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L’Ue terrà d’occhio Pornhub (e altri due siti)

Dovranno conformarsi al Digital Service Act

Questa chiusura di anno ha visto le istituzioni dell’Ue schierarsi con decisione a favore degli utenti della rete.

Anzitutto, dopo giorni di dibattiti, sabato 9 dicembre è stato approvato l’AI Act, la prima legge europea che regolamenta l’intelligenza artificiale. E nelle scorse ore si sono fatti sentire gli effetti del Digital Service Act (Dsa), approvato lo scorso 25 agosto: l’Ue terrà d’occhio Pornhub e altri due siti porno, ossia Stripchat e XVideos, che dovranno sottostare a controlli più rigorosi. Vediamo perché.

L’Ue imporrà regole più severe a Pornhub

Sotto osservazione da parte dell’Ue sono dunque finiti Pornhub, Stripchat e XVideos, tre fra i più popolari siti porno a livello globale e anche nel nostro continente.

La Commissione europea ha semplicemente applicato anche a questi tre siti le regole del Dsa, che prevedono maggiori controlli per i siti che superano i 45 milioni di utenti.

Pornhub

Le norme del Dsa

Ricordiamo che il Digital Service Act è un regolamento dell’Unione europea che ha l’obiettivo di rendere più sicura la rete, agendo in particolare su tre aspetti: i contenuti illegali, la pubblicità e la disinformazione.

Leggiamo sul sito della Commissione europea che “le piattaforme online e i motori di ricerca di grandi dimensioni comportano rischi particolari per la diffusione di contenuti illegali e i danni che possono arrecare alla società. Sono previste norme specifiche per le piattaforme che raggiungono più del 10% dei 450 milioni di consumatori europei.”

Ed ecco il punto: l’Ue ha aggiunto Pornhub, Stripchat e XVideos all’elenco delle 19 piattaforme (considerate “a rischio sistemico”) con più di 45 milioni di utenti.

Le norme per questi siti prevedono l’obbligo di cooperare con le autorità nazionali, di rimuovere i contenuti via via segnalati come illegali ma anche di adottare misure preventive. Oltre all’obbligo di trasparenza sulle proprie attività (sia la moderazione dei contenuti che le inserzioni pubblicitarie), a controlli esterni indipendenti e a limiti all’uso di pubblicità basata su informazioni sensibili.

La guerra dei numeri

In realtà, in una dichiarazione dello scorso febbraio, Pornhub aveva reso pubblico il numero dei propri utenti medi mensili, che sarebbe stato di 33 milioni.

Ma Reuters ha spiegato che la Commissione può attingere anche da fonti terze, purché pienamente affidabili.

Le multe

Per le piattaforme che non si allineano alle norme del Digital Service Act, il rischio è di incorrere in multe che possono arrivare al 6% del fatturato globale, oltre al divieto di operare nel territorio dell’Unione europea.

Ora i tre siti pornografici hanno 4 mesi di tempo per adeguarsi a quanto richiesto dal Dsa.

Le dichiarazioni

Sulla mossa dell’Ue che ha incluso Pornhub e altri due siti porno nella lista dei sorvegliati speciali si è espresso Thierry Breton, commissario Ue per il mercato interno.

Breton ha detto che “creare un ambiente online più sicuro per i nostri figli è una priorità di applicazione del Dsa”. Ma nelle sue dichiarazioni non va cercato un riferimento alla peculiarità dei contenuti dei tre siti, quanto piuttosto un’applicazione delle norme del Dsa per le piattaforme con più di 45 milioni di utenti.

Il Dsa e la piattaforma X

Del fatto che il Digital Service Act sia diventato pienamente operativo si è certamente accorto Elon Musk.

X, l’ex Twitter, era tra le 19 piattaforme considerate “a rischio sistemico”. E nelle scorse ore la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro la piattaforma. Leggiamo le accuse apparse in una nota ufficiale: “La Commissione europea ha avviato un procedimento formale per valutare se X possa aver violato il Dsa in aree legate alla gestione del rischio, alla moderazione dei contenuti, ai dark pattern, alla trasparenza della pubblicità e all’accesso ai dati per i ricercatori.

Sulla base dell’indagine preliminare condotta finora anche sulla base di un’analisi del rapporto di valutazione dei rischi presentato da X a settembre, del rapporto di trasparenza di X pubblicato il 3 novembre e delle risposte di X a una richiesta formale di informazioni, che, tra altri, riguardavano la diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, la Commissione ha deciso di avviare una procedura formale di infrazione contro X ai sensi della legge sui servizi digitali”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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