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I 10 motori più longevi e duraturi della storia | Auto for Dummies

Scopriamo insieme quali sono i motori più duraturi della storia dell’auto in un entusiasmante viaggio nel tempo

Spesso vi diciamo di quanto il mondo dell’automobile si muova velocemente. Quello che va bene l’anno prima, il successivo può essere totalmente ribaltato. E questo vale anche per i motori, cuore pulsante di ogni veicolo, costretti ad adattarsi a nuovi livelli di emissioni e a rinnovate abitudini. Ci sono però degli “highlander”, dei motori duri a morire che hanno saputo farsi notare nel tempo per la loro affidabilità. In questo articolo di Auto For Dummies, vi sveleremo proprio quali sono i motori più longevi della storia dell’auto. Torniamo quindi indietro nel tempo per vedere quali sono i 10 propulsori che hanno resistito meglio all’avanzare degli anni. Spoiler alert: uno di loro è ancora in produzione!

I motori più longevi: cosa rende un motore “immortale”?

Prima di partire con i 10 motori più longevi della storia dell’automobile, che all’apparenza possono sembrare molto diversi tra di loro, cerchiamo di capire prima di tutto che cos’hanno in comune. Ci sono infatti motori sportivi, propulsori piccoli piccoli, motori potenti capaci di vincere nelle competizioni e veri e propri “muli” indistruttibili. Tuttavia, nonostante queste differenze, c’è qualcosa che li accomuna tutti. Scopriamo subito insieme cosa.

Innanzitutto, i motori più longevi e affidabili sono tutti alimentati a benzina. Nonostante i motori diesel infatti siano durevoli e affidabili tanto quanto quelli a benzina, la loro ascesa tecnica è stata velocissima. Le tecnologie necessarie per affrontare tutti i “salti”, prima da aspirato a turbo e poi ad iniezione common rail, sono state talmente imponenti da costringere alla nascita di nuove famiglie di propulsori. Questo significa che i motori diesel non hanno mai potuto “portare avanti” una sola famiglia per 30 o più anni, salutando la possibilità entrare nella lista dei propulsori più longevi.

Peccato, perchè un 1.9 TDI avrebbe meritato di far parte di questa lista.

motori più longevi FIAT 1.2 Fire

Passiamo alla seconda caratteristica in comune. Tutti i motori più longevi della nostra classifica sono stati modificati nel tempo, ma hanno mantenuto le loro caratteristiche originali, fino alla fine. Spesso questi hanno cambiato più volte cilindrata, aggiunto turbo, modificato pistoni, materiali, rapporti di compressione ed altre caratteristiche più o meno importanti. Sotto la pelle, però, sono sempre rimasti uguali.

Ovvero unità relativamente semplici e collaudate, che fanno uso di tecnologie forse oggi obsolete ma perfette per garantire una lunga vita. Ogni motore poi ha la sua peculiarità che lo ha reso immortale. In questa lista di motori più longevi c’è quello economico e parco, quello affidabilissimo e a prova di bomba, l’altro super poliedrico.

Le ultime cose in comune che hanno tutti questi miti motoristici però sono l’affidabilità e la durabilità. Spesso infatti le nuove famiglie di propulsori nascono per “correggere” degli errori commessi in precedenza, modificando in profondità le caratteristiche di un motore lo si cambia totalmente. Quelli elencati, invece, si sono dimostrati “buoni” dalla nascita, tanto da rimanere invariati (o quasi) fino alla loro fine.

Un esempio di motori più duraturi: la “dinastia” FIAT Fire

Per farvi subito capire cosa si intende per motori più longevi citiamo un vero e proprio mito italiano, il FIAT FIRE. Il “Fully Integrated Robotized Engine”, questo il suo nome completo, è uno dei pilastri dell’automobilismo italiano. Nato nel 1985 su Autobianchi Y10, il FIRE ha accompagnato tutte le utilitarie del Gruppo FIAT (e non solo, tra sportivette e “straniere”) ed è arrivato fino al 2020 quasi invariato.

Un classico 4 cilindri aspirato, con cilindrate tra i 750 e i 1.400 cm3 e potenze tra i 34 e i 100 CV, senza contare la versione turbocompressa T-Jet capace di arrivare ad oltre 200 CV. Un motore facile da mantenere, affidabile e pronto, capace di accompagnare tutte le ultime 4 generazione di automobilisti italiani su strada. Perché ve ne parlo subito? Perché con i suoi “soli” 35 anni non è riuscito ad entrare nella nostra top 10. Un motore così storico che non entra… pazzesco vero? Questo perché la concorrenza è agguerritissima!

