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Epic vs Apple: il giudice apre ai pagamenti in-app alternativi nell’App Store

La corte da ragione a Epic: da oggi Apple deve permettere servizi di pagamento alternativi

Alla fine Epic Games sembra averla spuntata. Il giudice Yvonne Gonzalez-Rogers ha deliberato che Apple deve consentire forme alternative di pagamenti in-app nell’App Store, quello che Epic chiedeva dall’inizio del dibattimento. La sentenza sarà attiva entro 90 giorni (il 9 dicembre) a meno che Apple non decida di ricorrere in appello. Tuttavia, il giudice non ha riconosciuto Apple monopolista e ha ingiunto a Epic di pagare una parte degli introiti a Cupertino.

Apple deve aprire ai pagamenti in-app nell’App Store: il giudice dà ragione a Epic

Negli ultimi mesi Apple ed Epic hanno dibattuto su una questione fondamentale per l’ecosistema iOS. Epic ha provato a utilizzare un proprio sistema di pagamenti in-app per Fortnite, cosa non consentita dalle attuali regole dell’App Store. Nel negozio virtuale della applicazioni per iOS, i pagamenti passano tutti per il sistema di Cupertino, che trattiene il 30% di tutti i pagamenti. Apple quindi ha sospeso Epic dall’App Store. Epic non ci stava più e ha deciso di fare causa. Sono seguiti mesi di dibattiti legali. Che hanno finalmente una conclusione: ha ragione Epic. Ma con qualche sfumatura grigia.

Secondo l’ingiunzione permanente firmata dal giudice Yvonne Gonzalez-Rogers, ad Apple si “impedisce permanentemente di proibire agli sviluppatori di includere nella propria app dei pulsanti per i metadati, link esterni o altre call to action che dirigano i clienti verso dei sistemi di acquisto in aggiunta agli acquisti in app” dell’App Store. Inoltre Apple deve permettere di “comunicare con i clienti attraverso i punti di contatto ottenuti volontariamente dai clienti attraverso l’account registrato nell’app”.

Purificando un po’ il linguaggio da azzecca-garbugli, Apple deve permettere di inserire dei metodi di pagamento alternativi nelle app e comunicare offerte e promozioni.

Tuttavia, la corte ha riconosciuto Epic Games colpevole di aver violato il contratto di Apple. Dovrà quindi pagare il 30% delle rendite prima dell’implementazione dell’ingiunzione. Un totale di 3,5 milioni di dollari.

La corte non riconosce Apple come monopolista

Nella sentenza (che potete leggere qui nella sua interezza) il giudice rigetta però entrambe le definizioni di mercato espresse da Apple ed Epic. “Il mercato rilevante [in questo caso] è quello delle transizioni digitali per i giochi mobile, non il gaming in generale e nemmeno il sistema operativo di Apple legato all’App Store”. Quindi il giudice “non può concludere che Apple sia monopolista sotto la legge federale o l’antitrust. Nonostante questo, il processo ha dimostrato che Apple sta conducendo un comportamento anti-concorrenziale secondo le leggi della California”.

apple vs epic games il processo

Apple ha deciso di ignorare quest’ultima parte della sentenza e non ha commentato nemmeno circa l’implementazione dei pagamenti in-app. “Oggi la Corte ha affermato quello che sapevamo fin dall’inizio: l’App Store non viola le leggi antitrust. Apple affronta una rigorosa competizione in tutti i segmenti in cui fa affari. E crediamo che i clienti e gli sviluppatori scelgano i nostri prodotti e servizi perché sono i migliori al mondo. Restiamo impegnati nell’assicurare che l’App Store sia un mercato sicuro e degno di fiducia”.

Epic non ha invece commentato la sentenza, per il momento.

Le implicazioni per Apple potrebbero essere enormi. Grandi sviluppatori software (oltre l’industria del gaming anche Spotify, Netflix) potrebbero tornare a offrire acquisti in-app alternativi nell’App Store, senza pagare la commissione del 30% alla Mela. Resta da capire invece come cambierà la situazione per le piccole aziende.

Il processo fra Epic e Apple si è concluso ma la situazione è ancora lontana da una risoluzione definitiva. Vi terremo aggiornati.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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