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Data Protection Day: come aumentare la consapevolezza e la sicurezza dei nostri dati online

Il 28 gennaio ricorre il Data Protection Day

Chissà in quanti articoli abbiamo scritto dell’importanza della protezione dei nostri dati personali, specie quelli che troppo distrattamente facciamo circolare online.

Negli ultimi anni è una continua battaglia tra le norme che gli organi di controllo (nazionali e sovranazionali) cercano di far adottare e lo strapotere di Big Tech, che vorrebbe naturalmente una situazione più fluida.

C’è poi, sempre più vasta e raffinata, la minaccia degli hacker. Non a caso proprio pochi giorni fa il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che inasprisce le pene nei confronti degli hacker, e impone alle Pubbliche amministrazioni l’immediata denuncia di attacchi informatici.

Oggi, come ogni 28 gennaio dal 2006, si celebra la Giornata della protezione dei dati personali, o Data Protection Day. Un appuntamento che dovrebbe essere superfluo, perché tutti dovremmo già essere ferratissimi sull’argomento. Ma che invece è sempre bene ricordare.

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La Giornata della protezione dei dati personali

Il nome completo dell’evento che cade ogni 28 gennaio è Giornata europea della protezione dei dati personali. Che con la denominazione di Data Protection Day si celebra anche negli Stati Uniti, in Canada e in Israele.

La ricorrenza europea è stata istituita il 26 aprile 2006 dal Consiglio d’Europa. La data ricorda il 28 gennaio 1981, quando la promulgazione della Convenzione 108 ha inaugurato l’epoca della protezione dei dati digitali.

Scopo della Giornata è quello di “aumentare la consapevolezza sulle sfide della protezione dei dati e della privacy e informare le persone sui loro diritti e su come possono esercitarli”.

Attacchi informatici: boom nel primo semestre 2023

Il sinora ultimo Rapporto Clusit sulla sicurezza ICT in Italia, uscito nell’ottobre del 2023 e aggiornato alla prima metà di quell’anno, ci mostra numeri impietosi.

Se a livello globale sono stati sferrati 1.382 cyberattacchi, duole constatare che l’Italia è il Paese con i numeri peggiori del mondo. Le nostre offensive hacker sono cresciute del 40%, quasi 4 volte più del dato globale. Prendendo poi una prospettiva più ampia, dal 2018, le cose peggiorano ulteriormente: a livello mondiale gli attacchi sono aumentati del 61,5%, ma in Italia addirittura del 300%.

Privati e aziende, tutti impreparati

E come ogni anno in occasione della Giornata della protezione dei dati personali, arrivano ulteriori report deprimenti. Che ci ricordano come non solo i privati si ostinino a sottostimare i rischi di una scarsa protezione dei dati, ma eccedano in distrazione anche le aziende.

Prendiamo ad esempio le piccole e medie imprese, responsabili del 41% dell’intero fatturato generato in Italia e del 33% degli occupati del settore privato. Ebbene, il Cyber Index PMI 2023 ci dice che, su un campione di 708 piccole e medie imprese intervistate, solo il 45% riconosce il rischio di cyberattacchi. Ma la percentuale scende al 14% se consideriamo le PMI che hanno un approccio strategico in materia di cybersicurezza.

Tre PMI su quattro, altro dato allarmante, non sanno cosa sia un attacco ransomware. Ciò è preoccupante soprattutto alla luce di un report di ProofPoint, secondo cui nel 2022 il 76% delle aziende è stato preso di mira da ransomware.

La Giornata, le giornate

La Giornata della protezione dei dati personali è solo uno degli appuntamenti annuali sull’argomento. Ci sono poi il World Backup Day del 31 marzo, il World Password Day del 5 maggio e l’Anti-Ransomware Day del 12 maggio.

Un’esagerazione? No, se si pensa che secondo una recente ricerca circa 23 milioni di persone usano ancora la password 123456. Quindi le giornate della sicurezza in questa direzione dovrebbero essere tutte quelle del calendario, e per il medesimo motivo non ci sentiamo ridondanti nel ripetere per l’ennesima volta le norme minime per vivere con sicurezza in rete.

Le norme minime di sicurezza

Per prima cosa, come già detto, sarebbe bene scegliere una password complessa e non ripetere sempre la stessa per differenti accessi. Meglio, poi, cambiarle periodicamente, o affidarsi ai password manager, programmi che generano e archiviano password sempre diverse e solide. Dove possibile, bisognerebbe attivare l’autenticazione a due fattori.

Dotarsi inoltre di un antivirus (che va aggiornato periodicamente), e fare il backup dei dati su un hard disk esterno o in cloud (e perché non tutt’e due?).

Non male sarebbe navigare in incognito, disattivare quanto più possibile il servizio di geolocalizzazione ed evitare di navigare utilizzando reti WiFi non sicure.

Infine, cosa fondamentale, mutare atteggiamento, e smetterla di rassicurarsi con la frase “A me non capiterà mai”. Perché se capitasse una sola volta, potrebbe essere già troppo (oltre che troppo tardi per rimediare).

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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