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Kaspersky: il 39% delle vittime di ransomware paga il riscatto

Solo in alcuni casi si riescono a recuperare i dati dopo aver pagato il riscatto

Kaspersky ha condotto uno studio coinvolgendo 15 mila persone in tutto il mondo in merito ai ransomware. Secondo i dati dello studio, nel corso del 2020, il 39% degli italiani vittima di ransomware ha scelto di pagare il riscatto per ripristinare l’accesso ai propri dati. Da notare che meno della metà di chi ha scelto di pagare ha effettivamente recuperato tutte le informazioni rubate.

Chi paga il riscatto da un ransomware non recupera sempre tutti i dati

L’indagine realizzata da Kaspersky mette in evidenza come solo una piccola parte di chi sceglie di pagare un riscatto, dopo un attacco ransomware, riesce a recuperare tutti i dati. Per quanto riguarda l’Italia, il 39% delle vittime di ransomware sceglie di pagare il riscatto ma solo una parte ha recuperato tutti i dati. Il 43%, infatti, non è riuscita a riottenere i dati dopo aver pagato il riscatto.

I consigli di Kaspersky

Marina Titova, Head of Consumer Product Marketing presso Kaspersky dichiara: “Per proteggersi gli utenti dovrebbero prima di tutto investire nella protezione e nella sicurezza dei propri dispositivi e fare regolarmente il backup di tutti i dati. Questo renderebbe l’attacco stesso meno redditizio per i criminali informatici, riducendo la diffusione di queste minacce e garantendo un futuro più sicuro per gli utenti del web.

L’azienda raccomanda agli utenti di non pagare mai il riscatto se il dispositivo è stato bloccato ma di rivolgersi alle Forze dell’Ordine. Da notare, inoltre, che è importante cercare di scoprire il nome del trojan ransomware per aiutare gli esperti di cybersecurity a decifrare i dati.

Bisogna, inoltre, evitare di cliccare sui link presenti nelle e-mail spam o nei siti web sconosciuti. Kaspersky consiglia di consultare il sito noransom.kaspersky.com per scoprire gli ultimi decryptor per rimuovere il blocco ai dati.

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