La classifica dei motori più longevi, 10ª posizione: Rover V8, 1967-2004, 37 anni

Partiamo allora dal primo partecipante del club dei motori più longevi. In questa lista è il più “giovane”, ciononostante però affonda però le sue radici fin dagli anni ’50. Parliamo di un propulsore che qui in Italia non si è fatto troppo conoscere a causa dei limiti fiscali di quegli anni, ma che in Inghilterra (e non solo) è un’istituzione: il Rover V8.

Range Rover V8 motori più longevi

Nato come motore Buick nei primissimi anni ‘60, cambiò vita passando dai cofani delle grandi berline americane a quello delle più compatte berline e sportive Rover. Questo perché la Casa inglese, ormai scomparsa dal 2005, necessitava di un’unità più grande e potente dei suoi 4 cilindri, ormai sottodimensionati per le (allora grandi) ambizioni della Casa.

Venne scelto il motore Buick 215, che “vinse” grazie alla sua incredibile leggerezza per essere un grosso V8 da 3.5 litri e alla bella verve, che ben si sposava con le auto europee. Nonostante poi fosse “figlio” dell’industria inglese degli anni ’60, il Rover V8 si rivelò a prova di bomba, al contrario di alcune auto su cui era montato… Una volta concluso “l’affare”, il V8 Buick venne rivisto pesantemente per poi arrivare sotto il cofano della Rover P5B nel 1967, la prima Rover a montare un motore V8.

Rover SD1

Il V8 Rover partì da una cilindrata di 3.5 litri e da una potenza di oltre 160 CV, ottima per l’epoca. Trovò casa nel cofano della prima serie di Range Rover, che non abbandonerà fino al 2002, e anche sulla Rover SD1, auto dell’anno 1976 e gemma nascosta dei burrascosi anni ’70 inglesi. La sua vita è poi passata tra modelli Rover, Land Rover, Range Rover, Morgan e TVR, per poi finire quasi in sordina nel 2004. Con il passaggio di Land Rover a Ford e il fallimento di Rover, il V8 “anglo-americano” arrivò fino al 2004, equipaggiando la Land Rover Discovery 2 in versione da 4.6 litri, capace nella sua ultima “vita” di 220 CV. Dopo di lui, Land Rover utilizzò i V8 Ford-Jaguar, e venne sostituito con pochi elogi dopo 37 anni.

9ª posizione: AMC 4.0 Straight-6, 1964-2006, 42 anni

Passiamo in America per una vera e propria istituzione a stelle e strisce, il mitico AMC Straight-6. Il nome è già tutto un programma. Prodotto dalla American Motor Company, il sei cilindri in linea (da qui il nome in inglese “Straight-6”) ha rappresentato un fiore all’occhiello della produzione americana. Al contrario dei suoi “parenti” V8 lenti, pesanti e pigrissimi, con limitatori posti già a poco più di 5000 giri e potenze di poco superiori ai 100 CV, il 6 in linea AMC era leggero, pronto e vispo. La sua caratteristica principale era però la coppia, davvero alta per la cilindrata e presente fin dai bassi regimi.

Jeep Cherokee XJ

Questo lo rese il motore perfetto per un marchio che noi italiani conosciamo bene: Jeep. Molti non lo sanno, però prima di diventare di proprietà di Chrysler nel 1987, Jeep era proprio di AMC. La Casa che poi 20 anni dopo sarebbe diventata parte del Gruppo FCA, una volta preso in mano il marchio Jeep, non cancellò la presenza del 4.0 AMC. Anzi, Chrysler continuò a migliorarlo e a modificarlo. La sua migliore applicazione si ha infatti su Jeep Cherokee prima serie, l’XJ (anch’esso “prodotto” AMC), costruito tra il 1983 e il 2001. Il 4.0 qui eroga circa 190 CV e 305 Nm, e permette grandi prestazioni fuori strada e su strada.

jeep wrangler 4.0

Il suo ultimo “rifugio” è stato il vano motore della seconda generazione di Jeep Wrangler, prodotta tra il 1996 e il 2006. Qui il 4.0 con i suoi ormai canonici 190 CV salutò il mondo dell’auto dopo 42 anni di onorata carriera, sostituito dal meno carismatico V6 Pentastar 3.6.

