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Per chi sono i filtri di bellezza di TikTok? Tutto quello che c’è da sapere

Piovono critiche sulla scarsa inclusività dei filtri di bellezza di TikTok

I filtri di bellezza di TikTok sono da sempre un punto di forza della piattaforma. In particolare, negli ultimi mesi ha riscosso un successo incredibile il filtro “Glow Look”, che rende il naso più sottile e regala occhi azzurri a chiunque decida di utilizzarlo. E per quanto il risultato finale possa sembrare strabiliante, il filtro ha un enorme difetto: non si adatta a tutti i tipi di etnie. È poco inclusivo, per dirla tutta. Non a caso, i video condivisi su TikTok mostrano due diverse categorie di utenti: le donne bianche, che si dimostrano davvero entusiaste del risultato ottenuto con “Glow Look”. E le donne di colore, che invece si dichiarano deluse dall’effetto ottenuto dal filtro, che si rivela incredibilmente eurocentrico.

Filtri di bellezza di TikTok e inclusività: un binomio possibile?

I filtri di bellezza di TikTok non sembrano esserre affatto inclusivi. A rivelarlo sono le stesse utenti della piattaforma, che hanno definito il filtro “Glow Look” troppo eurocentrico, perchè in grado di adattarsi alla perfezione soltanto alle donne bianche. D’altronde, è innegabile che occhi azzurri, lentiggini e naso sottile siano caratteristiche che contraddistinguono esclusivamente la razza caucasica. E il fatto di costruire un filtro attorno a questi caratteri fisici è risultato davvero poco inclusivo agli occhi di creator e utenti.

Onestamente, la mia prima reazione è stata del tipo, ‘Oh, fantastico, un altro di quei filtri di bellezza che cambia le nostre caratteristiche per farci soddisfare i cosiddetti standard di bellezza europei’. È così dannoso per coloro che non si conformano a quegli standard di bellezza. Ci sono altre etnie e altre culture che hanno la loro forma di bellezza. E noi, immagino, non siamo all’altezza di quegli standard“. Così ha commentato Himani Jadeja, celebre creator di origine indiana che si aggiunge alla voce di altre centinaia di utenti della piattaforma.

filtri di bellezza TikTok
Credits: Mashable

I video in cui le utenti utilizzano il filtro “Glow Look”, infatti, sono pieni di commenti negativi di donne di colore, che sottolineano che il filtro ha risultati sorprendenti soltanto per chi ha la pelle bianca. In realtà, trattandosi di filtri pensati per la razza caucasica, l’effetto finale è quello di un volto naturale arricchito da qualche dettaglio di bellezza in più. Su un viso dalla carnagione scura, invece, il risultato è quasi fastidioso, perchè va ad aggiungere caratteri fisici che hanno davvero poco a che fare con quell’etnia. E questo ne limita fortemente l’utilizzo soltanto alle rappresentanti dell’etnia caucasica. Ma la problematica non riguarda solo i filtri di bellezza di TikTok. Anche Instagram ha un problema simile con il celebre filtro “Attraction”, utilizzato in oltre 143mila Reels, quasi tutti condivisi da donne bianche.

Perchè i filtri di bellezza risultano poco inclusivi?

Nel lontano 2018 Lu Wang, a capo del team che lavora al design degli effetti AR di TikTok, ha spiegato come vengono realizzati i filtri lanciati dall’App. A quanto pare, buona parte dei filtri di bellezza si avvale del cosiddetto “deep learning“, ossia un sistema che viene addestrato a riconoscere le caratteristiche del viso a partire da foto reali. In questo caso, è chiaro che la piattaforma ha il dovere di utilizzare le foto di quante più etnie possibili per ottenere un risultato inclusivo. Ma se i filtri si adattano solo alle donne caucasiche, allora forse qualcosa non va nel sistema di lavorazione.

Credits: Mashable

Al di là di questo, è evidente che la scarsa inclusività dei filtri di bellezza di TikTok rappresenti un problema soprattutto per le utenti più giovani. Esiste una grossa percentuali di adolescenti che rimangono escluse dall’utilizzo dei filtri più in voga sui social. E senza una motivazione reale. Soltanto perchè apaprtengono ad un’etnia diversa da quella caucasica. “Penso che questi filtri continuino a contribuire alla nostra cultura generale di sostenere e aspettarsi determinati standard di bellezza delle persone, e li inseriscono in questa realtà virtuale che consente di fingere di soddisfare questi standard di bellezza“. Così commenta la questione Allycen Kurup, studentessa di psicologia clinica.

D’altronde, l’idea di un filtro pensato per “abbellire” gli utenti ha di per sè grosse implicazioni sulla percezione che ognuno ha di sè. E questo vale soprattutto per le persone di colore, che non riescono a corrispondere allo standard di bellezza diffuso neppure avvalendosi dei filtri. Ai loro occhi, quindi, sembrerebbe non esserci alcuna possibilità di adattarsi agli stereotipi diffusi dalle piattaforme. A questo punto ci chiediamo: possiamo davvero definire inclusivo uno strumento di questo tipo?

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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