Il 15 marzo 1961 il mondo scoprì al Salone di Ginevra un’auto che di lì a poco avrebbe influenzato e cambiato il mondo dell’automobilismo: Jaguar E-Type. Da quella mattina di 60 anni fa ad oggi, il mito della E-Type non è ancora cessato. Una vettura rivoluzionaria per linea, prestazioni e per un prezzo stracciato, una delle auto più belle della storia nonchè una delle più amate. La rubrica AnniversAuto si occuperà di celebrare i compleanni più importanti della storia dell’automobile, partendo da una pietra miliare di questo mondo.
La genesi di Jaguar E-Type: la voglia di affermarsi della Casa di Coventry
Partiamo dall’inizio, dalla genesi di E-Type. Siamo alla fine degli anni ’50, e la Casa inglese sta cercando di affermarsi dopo le grandi vittorie nelle competizioni anche al grande pubblico. Dopo le apprezzate XK-120 e Mk II, Jaguar voleva arrivare al classico modello della svolta, un prodotto che avrebbe fatto notare Jaguar agli occhi del mondo.
Il fondatore di Jaguar, Sir William Lions, voleva poi cercare di far evolvere Jaguar, passando da semplice Casa artigianale a vera e propria industria automobilistica. La fama di brand sportivo era ai massimi storici dopo le 5 vittorie ottenute alla 24 Ore di Le Mans tra il 1951 e il 1957. Era il momento di catalizzare questo interesse su un’auto sportiva.
La Casa di Coventry quindi studiò un modello che fosse perfetto in ogni dettaglio. Linea inconfondibile, meccanica allo stato dell’arte, qualità costruttiva di livello assoluto e un motore performante e iconico. Così allora dai primi prototipi del 1957, chiamati E1A e E2A, Jaguar cominciò a studiare il lancio della XKE, lanciata poi con il semplice nome di E-Type, a richiamare le auto da corsa di Le Mans C-Type e D-Type.
L’estetica di Jaguar E-Type, Enzo Ferrari: “È l’auto più bella del mondo”
La nuova vettura di Casa Jaguar contava per la prima volta su un telaio monoscocca, abbandonando il vetusto telaio a longheroni e traverse delle precedenti serie XK. Un telaio di questo tipo consentì di avere un’auto molto bassa, soprattutto a livello del cofano, con un abitacolo molto arretrato e linee molto innovative e simili a quelle delle auto da corsa.
Il compito di disegnare la carrozzeria fu dato a Malcom Sayer, autore anche delle auto da corsa C-Type e D-Type, e il risultato ottenuto fu semplicemente spettacolare. Il cofano era davvero chilometrico, lunghissimo, quasi infinito. L’abitacolo raccolto sull’asse posteriore poi veniva raccordato alla coda con una linea bassissima e ad altezza cofano per la versione OTS, Open Two Seater. La Fixed Head invece, la coupè, regalò al mondo l’iconico portellone incernierato da un lato e la linea quasi da compatta.
I parafanghi bombati e gonfi, i fari anteriori tondi raccordati alla calandra anteriore, vera e propria “bocca” del Giaguaro da cui questo felino attacca, e i paraurti cromati e sottili regalano Jaguar E-Type un’estetica a dir poco senza tempo. Da ogni angolo, anche 60 anni dopo, toglie il fiato. Trasmette subito cattiveria e potenza, ma anche un’innata eleganza, impreziosita dai tantissimi dettagli cromati.
All’interno poi c’è spazio per un abitacolo angusto per gli alti gentlemen inglesi, ma incredibilmente curato e raffinato. Il bellissimo volante in legno con i rivetti a vista, gli strumenti analogici su sfondo nero e la console centrale ancora sorprendentemente moderna regalano un colpo d’occhio a dir poco incantevole.
Appena venne presentata al pubblico, E-Type piacque subito a tutti, e non solo ai potenziali clienti. Aveva degli estimatori d’eccezione, tra cui l’indimenticato Enzo Ferrari. Il fondatore della Casa di Maranello dichiarò che, secondo lui, tra le vetture stradali Jaguar E-Type “è l’auto più bella mai prodotta”. E detto da uno che di auto meravigliose se ne intende…
Non solo estetica: le innovazioni meccaniche di Jaguar E-Type
Non è stata però solo un’estetica di livello assoluto a lanciare nell’Olimpo Jaguar E-Type, ricordata da tutti anche dopo 60 anni. Uno degli assi nella manica di E-Type è stata la meccanica, raffinatissima per l’epoca. Per cominciare, il motore è il celeberrimo Jaguar XK, un 6 cilindri in linea bialbero capace di vincere, quasi intoccato, anche a Le Mans. All’inizio, Jaguar E-Type Series 1, ovvero la prima versione, offriva un XK in versione 3.8 con 265 CV. Una potenza interessante ad oggi ma quasi impensabile per l’epoca, dove le più potenti Ferrari V12 stradali si trovavano in zona 300.
