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La bufala della settimana: La Sapienza e i microchip

L’Università smentisce categoricamente. Intanto le fake news continuano a diffondersi sui social

Ci rendiamo conto, nonostante ci sentiamo di professare la nostra innocenza, che questa rubrica è quasi monopolizzata dalle fake news riguardanti il Coronavirus e le vaccinazioni.

Non è una nostra predilezione ma un discorso oggettivo: negli ultimi mesi, una larghissima percentuale di notizie infondate che circolano sui social sono create ad arte dai no vax. O comunque da ambienti fortemente critici verso profilassi e norme di sicurezza da adottare per contenere la pandemia.

Ci sembra tuttavia salutare, di tanto in tanto, cambiare prospettiva. Ci aiuta in questo senso una bufala che risale a qualche giorno fa, e che comunque è in qualche modo parente delle menzogne di sapore no vax, perché poggia su un accadimento scientifico distorto (in questo caso, anzi, inventato).

La Sapienza avrebbe diramato un comunicato nel quale avrebbe garantito agevolazioni agli studenti che avessero accettato di farsi impiantare un microchip sottocutaneo sperimentale.

Ricostruiamo la notizia.

Il (falso) comunicato della Sapienza

È circolato in Rete uno screenshot, di cui si conosce il testo integrale.

Il titolo recita: “Agevolazioni a favore di studenti e personale della Sapienza per installazione di microchip sensoriali”. E l’occhiello (il testo sopra il titolo) dice: “Comunicazioni e avvisi del 6 ottobre 2021”.

Ed ecco il testo: “Si comunica che è stata attivata la seguente agevolazione riservata agli studenti e al personale della Sapienza per l’installazione di microchip sensoriali corporei capaci di monitorare lo stato di salute individuale. La sperimentazione 2021-2022, della durata annuale, partirà nel mese di gennaio. Coloro che vorranno aderire all’iniziativa dovranno essere in possesso della certificazione verde vaccinale e comunicare il proprio nominativo al CMO entro e non oltre il 21 novembre 2021. Sono pervisti incentivi economici per i partecipanti.

Comunicato spedito da InfoSapienza”

microchip

Cosa c’è di vero

Come abbiamo ripetuto svariate volte, il meccanismo si ripete sempre identico. Si parte da un dato di verità, per piegarlo a proprio uso e consumo, incuranti della credibilità di quanto si afferma.

Lo screenshot sul microchip sottocutaneo e le presunte agevolazioni agli studenti che se lo fossero fatto impiantare è circolato su Twitter, Facebook e Telegram, specie in gruppi no vax.

Naturalmente si tratta di una bufala. L’unica cosa vera è l’impostazione grafica del comunicato. A spiegarlo è la stessa Sapienza, nella sua nota di smentita.

La smentita della Sapienza

L’ateneo romano ha fatto sapere che “il 6 ottobre è stata mandata una mail (con la stessa impostazione grafica) relativa ad una convenzione teatrale che non ha nulla a che fare con lo screenshot segnalato”.

La comunicazione, oltre che falsa, è anche non poco cervellotica nei suoi intenti. Da una parte, certo, i teorici del complotto non sono nuovi nel citare il microchip sottocutaneo come una forma di controllo della cittadinanza che ci investirà nel futuro prossimo. Dall’altra è probabile che si voglia indirettamente gettare discredito sui possessori di green pass. Il testo del comunicato dice infatti che occorre esibire la certificazione verde per poter accedere alla sperimentazione. E beneficiare, come sorta di risarcimento per l’introduzione del microchip sottocutaneo, di “incentivi economici”.

Le bufale non si arrestano

Siamo ormai in un momento drammatico per la disinformazione. Non solo per le recenti polemiche che hanno investito Facebook, reo di badare più ai profitti che alla veridicità delle informazioni.

Ma anche perché quasi ogni giorno arrivano nuovi report allarmanti e nuove notizie sull’atteggiamento ambiguo dei social network nei confronti delle fake news.

Vediamo un recente esempio per ciascuno dei due argomenti.

L’indagine di Demopolis

Un sondaggio, condotto dall’Istituto Demopolis per Rai Radio1 dal 5 al 7 ottobre scorsi su un campione di 2000 italiani, riporta una grande sfiducia verso sia i media tradizionali che la Rete e i social.

4 italiani di 10 sono certi di imbattersi in bufale ogni giorno. Per 8 su 10 le fake news in ambito medico sono molto o abbastanza diffuse. Ma soprattutto, il 42% del campione intervistato ammette di non saper distinguere le notizie vere da quelle false.

TikTok, i bambini e le fake news sul Covid

Un’indagine di NewsGuard, associazione del Regno Unito che monitora la disinformazione online, accusa TikTok.

Nello specifico, NewsGuard ha rivelato come per mesi TikTok non sia intervenuto in alcun modo nei confronti di account, anche con una nutrita schiera di follower, che hanno diffuso disinformazione sulla pandemia e la campagna vaccinale.

La ricerca, ripresa dal Guardian di sabato 9 ottobre, mostra come questi contenuti siano stati visti soprattutto da giovani e giovanissimi, ossia dalla quota più ampia di utenti di TikTok. Il social avrebbe peraltro ignorato diverse segnalazioni inoltrate proprio da NewsGuard.

Inoltre, molti ragazzini sotto i 13 anni (età minima, in teoria, per poter accedere alla piattaforma) avrebbero falsificato la loro data di nascita. E avrebbero quindi visto svariati video con informazioni false. Che in alcuni casi hanno raggiunto i 3 milioni di visualizzazioni.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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