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Un accordo segreto tra Facebook e Google per la pubblicità online

Un contratto risalente al 2018, soprannominato Jedi Blue, consente di manipolare il mercato della pubblicità online

Dopo gli eventi recenti che hanno visto Facebook nell’occhio del ciclone per le misure restrittive adottate nei confronti del Presidente statunitense, Donald Trump, come conseguenza del suo sostegno verso l’insurrezione al Campidoglio, il social media più celebre al mondo torna a far parlar di sé a causa di un accordo che avrebbe stipulato con Google. Facebook e Google avrebbero collaborato per manipolare le aste online per controllare i prezzi della pubblicità e arginare la concorrenza: il contratto risalente al 2018, soprannominato Jedi Blue, consente di manipolare il mercato della pubblicità online.

Le due piattaforme californiane, che da anni hanno in pugno l’intero mercato dell’advertising online, avrebbero deciso di concludere un accordo dopo che Facebook ha cominciato a testare un nuovo modo di vendere pubblicità online, in una maniera che avrebbe sicuramente minacciato il controllo di Google sul mercato degli annunci digitali. Dopo due anni, Facebook ha fatto dietrofront avvicinandosi al suo più vicino rivale circa la pubblicità digitale, stipulando un accordo in cui hanno incluso una clausola che richiede alle parti di “cooperare e assistersi” a vicenda se vengono indagate per problemi di concorrenza sulla partnership.

Facebook e Google, un accordo segreto per la pubblicità online

Facebook e Google jedi blue
Foto di Rajeshwar Bachu

Un accordo che avrebbe permesso a questi due colossi del web di stabilire il loro monopolio nel settore della pubblicità online. In un articolo recente del New York Times vengono svelati in parte i contenuti dei documenti ottenuti dalla giustizia americana, nell’ambito del procedimento in corso in Texas. Facebook avrebbe chiaramente beneficiato del contratto Jedi Blue, ottenendo un vantaggio senza precedenti: Facebook ha avuto più tempo per fare offerte sulla maggior parte delle aste e Google ha fornito a Facebook informazioni riservate sulle utenze. Facebook aveva promesso di posizionarsi su almeno il 90% delle aste non appena avesse potuto identificare il pubblico e Google ha deliberatamente favorito il colosso dei social media garantendogli un determinato numero di guadagni pubblicitari.

Facebook e Google: Jedi Blue e il programmatic advertising

Per comprendere il significato di Jedi Blue, bisogna capire come funziona il programmatic advertising, mediato dall’uso di algoritmi o piattaforme e da un sistema di offerte in tempo reale. Il programmatic advertising è un sistema automatizzato che organizza l’acquisto degli spazi pubblicitari attraverso un’asta. Ogni volta che si accede a un sito web, si avvia un’asta in tempo reale tra tutti gli inserzionisti interessati agli spazi pubblicitari in esso posizionati. Quest’asta si svolge attraverso uno scambio di annunci e un ad server pubblica l’offerta vincente. Tutto avviene in pochi millisecondi, per evitare il rallentamento della pagina. Questo tipo di pubblicità rappresenta già circa il 70% del totale mondiale e vale centinaia di miliardi di dollari.

A cosa servono Facebook Ads e Google Ads

Facebook e Google accordo jedi blue
Foto di William Iven

Quando Google ha acquisito DoubleClick ha potuto costruire un intero impero che ha dominato completamente il programmatic advertising. Ciò ha spinto alcuni colossi del settore a sviluppare e ad aprire un sistema chiamato header bidding, una tecnologia che consente di attivare simultaneamente diverse aste e che rende possibile lanciare un’offerta per più scambi di annunci contemporaneamente e in modo molto più trasparente rispetto a Google.

Facebook ha iniziato a mostrare interesse per questo metodo che da un lato stava minacciando il dominio di Google e dall’altro avrebbe migliorato il campo di gioco per i competitor. Facebook a questo punto ha improvvisamente fatto marcia indietro e ha deciso di rimanere nel sistema di Google poiché quest’ultimo gli ha offerto una garanzia di una certa percentuale di aste (90%) indipendentemente dalle offerte, ovvero più tempo per fare offerte (300 millisecondi rispetto ai 160 offerti agli altri) a rischio di un caricamento più lento delle pagine, insieme alla visibilità per poter identificare l’80% degli utenti smartphone e il 60% degli utenti web.

In breve Google ha accettato di aiutare Facebook ad avere una migliore comprensione di chi avrebbe mostrato gli annunci, aiutando l’azienda a identificare l’80% degli utenti mobili e il 60% degli utenti web, almeno questo secondo quanto affermano i documenti. Un accordo che garantisce un determinato numero di vittorie pubblicitarie per Facebook, mettendo in totale svantaggio i competitor.

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