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La Corrida – Dilettanti allo sbaraglio: la storia di un talent ante litteram. La macchina del tempo

Guizzi di classe e comicità involontaria

C’è un certo momento della vita in cui si sogna di emergere grazie a un talento più o meno segreto. Che sia esso il saper riprodurre la Nona sinfonia di Beethoven dando colpetti con l’unghia a una serie di calici, o il fare l’imitazione dell’Umberto Bossi prima maniera.

Quando queste velleità si hanno da giovanissimi, le si considera tappe fisiologiche dello sviluppo. Quando identici sogni di gloria tormentano gli adulti, sino a qualche tempo fa si finiva a La Corrida. E, a fronte di una pallidissima possibilità di avere un piccolo (ed effimero) successo, si correva il concretissimo rischio di essere spernacchiati. Da qualche decina di persone presenti in studio, e da qualche milione incollato alla TV.

Ricordiamo dunque cos’era La Corrida, e quali sono stati i principali elementi del successo del programma.

Corrida

La Corrida: un sottotitolo che è… tutto un programma

Di solito, i sottotitoli – si sa – servono a spiegare il titolo. Titolo che può permettersi di essere ad effetto, e quindi oscuro o allusivo. Ma il sottotitolo lo chiarisce: e il fatto che La Corrida avesse come sottotitolo, o se vogliamo come seconda parte del titolo, Dilettanti allo sbaraglio, beh: crediamo sia sintomatico di ciò che il programma conteneva.

Ma prima, cari lettori, un minimo di storia.

Storia (sintetica) de La Corrida: la radio

Tutto ha avuto inizio con L’ora del dilettante, antesignano de La Corrida e nonno di ogni talent show.

La trasmissione è stata mandata in onda dall’EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) dal 1939 al 1940. L’idea era geniale e perversa (e quanto abbia funzionato lo constatiamo ancora oggi): far sognare, a chiunque possieda una qualche capacità, la possibilità di uscire dall’anonimato e di diventare, con locuzione tremenda ma efficace, qualcuno.

E La Corrida nasce proprio come programma radiofonico, sulla falsariga de L’ora del dilettante. Lo inventa Corrado (sottovalutatissimo, si badi, come autore) assieme a suo fratello, Riccardo Mantoni. La trasmissione radiofonica copre il periodo che va dal 1968 al 1979. Con una curiosità: un giovanissimo Corrado appare già come conduttore di una sorta di talent nelle scene iniziali di Bellissima di Luchino Visconti, film del 1951.

La Corrida in TV

E poi, finalmente, arriva il passaggio televisivo. Corrado condurrà i suoi Dilettanti allo sbaraglio addirittura dal 1986 al 1997.

Citiamo per dovere di cronaca le edizioni successive che però, non ce ne voglia nessuno, non hanno più raggiunto le vette sublimi dei primi anni. Dopo Corrado, a prendere il toro per le corna (è proprio il caso di dirlo) si sono succeduti Gerry Scotti dal 2002 al 2009, Flavio Insinna nel 2011 e Carlo Conti dal 2018 al 2020.

Il gioco

Geniale e spietata la definizione che de La Corrida dà la pagina di Wikipedia: “Il programma è simile ad una classica festa paesana, in cui 10 concorrenti si esibiscono con canzoni, balli, poesie e spettacoli fantasiosi.”

Era proprio così: rispettabili professionisti gorgheggiavano senza ritegno, timidi impiegati si lanciavano in esibizioni di rock acrobatico, eccetera. Unico e insindacabile giudice, il pubblico, che poteva lanciare i fischi più assordanti (ma non mancava chi portava da casa campanacci e trombette) o sciogliersi in applausi commossi.

Uno degli ingredienti di successo del programma, in realtà, era dato dall’intelligente miscela di concorrenti inguardabili (di solito sette o otto su dieci partecipanti) a cui venivano aggiunti un paio di personaggi realmente dotati di un qualche talento.

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La Corrida di Corrado (e del maestro Pregadio)

In quella scalcagnata atmosfera campestre svettava, per contrasto, la nobile figura di Corrado, la sua voce impostata, la sua capigliatura perfetta e la sua eleganza démodé. E naturalmente il suo impareggiabile talento, di cui abbiamo già parlato illustrandovi la fortuna de Il pranzo è servito.

Al punto che La Corrida era stata ribattezzata, anche per affinità fonetica, La Corrida di Corrado.

La gamma di reazioni del presentatore di fronte a interpretazioni disastrose era vastissima e irripetibile. Tutti ricorderemo un tormentone: dopo un’esibizione tremenda, quando Corrado doveva lanciare la pubblicità guardava in camera e, con i lacrimoni agli occhi provocati dalle risa, prometteva al pubblico a casa: “E non finisce qui!”

Un plauso va infine al mitico maestro Pregadio, che dirigeva l’orchestra, e che davanti a cantanti o musicisti agghiaccianti continuava imperterrito a muovere la bacchetta, ma di tanto in tanto si scambiava sguardi terrorizzati con Corrado. Che meraviglia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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