8ª posizione: Jaguar XK, 1948-1993, 43 anni

Dopo una celebrità negli States e non solo ora siamo di fronte ad una vera leggenda, il Jaguar XK. Conosciuto anche come XK6 per via del numero di cilindri, il sei cilindri in linea inglese nacque nel 1948 per equipaggiare una nuova sportiva del neonato marchio Jaguar, la XK120. Il nome del motore è presente fin nel modello, scelto per enfatizzare il capolavoro creato da Sir William Lyons, presidente Jaguar, e il suo team.

Jaguar XK motore più longevo

Il Jaguar XK è un motore incredibilmente moderno per il 1948. Distribuzione bialbero in testa, con testata in alluminio e una cilindrata di 3.4 litri. La potenza? 160 CV, incredibile per oltre 70 anni fa. Il Jaguar XK rese XK120 l’auto stradale più veloce al mondo, grazie ai suoi 200 km/h, e fu declinato in versione da 2.4 litri con 120 CV, 3.4 litri fino ai 210 CV, 3.8 litri da 220 CV e ben 4.2 litri da oltre 265 CV.

Jaguar Mk2

Queste due ultime declinazioni hanno trovato posto sotto il cofano di due incredibili icone dell’automobilismo mondiale. Il 3.8 da 220 CV ha “adornato” la incredibile berlina Jaguar MK2, per anni la berlina più veloce del mondo. Il 4.2 invece ha trovato la sua casa sotto il lunghissimo cofano dell’immortale Jaguar E-Type, che proprio quest’anno compie 60 anni. Ha poi trovato spazio anche su berline di lusso come XJ o sulle “sorelle” più opulente di Jaguar, le Daimler, che apprezzavano dell’XJ la pastosità, la coppia fin dai bassi giri e la grande potenza.

Parliamo quindi di un motore capace di essere sportivo ma anche lussuoso, fluido e silenzioso ma anche affidabile e longevo, uno dei più duttili motori mai prodotti. Pensate infatti che nella sua storia è anche riuscito a vincere ben 5 24 Ore di Le Mans montato su Jaguar C-Type e D-Type, nonostante non fosse mai stato studiato per le corse. Di questo però vi parliamo nell’articolo dedicato alla Jaguar C-Type, il primo “giaguaro” a conquistare Le Mans.

La “vita” del Jaguar XK terminò poi 43 anni dopo il suo debutto, nel 1993, sotto al cofano della Daimler DS420, versione “lussuosa più lussuosa” dell’allora ammiraglia Jaguar XJ, che abbandonò il motore XK nel 1987.

7ª posizione: Bialbero Alfa Romeo, 1954-1997, 43 anni

Al settimo posto troviamo un motore che fa battere il cuore a noi italiani, il Bialbero Alfa Romeo, uno dei propulsori più amati dell’intera industria automobilistica. È stato progettato nel 1954 da Giuseppe Busso, proprio quel Busso che poi nel 1979 progettò un altro motore leggendario, il V6 che porta il suo nome. Ma questa è un’altra storia.

Motori più longevi Alfa Romeo Bialbero

Rimanendo sul Bialbero Alfa, questo 4 cilindri in linea dotato di doppio albero a camme equipaggiò il nuovissimo modello Alfa Romeo, la Giulietta, che proprio nel 1954 iniziò la sua carriera da “fidanzata d’Italia”. Ben presto, la Giulietta diventò l’oggetto del desiderio di tutti gli italiani, e il suo Bialbero da 1290 cm3 e 50 CV era un gioiello. Realizzato in alluminio, il bialbero era leggero, prontissimo e dotato di coppia in basso ma di una cattiveria e un sound unico nella parte alta del contagiri. Arrivarono poi le versioni 1.6, 1750 e 2.0 su Giulia, Alfetta, GTV, 75, 164 e, infine, 155, che vide la fine del “Bialbero” Alfa originale nel 1997, dopo 43 anni di onorato servizio.

Alfa Romeo Giulietta 1954

Questo però non vuol dire che rimase senza modifiche. Vincente in pista con Alfa Romeo Giulia GTA e GTAm, sul bialbero Alfa arrivarono le 16 valvole (4 valvole per cilindro), l’iniezione meccanica ed elettronica, il turbocompressore (prima Su Giulietta Autodelta e poi su 75 Turbo e Turbo Evoluzione) e la doppia accensione Twin Spark, nata anch’essa su 75 nel 1987. Dopo l’uscita di scena nel 1997 su 155 e 164, il bialbero dopo 43 anni lasciò spazio al non meno amato Twin Spark “Pratola Serra” nel 1998.

