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Il monumento alle famiglie LGBT+ a Birmingham. La bufala della settimana

Ennesima sparata del senatore leghista Simone Pillon

L’identità di genere è una questione, per fortuna, sempre più dibattuta.

E oggi sono sempre di più le persone capaci di accogliere con naturalezza il fatto che ci possano essere individui che non si identificano con il sesso attribuito loro alla nascita (categoria per cui si adopera il termine-ombrello transgender). E che ci possano essere identità non binarie, ovvero al di fuori di ciò che viene definito binarismo di genere (la divisione maschi-femmine, per intenderci).

Si tratta di una svolta epocale, e se c’è chi la vive come un normale (se non tardivo) aggiornamento rispetto a ciò che semplicemente esiste in natura, per altri le resistenze psicologiche e culturali sembrano proprio insormontabili.

Transfobia, pregiudizi e gaffe

E così, come abbiamo visto parlando della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, sono purtroppo molti i pregiudizi al riguardo.

Senza addentrarci nei motivi che spingono alcuni (anzi, molti) a rivendicare una classificazione della sessualità molto più povera e schematica di quella che esiste, va rilevato che i pregiudizi ben radicati sono trasversali alla latitudine, al ruolo sociale e alla scolarizzazione di chi vi si affida.

Ne è un buon esempio il senatore leghista Simone Pillon, spesso alla ribalta per posizioni ultraconservatrici su diversi argomenti.

Pillon va in qualche modo ringraziato. Non per le proprie affermazioni, ma per essere un caso da manuale nella creazione e diffusione di fake news. Vediamo, parlando di famiglie LGBT+, cosa ha detto – anzi, scritto – il politico della Lega.

Gen Z LGBT

Pillon e il presunto monumento alle famiglie LGBT+

Il 18 luglio scorso, Pillon pubblica sul proprio profilo Twitter e su quello Facebook l’immagine di una statua che si trova a Birmingham. Si tratta di due donne (una delle quali è incinta) e due bambini, che avanzano tenendosi per mano.

Specie nel post su Facebook, dove non ci sono limiti ai caratteri utilizzabili, Simone Pillon si lascia andare a un’invettiva infuocata, definendo “inaccettabile” questo monumento alle famiglie LGBT+.

Ecco la quasi totalità delle sue parole: “Questo il modello di decostruzione sociale, spinto con forza dal pensiero unico liberal. Una piccola domanda: il padre dov’è? Cancellato? Sostituito da una fiala di seme maschile congelato?

Come faranno quei figli a crescere non solo senza il padre, ma senza l’idea stessa di padre? Come faranno a pregare il Padre che è nei cieli se non sanno neppure cosa sia il padre terreno?

L’Occidente si avvia velocemente alla propria autodistruzione. Solo la famiglia, quella vera, potrà salvarci.”

La bufala del monumento alle famiglie LGBT+

Non ci importa qui il contenuto delle parole di Pillon.

Ma il fatto che il senatore abbia fatto un rapido copia-incolla dell’immagine di un monumento, classificandolo per ciò che non è.

E non abbiamo alcun dubbio sul fatto che un personaggio politico del suo livello abbia gli strumenti per effettuare una rapida ricerca in Rete. E scoprire che la statua in questione è “A Real Birmingham Family”. Inaugurato nell’ottobre del 2014, il monumento ritrae in realtà due sorelle, e vuole essere semmai un omaggio alle madri single.

Un tipo di famiglia sempre più diffuso, che probabilmente non piacerà al senatore Pillon ma che nulla c’entra col movimento LGBT+.

La strategia di Pillon

Nonostante sia stato da più parti, e assai rapidamente, sbugiardato, il post è ancora lì, su entrambi i social. E su Facebook è già stato condiviso più di 500 volte.

A questo punto risulta chiara la volontà del divulgatore della frottola. Simone Pillon sapeva perfettamente che tale era. E (un politico di professione deve essere anche un buon comunicatore) sa altrettanto che, per una persona che si indigna davanti a una bufala, ce ne sarà almeno un’altra che la reputa vera. E che magari, senza verificarne la veridicità, la diffonde a sua volta.

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Le posizioni di Pillon

Simone Pillon, d’altronde, è un ultraconservatore. E pur di propagare le sue idee di retroguardia, anche in altri ambiti non si è mai peritato di pubblicare post contenenti opinioni facilmente sconfessabili.

Tra questi, spicca un tweet di domenica 24 luglio. Nel quale il senatore leghista pubblica l’immagine di un articolo di giornale del 19 luglio 1964, dal titolo “Caldo africano: mal comune in tutta Europa”. Che lo stesso Pillon commenta così: “Sessant’anni fa si chiamava afa estiva, oggi si chiama per forza #cambiamento climatico”.

Per fortuna, il suo tweet è stato immediatamente sconfessato dalle risposte di diversi meteorologi. Che già prima del cinguettio di Pillon avevano spiegato come quel titolo, fuorviante, fosse usato ad arte dai negazionisti del cambiamento climatico.

Ma intanto il tweet di Simone Pillon, anche in questo caso, è stato letto, commentato, condiviso.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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