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Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk | Recensione

Abbiamo esplorato il misterioso labirinto di Refrain, tra mostri, magia e tanta noia.

Il JRPG Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk, creato da Nippon Ichi Software torna sullo scenario mondiale. Il titolo, già uscito in Giappone nel 2016 per PlayStation Vita, ritorna con una nuova versione internazionale per PlayStation 4, Nintendo Switch e PC. Dopo circa tre anni dalla sua prima uscita questo Dungeon Crawler ha ancora qualcosa da offrire nel frenetico presente videoludico?

La strega e l’apprendista

Anno 3613. La quotidianità della piccola città di Refrain viene disturbata dall’arrivo di due bizzarri personaggi: la maga Dronya e il suo piccolo apprendista Luca. A portare la carismatica maga al villaggio di Refrain è la presenza del Pozzo di Khalaza, una misteriosa struttura che conduce al misterioso labirinto che prende il nome della città.

Le leggende narrano che chiunque entri in questo luogo, attirato dai tesori che esso nasconde, non faccia più ritorno. Il numero delle vittime che hanno incontrato la morte nel labirinto è impressionante; soltanto un uomo ne è uscito vivo una volta raggiunto il fondo e l’unica testimonianza di questa impresa è il Tractatus de Monstrum, un magico libro scritto dal sopravvissuto.

La maga Dronya, che capiamo subito essere in realtà una strega, è entrata in possesso del Tractatus e consapevole del suo potere decide di utilizzarlo per scoprire i tesori del labirinto. La magia del luogo è molto potente e l’intera area è satura di una grandissima quantità di mana che ucciderebbe in poco tempo qualsiasi umano abbastanza stupido da entrarvi. Per questo motivo Dronya utilizza i Manania, dei burattini ai quali è stata infusa un’anima che prendono vita una volta entrati nel labirinto.

Dopo una non tanto breve introduzione, scopriamo che il nostro personaggio principale al quale daremo il nome è proprio il Tractatus de Monstrum. L’anima dell’entità che controlliamo, infatti, si è legata al libro stesso che acquista di punto in bianco anche la capacità di parlare e vedere. Da questo momento saremo al servizio della strega Dronya ed esploreremo l’immenso dungeon alla ricerca di magici tesori in compagnia del nostro esercito di Burattini e dei bizzarri personaggi di Refrain.

Un esercito di Burattini

Una volta superate le lunghe, lunghissime, a volte interminabili sequenze narrative, la totalità del gioco si svolgerà, ovviamente, all’interno del dungeon. Qui ci sposteremo all’interno della mappa predefinita usando una visuale in prima persona. Il dungeon viene presentato utilizzando una semplicissima grafica in 3D mentre i mostri e i membri del party vengono rappresentati come sprite in 2D.

Ma non dimentichiamoci che stiamo impersonificando un libro, come difendersi?

È qui che arrivano in soccorso i magici burattini creati da Dronya, forse la parte più interessante di tutto il gioco. Ben presto saremo  in grado di creare i nostri personali bambolotti. La prima fase comprende la scelta del “corpo” del nostro combattente che corrisponde ad una classe ben specifica. Ognuna di queste presenta i classici attributi di un normalissimo RPG, HP, Difesa, Attacco, Agilità e così via.

All’inizio del gioco avremo a disposizione sei classi iniziali ognuna con particolari abilità e un design unico e davvero ben caratterizzato. Tra gli altri troviamo l’Aster Knight, il classico cavaliere armato di lancia, ben bilanciato sia in difesa che in attacco, la Peer Fortess, la fanteria pesante per eccellenza, un tank utilizzato per difendere la squadra e subire i colpi nemici o il Mad Raptor è uno spietato cacciatore armato di balestra in grado di lanciare attacchi magici per danneggiare le retrovie nemiche.

Di ogni classe è possibile selezionare un personaggio maschile o femminile con tre varianti di look.

Di ogni burattino è possibile scegliere, oltre alla classe e ovviamente al nome, la sua natura: coraggiosa, infantile, testarda, ottimista, ecc. Ciò influenzerà alcuni attributi, i rapporti con gli altri burattini e lo stile di combattimento.

I limiti del 2D nel 2018

La divertente fase di creazione dei burattini e la loro personalizzazione viene sminuita dalla mancata visibilità che questi hanno durante le fasi del gioco. Nei combattimenti le animazioni non esistono e i nostri soldati e le personalità che abbiamo scelto con tanto amore si riducono a un “YAAH” e un “OOH” tra un attacco e l’altro. La stessa cosa accade ai personaggi principali che per quanto siano ben caratterizzati, il 2D finisce per “appiattirli”.

Il Gameplay è molto povero e annoia in pochissimo tempo: a lunghe fasi di sequenze narrative si alternano lunghissime fasi di esplorazione del dungeon. Questo interminabile loop è spezzato, ogni tanto, dalle fasi di creazioni dei burattini, dalla gestione dell’equipaggiamento e dalle varie visite al mercato cittadino. Notevolissimo è invece il sonoro caratterizzato da musiche molto semplici ma accattivanti e mai noiose che si adattano perfettamente alle atmosfere cariche di magia. Così come anche il doppiaggio inglese che bene caratterizza tutti i carismatici personaggi principali.

Una grave carenza non da poco è la mancanza dei testi in lingua italiana (il videogioco è localizzato in inglese e Francese) che possono rendere difficile la comprensione della trama.

Conclusione

L’utilizzo del 2D e le basse prestazioni grafiche potevano andare bene su PlayStation Vita per la quale il gioco era previsto. Ma dopo tre anni e un porting su PlayStation 4 questi piccoli “nei” assumono dimensioni notevoli. Impossibile non paragonare Labyrinth of Refrain a Wizardry, uno dei più famosi RPG degli anni ’80 con un gameplay molto simile. Proporre meccaniche simile al pubblico del 2018 non ci sembra una mossa vincente.

La verità è che Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk, più che un videogioco accattivante, ci racconta una storia interessante e avvincente. Il gioco è riuscito effettivamente a stimolare la nostra curiosità sull’origine del labirinto, le intenzioni di Dronya e degli altri personaggi ma forse avremmo preferito scoprirlo in versione di Anime.

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Autore

  • Daniele Cicarelli

    Indigente giramondo con la grande passione per i videogiochi, l'Arte e tutte le storie Fantasy e Sci-Fi che parlano di mondi alternativi senza zanzare. Fermo sostenitore dell'innovazione, del progresso tecnologico e della superiorità del Tipo Erba. Dalla parte dei Villains dal 1991.

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