6ª posizione: Ford Kent, 1959-2002, 43 anni

Da un motore sportivo ad uno decisamente meno spinto, o meglio, nato con spirito tranquillo: il Ford Kent. Dedicato alla contea inglese omonima, questo propulsore nacque proprio nella filiale inglese di Ford di Dagenham nel 1959. Il Ford Kent era un motore molto tradizionale, con distribuzione ad aste e bilancieri e addirittura albero a camme laterale, una soluzione obsoleta persino per il ’59. Dopo il suo debutto sulla Ford Anglia (che molti ricorderanno come “comparsa” nei film di Harry Potter), presto ricevette una testata più moderna, e venne “preso in carico” anche da Lotus.

Lotus Cortina Ford Kent

La casa di Hethel si innamorò del motore Kent. Le sue elaborazioni del 4 cilindri in linea aspirato raggiungevano i 100 CV, ben 60 in più rispetto ai 40 di origine, grazie all’adozione del doppio albero a camme, il Twin Cam. Questi Kent “pompati” trovarono posto sulla leggendaria Lotus Seven e sulla iconica Lotus Cortina. La versione riveduta e corretta della Ford Cortina diede spettacolo su strada ed in pista, dove con oltre 120 CV dava filo da torcere a tutte le rivali. Il Ford Kent poi diede vita anche alla mitica Lotus Elan del 1962 riveduto e corretto da Cosworth, e lo stesso motore poi si trovò anche sulla Ford Escort RS 1600, capace di vincere due Mondiali Rally.

Ford Ka Mk1

Un motore così vincente e sportivo però non abbandonò mai la “vita mondana”, tanto che le sue versioni tranquille arrivarono lontano, fino al terzo millennio. Il 1.3 Kent infatti, rinominato prima HCS e poi Endura-E, trovarono posto su Fiesta, Escort e sulla prima serie di Ford Ka del 1996. Il Ford Kent uscì definitivamente di produzione nel 2002, dopo 43 anni di servizio su strada e… in pista. Uno dei motori longevi più poliedrici e duttili mai prodotti, un mito dell’automobilismo inglese e non solo.

5ª posizione: FIAT Serie 100, 1955-2000, 45 anni

L’ultimo propulsore italiano in lista è anche uno dei più duraturi e poliedrici della nostra storia motoristica: il FIAT Serie 100. Un motore nato nel 1955 per dare il moto alla 600, l’auto che motorizzò l’Italia insieme alla 500. Rispetto a quest’ultima, 600 aveva un 4 cilindri in linea da 633 cm³ raffreddato ad acqua, capace di “ben” 21 CV.

FIAT Serie 100

Su 600 si rivelò affidabile (anche se un po’ soggetto su 600 a surriscaldamenti a causa della posizione posteriore) e longevo, ma diventò leggenda su due modelli iconici: FIAT 127 e Autobianchi A112. Qui, in versione da 903 cm3 e 48 CV, in posizione anteriore e con trazione anteriore, diede vita ad un sodalizio quasi inarrestabile, che trovò posto anche sull’amatissima Panda del 1980. Il Serie 100 era affidabile, pronto e anche piuttosto parco nei consumi: un portento.

Autobianchi A112 abarth

Il suo picco poi era rappresentato da Autobianchi A112 Abarth: qui il Serie 100, portato a 1050 cm3, erogava 70 CV e tanta cattiveria. L’A112 Abarth diventò la vera rivale di MINI Cooper, su strada ma anche nei rally. Qui, il Serie 100 su A112 diventò una palestra per tantissimi piloti italiani di successo, come Bettega e Cunico.

FIAT Seicento

Il 903 si spinse poi su Cinquecento nel 1991, dove ricevette anche l’iniezione, fino ad arrivare alla Seicento del 1998. Ed è qui che il Serie 100 ha dovuto salutare tutti nel 2000, in versione da 899 cm3 e 41 CV, per l’impossibilità di “superare” le soglie dell’Euro 3. Un saluto al terzo millennio dopo 45 anni di strade percorse.

4ª posizione: Austin A-Series, 1951-2000, 49 anni

Un altro motore che arrivò a lambire il 2000 è stato un altro celebre 4 cilindri di piccola cilindrata, l’Austin A-Series. Celebre anche per la sua inconfondibile vernice verde, il 4 cilindri inglese è nato nel 1951 “accolto” sotto le dolci linee della piccolissima Morris A30. Trovò poi posto sotto la bellissima Morris Minor nel 1953, ma è poi nel 1959 che ha trovato spazio sotto al cofano dell’auto che l’ha consegnato alla leggenda: la MINI.

