Press (editore dell’Oxford English Dictionary) scelgono la parola che più e meglio ha caratterizzato gli ultimi dodici mesi.

Ma è compito ben poco improbo, dal momento che occorre semplicemente basarsi sui risultati di un sondaggio, eleggendo a vincitrice la parola che tra le tre finaliste ha ottenuto il maggior numero di preferenze.

Ebbene, “goblin mode” (“modalità goblin”) ha vinto a mani basse: è stata addirittura votata dal 93% dei circa 344.000 partecipanti al sondaggio, tutti anglofoni.

Le altre parole in lizza

“Goblin mode” ha superato le parole “metaverso” (su cui sapete già tutto) e “#IStandWith”.

Quest’ultima è piuttosto un hashtag, che fa riferimento alla solidarietà mostrata sui social alle battaglie che si intraprendono per la salvaguardia dei diritti umani.

Una curiosità: un’altra parola, “Gaslighting”, è stata eletta parola dell’anno per un dizionario inglese concorrente dell’Oxford, il Merriam-Webster.

E anche questo vocabolo è sintomatico dei nostri tempi. Nasce infatti come titolo di un film del 1938, in cui un marito convince la moglie che ciò che vede non è reale.

Fin troppo facile il collegamento con la realtà odierna, in cui pullulano le manipolazioni della realtà. E tra fake news, complottismi e notizie di dubbia scientificità, è come se si fosse dissolto il confine tra falso e vero.

Cosa significa “goblin mode”

Ma torniamo alla parola dell’anno per l’Oxford English Press, anch’essa del tutto coerente con la nostra epoca.

“Goblin mode” è spuntato sulle piattaforme social, e più precisamente su Twitter, a febbraio (anche se il primo hashtag #goblinmode risale addirittura al 2009).

E sta a indicare un comportamento che magari è sempre stato adottato, ma che si è sviluppato subito dopo la fase acuta della pandemia da Coronavirus.

È locuzione in qualche modo traducibile con “provare piacere a essere impresentabili”. Ed è una forma di rifiuto per le imposizioni sociali, in primis quelle estetiche, che prevederebbero un dress code a seconda dell’ambito in cui si è collocati e del ruolo che si ricopre.

Chi sposa il goblin mode non si cura dell’aspetto fisico e dunque dell’altrui giudizio. Perché ai rapporti sociali preferisce la solitudine domestica, nella quale poter attendere ai propri interessi. Chi adotta il goblin mode si veste male: come appunto un goblin, un folletto.

Siamo a metà strada tra il vecchio vocabolo “antisociale” e un quasi-neologismo, ormai entrato nell’uso: “hikikomori”.

Goblin mode e pandemia

Dicevamo che il goblin mode fotografa il nostro presente post-pandemico. Perché un certo gusto per la trasandatezza è nato proprio durante il lockdown, quando abbiamo trascorso la quasi totalità del tempo nelle nostre abitazioni. La pandemia, inoltre, ci ha dato la sensazione che il mondo, là fuori, fosse pieno di pericoli.

Sensazione che gli ultimi accadimenti, dal conflitto russo-ucraino alla crisi climatica, non aiutano certo a dissolvere. Meglio, insomma, la pigrizia e la sciatteria del gironzolare per casa mangiando cibo spazzatura e guardando serie tv.

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“Colpa” di BeReal?

Casper Grathwohl è il presidente di Oxford Languages, sezione della Oxford University Press che si occupa di eleggere la parola dell’anno.

Grathwohl si è dichiarato stupito per “l’enorme e crescente partecipazione al voto che Oxford continua a raccogliere con questa iniziativa, sentore che le persone hanno bisogno di dare un nome ai tempi incerti che vivono”.

Ha inoltre insinuato il dubbio che la vittoria di “goblin mode” abbia tra le concause anche app come BeReal, che premiano la naturalezza a differenza di altre piattaforme che caldeggiano atteggiamenti costruiti e pose.

Casper Grathwohl ha poi ricordato le parole vincitrici delle tre ultime edizioni: “emergenza climatica” nel 2019, e “vaccino” nel 2021. Mentre nel 2020 sono state scelte svariate parole inerenti il Covid, tra cui “Coronavirus” e “lockdown”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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