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Google viola brevetto Sonos: pagherà un risarcimento di 32,5 milioni di dollari

Decisione di un tribunale di San Francisco

Google e Sonos non si può proprio dire che siano i reciproci migliori amici. E quanto accaduto nelle scorse ore è solo l’ultimo capitolo di una lunga diatriba.

Intanto, i contendenti. Da una parte abbiamo il gigante tech, il quale immaginiamo non abbia bisogno di presentazioni. Dall’altra una ben nota azienda statunitense di elettronica di consumo, specializzata in altoparlanti wireless.

L’origine delle loro battaglie (legali) risale al 2020. Quando è stata Sonos a citare in giudizio Google, accusata di aver “scippato” una tecnologia proprietaria e averla utilizzata per i propri dispositivi. E dire che, in precedenza, le due aziende avevano collaborato nel modo che tutti immaginiamo: per far funzionare i servizi Google sui dispositivi Sonos.

Dopo un lungo contenzioso, la Commissione per il commercio internazionale degli Stati Uniti ha dato ragione a Sonos. E Google ha dovuto modificare alcune funzionalità dei suoi altoparlanti. Ne riparleremo.

Google

La causa del 2022

Nell’agosto del 2022, come vi abbiamo raccontato in un articolo, le due aziende si sono invertite i ruoli.

Ed è stata Google a fare causa a Sonos. Accusata nientemeno che di una “chiara e continua violazione dei nostri brevetti”. Più nello specifico, il plagio avrebbe riguardato la tecnologia di controllo vocale e quella degli altoparlanti intelligenti.

L’azienda di altoparlanti avrebbe inoltre “avviato una campagna aggressiva e fuorviante contro i nostri prodotti, a spese dei nostri clienti condivisi”.

Per Sonos si trattava invece di “rappresaglia per aver criticato le pratiche monopolistiche di Google”. Il processo è iniziato diversi mesi dopo, nel maggio del 2023.

E adesso cosa è accaduto?

Google viola un brevetto di Sonos

Per circostanziare il risarcimento record di 32,5 milioni di dollari che Google dovrà pagare a Soros, dobbiamo entrare più nel dettaglio nelle accuse del 2020.

Secondo Soros, Google già dal 2013 – anno dell’inizio della collaborazione – l’azienda con sede a Mountain View avrebbe sottratto tecnologie che avrebbe poi applicato ai propri dispositivi.

Una prima sentenza all’inizio del 2022 aveva confermato la violazione da parte di Google di ben cinque brevetti di Soros sugli altoparlanti intelligenti.

Ciò aveva implicato non solo il divieto di vendita di alcuni strumenti basati sui brevetti violati. Ma anche a modifiche nei software degli smart speaker di Google.

Il maxi risarcimento

Eccoci al presente. Venerdì 26 maggio un tribunale di San Francisco si è pronunciato su due dei brevetti violati.

Stabilendo che solo uno di essi viola la proprietà intellettuale di Soros. È per questo specifico brevetto che l’azienda di Sundar Pichai dovrà risarcire la rivale con 32,5 milioni di dollari.

La cifra è stata calcolata in questo modo: 2,30 dollari per ciascuno degli oltre 14 milioni di dispositivi venduti col brevetto violato.

A voler essere pignoli, i dispositivi in questione sono 14.133.558. Che, calcolatrice alla mano, portano a un risarcimento di 32.507.183,40 dollari.

La stessa sentenza ha stabilito che l’app Home di Google non ha violato alcun brevetto di Sonos. Il giudice ha inoltre ritenuto incongrua la cifra di 90 milioni di dollari richiesta da Sonos per danni, indicando come inammissibili diversi elementi di accusa.

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Le dichiarazioni

Eddie Lazarus, direttore legale e direttore finanziario di Sonos, ha rilasciato una dichiarazione a The Verge. Lazarus ha detto: “Siamo profondamente grati per il tempo e la diligenza della giuria nel riconoscere la validità dei nostri brevetti e nel riconoscere il valore dell’invenzione di Sonos. Questo verdetto conferma che Google è un violatore seriale del nostro portafoglio di brevetti, come ha già stabilito l’International Trade Commission in relazione ad altri cinque brevetti Sonos.

Complessivamente, riteniamo che Google violi più di 200 brevetti Sonos e l’odierna sentenza di risarcimento danni, basata su una parte importante del nostro portafoglio, dimostra l’eccezionale valore della nostra proprietà intellettuale.

Il nostro obiettivo rimane quello di far sì che Google ci paghi un’equa royalty per le invenzioni Sonos di cui si è appropriato”.

Pronta la risposta di Peter Schottenfels, portavoce di Google: “Dei sei brevetti originariamente rivendicati da Sonos, solo uno è stato ritenuto violato, mentre gli altri sono stati respinti come non validi o non violati. Abbiamo sempre sviluppato la tecnologia in modo indipendente e abbiamo gareggiato sul merito delle nostre idee. Stiamo valutando le nostre prossime mosse”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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