MINI MK6

La storia d’amore tra la MINI e l’Austin Serie A è stata indissolubile: per 41 anni, dal 1959 al 2000, non c’è stata MINI senza il Serie A. Un motore piccolo, piccolissimo, ma capace di spingere forte anche grazie al peso piuma inferiore agli 800 kg.  In versione prima da 850 cm3 e poi disponibile con due cilindrate che hanno fatto la storia della MINI: 999 e 1275. Questi due numeri rievocano tutta la storia della piccola inglese fatta di città, glamour, ma anche sportività, rally e vittorie in pista e a Montecarlo con le versioni rivedute e corrette da John Cooper.

Austin A-Series

Le caratteristiche di compattezza e prontezza del Serie A vennero enfatizzate alla perfezione dalla MINI di Alec Issigonis, che con il suo peso contenuto e la guida a dir poco esilarante lo consegnano alla storia. Tanto che l’ultima MINI prodotta, il 2 ottobre 2000, montava ancora il 1275 da 63 CV, 49 anni dopo la prima volta. Un motore che poi trovò posto anche su altre auto inglesi come Austin A35, Metro, Montego, Allegro e persino su un’italiana, l’Innocenti Nuova MINI. Ma anche questa è una storia per un altro giorno.

Il podio dei motori più longevi: 3ª Rolls-Royce L-Series, 1959-2020, 61 anni

La terza posizione è conquistata da un propulsore che proprio pochi mesi fa ci ha dovuti salutare. A questo giro però dobbiamo salutare i 4 cilindri tutti cuore e praticità, e saltare nel mondo del lusso sfrenato, con il Rolls-Royce L-Series.

Rolls Royce L-Series

Questo V8 è nato nel 1959 con un solo scopo: offrire ai clienti Rolls-Royce il massimo del confort e del piacere di viaggiare. Questo L-Series quindi è nato per essere elastico, fluido, silenzioso e… adeguato. Si perché per decenni non abbiamo mai saputo potenza e coppia, definite appunto “adeguate”. Ciò che sappiamo però è che è passato alla storia come un 6.75 litri, noto anche come “Sei litri e tre quarti”, e che ha finito la sua carriera a novembre su… Bentley Mulsanne.

Motore Bentley 6 litri e 3/4

Per chi non lo sapesse infatti, per decenni Rolls-Royce e Bentley sono state “sorelle”, e condividevano anche il 6 e ¾ V8. La sua taratura era più sportiva sulle Bentley, più pastosa e fluida sulle Rolls. All’inizio degli anni 2000 però Bentley e Rolls-Royce si sono “divise” dopo una lunghissima trattativa. Bentley venne acquistata da Volkswagen, scorporata dalla “sorella” Rolls-Royce. Quest’ultima inveces è andata a BMW, che già collaborava con entrambe le Case da qualche anno permettendo l’uso dei suoi motori V8 e V12, che dal 1997 mandò in “pensione anticipata” il 6 and three quarters. mentre Bentley a Volkswagen.

Bentley Mulsanne 6.75 litri

Dopo un paio di anni di “abbandono momentaneo” per i V8 BMW, il V8 tornò nel 2000 su Arnage, ora dotato di due turbo e tanta potenza e coppia. Tanta coppia. Così questo dinosauro è arrivato intatto al 2020, offrendo anzi più potenza e coppia che mai: 537 CV e ben 1100 Nm di coppia. Dopo ben 61 anni di vita però con la dipartita di Mulsanne dobbiamo salutare il V8 Rolls, che dopo una vita travagliata si godrà un meritato riposo.

2ª posizione: Volkswagen Type-1, 1938-2003, 64 anni

Al secondo posto troviamo un motore tanto poliedrico da essere stato usato su auto, moto, barche, aerei e persino generatori: il Boxer Volkswagen Type-1. Questo è senza dubbio il propulsore più vecchio presente in lista. La data di nascita recita infatti 1938, nato insieme al KdF-Wagen, il Maggiolino.

Volkswagen Maggiolino dal 1938 al 1976

Il Maggiolino infatti nacque dal genio di Ferdinand Porsche, che per il suo “Käfer” ideò un 4 cilindri contrapposti benzina raffreddato ad aria. Un motore semplicissimo, bisognoso di pochissima manutenzione e capace di funzionare nelle condizioni più estreme.

