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L’indie da scoprire – Gone Home

Usciva in un caldo agosto di otto anni fa, nel 2013, una delle avventure punta-e-clicca più famose del settore indipendente videoludico. Un titolo che ha fatto la storia, per il suo genere e per la sua trama, grazie al lavoro del team Fullbright Company e che ci catapulta in un passato ombroso e nebuloso. Parliamo di Gone Home, uno dei videogiochi indie più famosi che ha diversi motivi per essere rigiocato e riscoperto. Non avete però ancora messo le mani su questo titolo? Niente paura, in questo speciale “L’indie da scoprire” visitiamo una nuova casa, dopo l’hotel abbandonato di The Suicide of Rachel Foster di cui abbiamo parlato nello scorso articolo. Vi raccontiamo dunque perché vale ancora la pena giocare a Gone Home, a oltre otto anni dalla sua prima uscita.

Gone Home, un tuffo nel passato dei sentimenti

Partiamo dunque dalla trama di questo titolo, che come anticipavamo ci fa compiere un tuffo nel passato. Questo titolo interattivo in prima persona comincia la sua storia il 7 giugno del 1995, dove Kaitlin, la protagonista, ritorna a casa sua. nell’Oregon. Sta diluviando ed è notte fonda quando la ragazza mette piede all’interno della villa. Nei pressi della porta di casa trova un biglietto scritto da parte di sua sorella, Samantha, che le chiede di non cercarla e di non tentare neppure di scoprire dove sia andata. Una volta entrata in casa, Kaitlin si rende conto di essere rimasta sola. A questo punto comincia la nostra esplorazione della villa, in cerca di risposte a diversi quesiti. 

Il titolo si basa principalmente sull’esplorazione, tra documenti che ci permettono di individuare il trasferimento dei genitori della protagonista e il diario di Samantha. Una caratteristica di quest’ultimo è che il suo contenuto viene narrato in un modo particolare: in una sorta di audiolettere, registrate su nastri che vengono riprodotti nel corso della partita. Sam si confida in questo diario come se stesse parlando con sua sorella, raccontando della sua esperienza al Goodfellow’s College, in cui ha avuto difficoltà ad aprirsi con gli altri compagni e della sua amicizia con Lonnie. In un’atmosfera tesa, scura, che sa di horror, scopriremo il grande segreto di Sam: il suo amore nei confronti di Lonnie e la loro relazione segreta.

Con l’incedere della vicenda, ci ritroviamo all’interno di una delle storie sentimentali più turbolente mai realizzate nel mondo videoludico, soprattutto guardando alla produzione indie. Una di quelle relazioni che ne ricorda altre, secondo lo stile Life is Strange dei primi capitoli. In questo caso però Sam e Lonnie non si vedono, ma la loro presenza e il loro amore si percepiscono forte e chiaro.

Un amore bello e (im)possibile

Fin da subito, si instaura un legame forte tra le due ragazze, che culmina con una fuga d’amore inaspettata. I genitori della protagonista non approvano però questo loro rapporto, in quanto sostengono che Lonnie abbia una cattiva influenza nei confronti di Sam. Nonostante i divieti, le due non si separano, regalandoci così un pastiche di emozioni che crescono piano piano e si rafforzano, inducendoci inoltre a metterci alla ricerca di informazioni nel corso del gioco. Un’attività che fa crescere in noi la voglia di scoprire e capire cosa stia succedendo, ora come nel passato. Solo nella stanza rossa di Sam potremo sciogliere diversi nodi della trama, con le ultime pagine di diario, un oggetto che si rivela fondamentale nell’incedere del gioco.

Come si desume dunque dal nostro racconto, questa avventura interattiva in prima persona ci pone di fronte una storia dal sapore mistery, e poco thriller. Non ci sono omicidi o segreti inconfessabili, ma solo una storia profonda e sentimentale. Possiamo scoprirla man mano che perlustriamo la casa, unica ambientazione di tutta la vicenda. Anche la longevità del titolo in questione risulta chiaramente ben ridotta, ma si tratta di una scelta chiaramente giustificata dal genere e dalla storia proposti. Si tratta però di un’esperienza di gioco decisamente fuori dai canoni, soprattutto se contestualizzata nel 2013. Inoltre il tema esplorato non è così popolare tra i giocatori, ma è sicuramente attuale e sempre interessante. Questo aspetto rende l’avventura in questione, altrimenti noiosa, uno spunto e un’occasione di riflessione.

Perché giocare a Gone Home ancora oggi

Gone Home è ancora oggi un titolo da scoprire non tanto, come abbiamo detto, per il gameplay in sé. Non è sicuramente adatto a coloro che sono alla ricerca di azione, mistero, emozioni forti, ma ai giocatori che vogliono dedicarsi poche ore di tempo per scoprire una storia emozionante. Abbiamo a che fare con una vicenda breve, ma dal gusto fortemente introspettivo. Questa ci consente di venire a conoscenza della storia genuina e personale di una giovane ragazza alle prese con i problemi sentimentali e di crescita molto più comuni di quanto si possa pensare. Vi sono anche dettagli resi in modo naturale sul rapporto tra amiche e sorelle, grazie anche a un ottimo lavoro di concept design del personaggio di Sam. Tutto questo però si rapporta a una grafica forse non del tutto eccellente, così come a una longevità esigua. Dobbiamo dunque accettare questi compromessi per riscoprire ancora oggi una narrazione delicata e verosimile, realizzata in modo attento e sicuramente coinvolgente per gli amanti del genere.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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