La grande vittoria di Jaguar però fu affiancare ad un motore di indubbio livello un corredo all’altezza, con innovazioni mai viste nel 1961. Jaguar E-Type portò infatti al debutto i freni a disco su tutte e quattro le ruote, la prima auto stradale di grande serie a offrirli. Il sistema, preso direttamente dalle C-Type e D-Type, oggi viene considerato una banalità, ma all’epoca fu una vera rivoluzione.
E-Type poi offriva anche le sospensioni indipendenti al posteriore, altra tecnologia derivata dalle corse, mentre all’anteriore si trova una soluzione a doppio quadrilatero, sofisticata anche per i canoni attuali. E-Type quindi non era solo bella, elegante e potente, ma anche raffinatissima dal punto di vista tecnico.
Alla guida infatti sorprende chiunque la guidi oggi per la sensazione di modernità che trasmette, e per il feeling di guida da sportiva vera. E le prestazioni lo dimostravano ampiamente. La prima versione del 1961 riusciva a coprire lo 0-100 km/h in 7,3 secondi, con una velocità massima di 240 km/h. Parliamo di numeri importanti persino adesso, ma che 60 anni fa con gomme e tecnologie dell’epoca era semplicemente incredibile.
Il vero cavallo di battaglia di E-Type: il prezzo
Dove però Jaguar E-Type cala l’asso che la consegnerà alla storia è sul prezzo. Chiunque al posto di Sir William Lions avrebbe posto l’asticella del prezzo in alto, molto in alto, giustificata dall’incredibile livello tecnologico presente. L’istrionico baronetto però decise di sparigliare le carte, e lasciare di stucco tutta la concorrenza.
Se una Ferrari 250 GT Lusso rivale dell’epoca costava 3500/4000 sterline, Jaguar E-Type si accontentava di un prezzo di listino di 2097 £, praticamente la metà. E per la metà del prezzo si otteneva un’auto più bella, più veloce, più sofisticata, più elegante, più facile da guidare. Un’intuizione incredibile di William Lions, che la rese un vero e proprio crack del mercato. Con un prezzo più alto o a livello delle rivali, nessuno avrebbe deciso di dare fiducia ad un marchio emergente, seppur vincente, come Jaguar, piuttosto che ai più blasonati Ferrari o Aston Martin.
Con un prezzo così inferiore, invece, la Casa di Coventry fece il botto, e nei primi anni di produzione non riusciva a stare dietro alle consegne e al numero di esemplari da produrre per rimanere al passo con le domande, arrivando a chiedere fino a 2 anni di attesa per un esemplare.
La storia incredibile del lancio di E-Type a Ginevra
Il successo di Jaguar E-Type fu travolgente, e cominciò fin dal momento in cui venne presentata al mondo. William Lions incaricò un dirigente Jaguar, Bob Berry, di guidare l’unico esemplare da portare al Salone di Ginevra fin da Coventry.
Un viaggio di oltre 1100 km, che si concluse con l’arrivo al PalExpo di Ginevra solo 20 minuti prima dell’apertura al pubblico, il 15 marzo 1961. Si narra che William Lions quasi svenne per la paura di non poter presentare la sua vettura a Ginevra, e per fortuna l’auto arrivò in tempo. In pochi minuti, una folla di giornalisti, dirigenti di Case rivali e spettatori si ammassò intorno a quest’auto, totalmente inaspettata e bellissima, che rapì totalmente la scena.
Il successo fu travolgente, e più di 2000 persone comprarono seduta stante l’automobile senza mai averla provata o neanche vista accendersi. A quel punto però i neo-possessori e i giornalisti chiedevano a gran voce di poter fare un test drive dell’auto. Così William Lions comunicò direttamente a Coventry che c’era assoluto bisogno di una E-Type a Ginevra in tempo per l’apertura dei cancelli del mattino dopo, alle 9:00.
