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Con lo smart working nascono le nuove scuse digitali per evitare il lavoro

Un sondaggio di Wiko dimostrano la diffusione di scuse digitali per saltare gli impegni di lavoro

Il 2020 è stato senza dubbio l’anno del lavoro da remoto. L’emergenza Covid-19, le norme del distanziamento sociale e i DPCM volti a contenere il contagio hanno fatto del lo smart working il protagonista assoluto dell’anno passato. E lo dimostrano bene i dati condivisi dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, secondo cui i dipendenti in telelavoro sarebbero passati dai 70mila del 2019 ai 5.35 milioni del 2020. Senza considerare che, durante il primo lockdown, sono state ben 6.58 milioni le persone che hanno lavorato da casa.

Milioni di impiegati hanno dovuto trovare nuove abitudini e soluzioni professionali, che gli permettessero di essere produttivi anche in casa. Ma, al di là delle rinnovate routine quotidiane, sembrano essere cresciute anche le scuse digitali utilizzate dai dipendenti per saltare qualche impegno di lavoro online. Lo dimostra un sondaggio condotto da Wiko, la compagnia telefonica franco-cinese, che ha interrogato la sua community per indagare le nuove abitudini dei remote workers. Ebbene, l’86% degli intervistati ha ammesso di utilizzare scuse per evitare di partecipare agli appuntamenti di lavoro. Vediamo allora quali sono le più diffuse.

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Lavoro da remoto: crescono le scuse digitali per saltare gli impegni online

La diffusione dello smart working ha senza dubbio i suoi pregi e i suoi difetti. Se da un lato ha accelerato la digitalizzazione di buona parte delle professioni, dall’altro ha anche cambiato le abitudini dei lavoratori. In particolare, il sondaggio di Wiko rivela che il 43% degli impiegati si sente sempre più in dovere di giustificarsi se non risponde immediatamente alle richieste che le vengono fatte. Da qui nascono le cosiddette “scuse digitali”, utilizzate per giustificare qualcosa che non va come dovrebbe nel corso della giornata lavorativa.

A quanto pare, il 66% dichiara che è “tutta colpa della connessione” se un meeting online non va come dovrebbe.  E ben il 67% ha ammesso di utilizzare la scusa del microfono in mute quando non è in grado di rispondere ad una domanda fatta a bruciapelo. Per non parlare poi della grande quantità di utenti che ha ammesso di utilizzare sfondi improbabili per evitare di mostrare il proprio appartamento in disordine. Altrettanto diffusa è la scusa del corriere che citofona sempre quando state per avviare una call importante o condividere una presentazione.

Insomma, c’è sempre qualche scusa per gli impegni del lavoro da remoto. La difficoltà di connessione e la soluzione della videocamera spenta sono le scuse più utilizzate per evitare di mostrarsi in pigiama o con outfit non troppo presentabili. Ma nonostante tutte le giustificazioni inventate dai dipendenti, una cosa è certa: la produttività in smart working è cresciuta esponenzialmente. In fondo, le scuse sono una diretta conseguenza del nostro modo di essere. Per il resto, possiamo dire che è un successo.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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