Motore volkswagen Boxer

Il boxer Volkswagen non è mai stato un mostro di potenza, ma grazie alla sua infallibile affidabilità e alla sua incredibile facilità di manutenzione è diventato compagno di vita per milioni di persone. Nacque come piccolo 1.0 litri, per poi passare a 1.1, 1.2, 1.3, 1.5 fino a 1.6. Con questa cilindrata e circa 70 CV finì la sua carriera nel 2003 sotto al cofano, rigorosamente posteriore, dell’ultimo Maggiolino prodotto.

I suoi pregi però non si fermano solo all’affidabilità e alla facilità di manutenzione. Grazie alla “grossa” cilindrata, il boxer Volkswagen è in grado di spingere bene il Maggiolino e anche tutti i furgoni da esso derivati come il Tipo 1, il T2 e il T3. Inoltre, da questo motore è nata la prima Porsche, la 356, e sempre da questo semplice 4 cilindri sono nate due Porsche negli anni ’60 e ’70, la 912 e la 914. Insomma: dopo una carriera di 64 anni, il boxer Volkswagen è ancora amatissimo in tutto il mondo.

1ª posizione: Chevrolet Small Block, 1955-presente, 65 anni. Il re dei motori più longevi.

E il vincitore del contest tra i motori più longevi della storia dell’auto va a… Chevrolet Small Block! Festa! Giubilo in tutto il regno! Il record di questo incredibile motore V8 è pressoché impossibile da battere. Dal 1955 ad oggi è sempre stato presente sotto il cofano di almeno una Chevrolet o di un’auto General Motors.

Motori più longevi Chevrolet Small Block

Parliamo di 65 anni di storia, che continua poiché è ancora in produzione sulla nuovissima Corvette C8, e non solo. E non parliamo di un motore poi così innovativo. Pensate utilizza ancora oggi una distribuzione ad aste e bilancieri, una tecnologia abbandonata ormai da decenni da quasi tutti gli altri produttori.

Chevrolet Corvette C7

Chevrolet però non vuole abbandonare il suo Small Block: nel 1955 sulla prima Corvette, debuttò un motore pazzesco. Leggero, moderno, potente, pieno di coppia in basso e affidabilissimo. Queste sue caratteristiche lo hanno reso un motore incredibilmente polivalente. Si trovava sotto il cofano dei Taxi, delle auto della Polizia, dei furgoni e dei van, delle grandi auto di lusso come Chevy Impala o Oldsmobile Cutlass, nonché sotto le prime Muscle Car come Chevy Camaro o Chevelle. È poi molto amato anche sulle barche, dove viene usato come carismatico fuoribordo.

Vauxhall VXR8-Holden HSV

Il V8 Small Block è stato poi rivisto nel 2004, con blocco in ghisa o alluminio a seconda della potenza e diverse migliorie, ma le cose importanti sono rimaste intatte. V8 con angolo di 90°, distribuzione ad aste e bilancieri, rigorosamente aspirato, da 5.7 litri in su. Al debutto, il V8 Small Block di Corvette C1 erogava poco più di 150 CV. Oggi invece, il più potente Small Block lo abbiamo visto su Corvette C7 ZR1: 755 CV. Questo motore ha trovato la sua strada anche sotto il cofano di auto di tutto il mondo. Macchine australiane, come le incredibili Holden Commodore HSV, inglesi, come Jensen Interceptor e persino italiane, come la Iso Grifo.

Corvette C8

La sua casa però sarà sempre una sola: la Corvette. Ed anche se sulla nuova C8 ora in posizione centrale-posteriore, lo Small Block non è ancora stato abbandonato dalla Supercar americana. E siamo sicuri che, se possibile, non lo farà mai.

I motori più longevi di sempre: vorreste vedere altre classifiche?

Ed anche oggi siamo arrivati alla fine: questi sono i 10 motori più duraturi nella storia dell’auto. Propulsori incredibili, storici e che regalano emozioni a chiunque ami le quattro ruote. Il mio preferito? Forse il Jaguar XK: il suo suono e la sua storia assurda lo rendono incredibilmente affascinante. E il vostro? Fatecelo sapere sui nostri canali social.

Vorreste vedere altre classifiche sulla storia dell’auto? Noi attendiamo le vostre risposte, intanto ci vediamo la settimana prossima per un nuovo articolo di Auto For Dummies. Dove? Ma sempre qui, su Tech Princess, ovvio!

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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