Al quartier generale Jaguar, allora, il collaudatore Norman Dewis prese l’unica altra E-Type prodotta con le specifiche di fabbrica, una Spider destinata ai giornalisti inglesi, e si fece la traversata Coventry-Ginevra in una notte. Arrivò proprio all’apertura del Salone, con già una folla pronta ad acclamarlo e a provare la nuova sportiva inglese.
14 anni di carriera: tra V12, paraurti, celebrità e fumetti
Fin da quel momento, Jaguar E-Type diventò un fenomeno di mercato. I personaggi famosi, inglesi e non, facevano a gara per poter mettere le mani su una delle auto più famose e amate dell’epoca, e non perdevano occasione di farsi fotografare al volante della sportiva inglese.
Celebrità planetarie come Tony Curtis, Steve McQueen e Brigitte Bardot vennero immortalati su una E-Type, aiutando a creare il mito che quest’auto è ancora oggi. Dopo il 1961 però Jaguar non si fermò mai, e continuò a migliorare la sua creatura.
Pochi mesi dopo il lancio arrivarono il cambio a 4 marce sincronizzato, freni più potenti e performanti e, nel 1964, un motore più grande, un 4.2 sempre da 265 CV ma con più coppia, più gentile nell’uso quotidiano. Con la Series 2 del 1968 invece vennero modificati i paraurti, adeguandoli alle norme anti-tamponamento americane, e sempre in America il motore 4.2 venne depotenziato a 210 CV, a causa delle limitazioni anti-inquinamento.
Il vero “cambio di rotta” arrivò con la Series 3 del 1971. I paraurti vennero inspessiti ancora e dotati di parti in plastica per l’assorbimento degli urti, mentre il celebre motore XK venne definitivamente sostituito da un moderno V12 da 5,3 litri e 272 CV, derivato anche questa volta dalle corse. Arrivò anche il servosterzo, un nuovo cambio automatico, preferito dai clienti americani, e aumentò anche il peso. Con questa serie, dotata di un motore dal grande potenziale ma inaffidabile e un peso superiore, si perse un po’ di magia nel progetto E-Type. Ciononostante, però, la produzione continuò fino al 1975, e si concluse dopo circa 70.000 E-Type prodotte. Un numero incredibile contando le capacità produttive dell’epoca e le prestazioni del modello, che ne fanno intendere fino in fondo l’incredibile successo.
Anche dopo la fine della produzione però Jaguar E-Type rimase impressa nell’immaginario collettivo. Due esempi di questo il prototipo di E-Type totalmente elettrico usato nel 2016 dai neo-sposi Harry e Meghan in occasione del matrimonio del reale inglese e la parte fondamentale che E-Type gioca nella saga di fumetti di Diabolik, dove a fianco del protagonista e di Eva Kant recita un ruolo da indubbia protagonista.
L’eredità di Jaguar E-Type: l’auto inglese più amata di sempre
Jaguar E-Type ha segnato l’era di più grande successo della Casa inglese. Vi abbiamo infatti parlato di un modello che dopo 60 anni fa ancora innamorare e battere il cuore a migliaia di appassionati in tutto il mondo. Pesantissima però è stata la sua eredità. La sua prima erede, Jaguar XJ-S, seppur valida e basata sull’altrettanto leggendaria berlina XJ, non fu mai all’altezza della precedente. Nei decenni successivi invece la Casa non riuscì mai a riprendere la sua eredità, avvicinata in tempi recenti dall’ottima F-Type, che nel nome e nelle linee richiama l’indimenticata progenitrice.
Questo però secondo me non è demerito di Jaguar. La Casa di Coventry nel 1961 realizzò un’auto perfetta. Da ogni punto di vista. Meccanica, estetica, prestazioni, prezzo. La lanciò poi in un periodo storico florido, unico, che ne permise la diffusione e la nascita di un mito che ancora oggi vive dopo aver soffiato 60 candeline.. Battere un’automobile così perfetta e lanciata nel momento giusto è difficilissimo, per non dire impossibile. Più che fare le pulci a Jaguar per non aver ripetuto il suo modello più iconico, dovremmo ringraziarli per averla creata.
Si conclude qui la prima puntata di AnniversAuto, la rubrica che vuole far luce su modelli iconici e indimenticabili dell’automobilismo mondiale. Quale auto vorreste la prossima volta? Fatecelo sapere nei commenti e sui nostri canali social! Noi ci rivediamo alla prossima iconica storia del mondo dell’automobile.
- Porter, Philip (Autore)
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