Dopo il successo di Drive My Car, presentato in concorso al 74º Festival di Cannes, dove è stato insignito del Prix du scénario, e in seguito vincitore del premio Oscar come miglior film internazionale, Ryusuke Hamaguchi scrive e dirige un’opera preziosa, Evil Does Not Exist (Aku wa Sonzai Shinai) in concorso durante l’80a Mostra del Cinema di Venezia.
Siamo in un villaggio vicino Tokyo, Mizubiki, all’interno di una comunità rurale in cui vivono circa seimila persone: tra questi ci sono Takumi e sua figlia Hana. La loro vita è semplice e umile, in armonia con i ritmi e le leggi della natura. Un giorno, una minaccia incombe sul villaggio di Takumi: un progetto di glamping che vorrebbe offrire ai cittadini ricchi e benestanti una vacanza di lusso immersi nel verde. Due rappresentanti di un’agenzia di Tokyo si presentano per discutere la proposta, ma si rendono conto che il sito avrebbe gravi ripercussioni sull’acqua della zona, scatenando le proteste dei locali. L’agenzia non capisce il valore dell’altopiano naturale e del suo equilibrio ecologico, né il significato della vita di Takumi e dei suoi vicini, che verrà sconvolta dalle conseguenze del loro piano.
Evil Does Not Exist: recensione del film di Ryusuke Hamaguchi
Evil Does Not Exist è un racconto immersivo, strutturato come un inabissamento nelle logiche naturali di una comunità fuori dal caos delle metropoli. Il regista giapponese ha realizzato un’opera di denuncia e che fa della disapprovazione e della rabbia degli archetipi narrativi, due sentimenti che legano e uniscono tutte quelle comunità che devono confrontarsi e scontrarsi con le ambizioni urbane, e degli investimenti delle grandi aziende, che non hanno a cuore il rispetto dell’ambiente ma solo il più veniale dei profitti.
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L’opera di Ryusuke Hamaguchi è una gioia per gli occhi, e questo regista si conferma ancora una volta un artista capace di intervenire sul presente, dando spazio a un racconto sensibile, di grande attualità, i cui temi ci toccano tutti i giorni – temi che sono veri sia in Italia che all’estero, considerato che le grandi opere, sia pubbliche che private, interessano tutti, dal nord al sud – e che hanno un sapore piuttosto amaro, proprio alla luce di ciò che natura e la questione ambientale vive proprio in questi anni.
Il cineasta giapponese non è l’unico a fare del suo cinema uno strumento politico: non possiamo che rammentare quanto lo Studio Ghibli e in particolare Miyazaki sia un grande ambientalista e quanto la questione ecologica sia presente nelle sue opere. Alcune delle scene di Evil Does Not Exist sono una critica visiva piuttosto feroce al sistema capitalista e all’essere umano, che non comprende che il consumo delle risorse e l’intervento architettonico quando non è rispettoso della natura è un danno molteplice, sia alla natura, sia agli animali che all’uomo.
Evil Does Not Exist: il racconto ambientalista di Ryusuke Hamaguchi è folgorante
In questo film giocano diversi fattori e diversi attori, e ognuno vive nella consapevolezza, a volte illusoria e sfrangiata, di riuscire a fare del bene. La comunità che vive in questo microcosmo nipponico è unita, cosciente, lucida, sa perfettamente come si vive, quali sono le condizioni, e anche i limiti e le grandi possibilità che regala una realtà bucolica come il villaggio di Mizubiki. Takumi e sua figlia Hana, che vivono lì da generazioni, conducono una vita modesta, seguendo il ciclo della natura; e da loro, come dalla stessa comunità, non ci si aspetta una grande resistenza popolare, perché essendo pochi ci si aspetta poca solidità e tenacia.
Nulla di tutto questo appartiene a questa storia, la comunità di Mizubiki vive in simbiosi con la natura, e comunica con la natura e con le profonde radici ancestrali che uniscono uomo e pianeta. Hamaguchi ci porta sulla soglia di un luogo che non vuole essere violato, e che parla per bocca degli uomini e delle donne che vivono da generazioni in quel luogo: le sequenze iniziali e finali sono i momenti catartici che rappresentano al meglio cosa significhi percepire la natura e come sia pervasa da movimento, anche da suoni, che sono eterni, e che non andrebbero infranti.
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