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Rumore bianco: com’è il film con Adam Driver e Greta Gerwig

La nostra recensione del film d'apertura di Venezia 79.

«La famiglia è la culla della disinformazione mondiale», scrive Don DeLillo nel suo romanzo di culto Rumore bianco. Una battuta emblematica, ripresa anche nell’omonimo adattamento cinematografico, film originale Netflix diretto da Noah Baumbach e con protagonisti Adam Driver, Greta Gerwig e Don Cheadle, a cui tocca l’onore e l’onere di aprire l’attesissima 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dopo il successo di Storia di un matrimonio, altra produzione Netflix presentata al Lido, Noah Baumbach firma una nuova disgregazione familiare, che funge da veicolo per una serie di riflessioni sulla morte, sul consumismo, sull’alienazione e sulla saturazione mediatica a cui siamo esposti. Un rumore bianco che è ormai diventato il sottofondo delle nostre vite, contribuendo alla sempre crescente sensazione di disorientamento sociale e affettivo.

Al centro della vicenda c’è la famiglia di Jack e Babette Gladney, emblema dei dilemmi che affliggono tutti i nuclei familiari moderni: lo stress quotidiano, la vita di coppia e l’ardua ricerca della felicità. Jack è un professore universitario che, pur non parlando il tedesco, ha raggiunto fama e successo con i suoi studi sulla vita di Adolf Hitler. Babette è una donna simpatica e amorevole, che ammalia con la sua folta chioma bionda ma cela un profondo disagio esistenziale. L’ampia famiglia di Jack e Babette, frutto del loro matrimonio e dei 4 precedenti con altre persone, rimane invischiata in una serie di situazioni paradossali, inclusa un’enorme nuvola tossica sopra le loro teste, che spinge il professore a profonde analisi interiori.

Rumore bianco: fra critica sociale e disagio esistenziale

Rumore bianco
Cr: Wilson Webb/NETFLIX

Traendo forza dal memorabile romanzo di DeLillo, Noah Baumbach firma un’opera complessa e stratificata, che si presenta come un’arguta commedia familiare ma con il passare dei minuti abbraccia diversi generi e registri, come il noir, il disaster movie, l’horror e addirittura il musical, a cui sono affidati gli irresistibili titoli di coda. Il regista ha dichiarato che il suo intento era realizzare un film folle tanto quanto folle è ai suoi occhi il mondo contemporaneo. Un obiettivo decisamente raggiunto, dal momento che Rumore bianco si presenta fin dai primi minuti come un labirinto narrativo in cui è facile e piacevole perdersi.

Merito dello stesso Baumbach, che adatta l’ampio materiale di partenza in un racconto formato da tre ben distinguibili atti, ognuno dei quali incentrati su aspetti peculiari della famiglia Gladney e della società americana. Oltre alle dinamiche familiari, nella prima parte di Rumore bianco è particolarmente apprezzabile il confronto dialettico e culturale fra i personaggi di Adam Driver e Don Cheadle. Il primo ha nello spregevole führer l’oggetto del suo percorso accademico, mentre l’altro idolatra Elvis Presley. Due personaggi decisamente agli antipodi, idealizzati però con dinamiche analoghe dai due studiosi, in una delle sequenze più spassose di Rumore bianco. Un’occasione per assistere a un vero e proprio duello di bravura fra i due interpreti, ma anche e soprattutto un ficcante spunto di riflessione sul fascino esercitato da figure forti su addetti ai lavori o semplici osservatori.

La paura della morte al centro del racconto

Rumore bianco
Cr: Wilson Webb/NETFLIX

Già dalle fasi iniziali di Rumore bianco si intuisce però anche l’importanza del personaggio di Greta Gerwig, ben più sfaccettato della sua facciata tipicamente anni ’80 di amorevole madre e moglie. I segreti e i misteri di Babette aprono la porta a venature thriller e soprattutto a un tema raramente sfruttato al cinema, cioè la paura della morte. Un binario narrativo su cui Baumbach basa alcuni dei momenti più toccanti di Rumore bianco, nonché i collegamenti più evidenti con i tristi momenti che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Anche in questo caso arriva inoltre una minaccia sanitaria, rappresentata dalla nube tossica in cui si imbatte la famiglia Gladney. Un fenomeno già al centro del romanzo, che il regista declina perfettamente ai tempi del COVID, intercettando la paranoia per le conseguenze nel breve e nel lungo termine di un grave e imprevedibile evento.

Paranoia che presta inevitabilmente al fianco a improbabili farmaci sperimentali. Uno di questi, il Dylar, diventa non solo un pretesto per una stoccata all’industria farmaceutica e alla medicina alternativa, ma anche un agente esterno pronto a inquinare il matrimonio di Jack e Babette, in una riproposizione delle dinamiche di Storia di un matrimonio. L’umorismo familiare di Baumbach si sposa perfettamente con la satira di DeLillo, restituendo allo spettatore il tragicomico ritratto di una società allo sbando, sempre alla ricerca di qualcosa ma continuamente distratta dal rumore bianco del titolo, cioè una massa informe di personaggi squallidi, nozionismo un tanto al chilo, media sempre più invasivi e l’incessante spinta al consumo e alla performance.

Rumore bianco intercetta lo spirito dei nostri tempi

Cr. Wilson Webb/Netflix

Rumore bianco diventa così il film perfetto per i nostri giorni. Un’opera capace di coniugare il sano intrattenimento con uno sguardo cinico e disincantato sul mondo, che mette continuamente a dura prova le nostre già labili certezze. Giusto quindi che il racconto si chiuda proprio in un terreno comune a tutti, cioè i supermarket dove siamo soliti dirigerci alla prima necessità. Il tempio del consumismo, dove ogni cliente è letteralmente circondato da simboli, slogan e stimoli psicologici, pronti a precipitarlo in una nebbia mentale in cui è difficile, se non impossibile, trovare una via d’uscita. Proprio in un supermercato lasciamo Jack e Babette, ormai indistinguibili dalla folla e persi nelle vie imperscrutabili dell’amore e della famiglia: la culla della disinformazione ma anche l’unico appiglio per le nostre esistenze, sempre più difficili e imperscrutabili.

Dopo la presentazione a Venezia 79, Rumore bianco arriverà su Netflix il prossimo 30 dicembre.

Rumore bianco
Cr: Wilson Webb/NETFLIX

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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