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Facebook alimenta la disinformazione sul cambiamento climatico

Facebook e la lotta (fallimentare) alla disinformazione. Il social network porta avanti questa battaglia ormai da anni ma gestire la marea di dati che vengono condivisi quotidianamente sulla piattaforma non è semplice. Soprattutto quando sei circondato da squali pronti ad approfittarne per diffondere informazioni errate. Questa volta è toccato al cambiamento climatico ma no, non immaginatevi frotte di negazionisti. Il report pubblicato da InfluenceMap dipinge uno scenario più variegato, fatto di omissioni, bugie sottili e realtà un po’ distorte. Tutto questo veicolato attraverso la pubblicità di Facebook.

Facebook e la disinformazione sul cambiamento climatico

Il report pubblicato dall’agenzia inglese InfluenceMap ha evidenziato l’incremento della pubblicità su Facebook diffusa da ExxonMobil e da altre compagnie che si occupano di combustibili fossili. L’obiettivo? Plasmare il dibattito politico sul cambiamento climatico.

Niente campagne aggressive però. L’approccio ora si è fatto più moderato e sottile, con pubblicità che spiegano come petrolio e gas in realtà possano risolvere il problema.
Assurdo? Sicuramente, soprattutto considerando che la policy di Facebook dovrebbe impedire la diffusione di informazioni scorrette. Il colosso americano infatti ha investito tempo e risorse per riuscire ad arginare il problema ma i risultati sembrano dimostrare l’inefficacia di quanto fatto fino ad ora.

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A dimostrarlo sono i numeri: sono 9,5 i milioni di dollari investiti nel 2020 da 25 società appartenenti all’industria petrolifera e dedite alla produzione di gas. Un investimento che ha prodotto 25.000 annunci su Facebook per un totale di 431 milioni di visualizzazioni.

La campagna poi si è fatta più intensa lo scorso luglio, quando l’allora candidato Presidente Joe Biden dichiarò di voler investire 2 trilioni di dollari per la produzione di energia pulita. InfluenceMap ha infatti registrato un aumento della spesa che si è protratto fino alle elezioni. La strategia però è rimasta la stessa, con le società legate alla produzione di combustibili fossili che spacciavano l’energia prodotta dal gas come “green” oppure associavano gas e petrolio ad una qualità della vita più alta. Sono state pubblicizzate persino azioni volte a combattere il cambiamento climatico fatte proprio da questi player del settore.

facebook ads cambiamento climatico
Il visibile aumento di investimenti dopo le dichiarazioni di Biden

Exxon sembra però andata oltre. L’azienda ha deciso di usare i social media per spiegare come il petrolio sia una fonte di energia economica, affidabile e importante per mantenere gli Stati Uniti indipendenti invece di affidarsi ad altri Paesi. Ma non è finita qua. InfluenceMap ha accusato la società di aver volontariamente incolpato gli americani, insinuando che la mancata riduzione delle emissioni di carbonio sia colpa delle scelte di vita dei cittadini statunitensi.

Le società coinvolte però sono molte di più. Persino l’American Petroleum Institute è finito in questo report. Il motivo? 3 milioni di dollari spesi su Facebook Ads per ritrarre i produttori di combustibili fossili come aziende particolarmente attente al clima.

Una strategia inefficace

Facebook Ads policy contro il cambiamento climatico

A questo punto vi starete chiedendo cos’abbia fatto il social network di Zuckerberg contro tutto questo.
Poco.

Rifiutiamo gli annunci quando uno dei nostri partner indipendenti, che si occupa della verifica dei fatti, li classifica come falsi o fuorvianti, e prendiamo provvedimento contro pagine, gruppi, account e siti web che condividono ripetutamente contenuti falsi”, ha spiegato un portavoce di Facebook a The Guardian.

Alcuni annunci quindi sono stati rimossi, altri sono stati rifiutati, ma è evidente che la strategia non stia funzionando a dovere.
Questa però non è una novità. Lo scorso anno un gruppo di senatori aveva scritto a Mark Zuckerberg per condividere le loro preoccupazioni a riguardo: “Considerando la lunga e travagliata storia di Facebook con la disinformazione, è molto preoccupante che Facebook abbia deciso che la disinformazione sul cambiamento climatico sia immune alla verifica dei fatti. La crisi climatica è troppo importante per permettere che sfacciate bugie si diffondano sui social media senza conseguenze.”

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Source
The Guardian

Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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