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È morta Michela Murgia, scrittrice e attivista. Un ritratto

Una (rara, oggi) figura di intellettuale

Nelle ore serali di giovedì 10 agosto, a cinquantuno anni, è morta Michela Murgia.

Alla voce “Intellettuale“, ogni buon dizionario riporta una definizione che spiega come si tratti di un individuo il quale, per capacità culturali e dialettiche, esercita una profonda influenza su una parte della società.

Qualche decennio fa, poi, molti intellettuali (appunto) ricordavano come ogni gesto sia politico.

Ecco: il concetto di intellettuale e quello per cui ogni gesto è politico ci sembrano i due modi migliori per ricordare sinteticamente la figura di Michela Murgia.

Al punto che la suddivisione da noi operata nei prossimi paragrafi – Michela Murgia scrittrice, Michela Murgia attivista, Michela Murgia personaggio divisivo – diventa solo di comodo, per dare un certo ordine all’articolo. Ma, come per ogni intellettuale, l’intera sua testimonianza di vita (almeno da quando ha avuto rilevanza pubblica) potremmo dire che sia stata un unicum.

Murgia

Michela Murgia scrittrice

Fin dal libro di esordio (che, nel giudizio dell’estensore di questo articolo, resta il migliore e più vivido), Il mondo deve sapere, Michela Murgia ha mostrato come la letteratura possa ancora avere validità di testimonianza sociale, pur senza rinunciare alla gradevolezza estetica che dovrebbe caratterizzare ogni opera letteraria.

Il libro esce in prima edizione nel 2006 per un editore oggi scomparso, ISBN, e parla delle fatiche di una telefonista assunta in un call center. È una vicenda autobiografica. Interessante far notare poi come il materiale iniziale del romanzo aveva preso forma su un blog, a dimostrazione del fatto che da subito Michela Murgia ha adottato un approccio multimediale, per quei tempi quasi pionieristico.

Una penna prolifica e poliedrica

Tralasciamo per motivi di spazio la sua fitta, varia e pluripremiata produzione successiva. Ricordiamo almeno il romanzo Accabadora (Einaudi, 2009), vincitore dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello.

E due saggi, che mostrano la poliedricità di Michela Murgia. Il primo, Ave Mary. E la chiesa inventò la donna (Einaudi, 2011), dà conto dell’educazione cattolica della scrittrice. E di una sua visione critica della Chiesa cattolica, da una prospettiva femminista. La Chiesa, nel saggio, è infatti accusata di aver mostrato un’immagine della donna deteriore e subordinata all’uomo.

Se abbiamo citato il primo saggio di Michela Murgia, facciamo un salto in avanti sino al penultimo, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più (Einaudi, 2021). Il femminismo di Murgia è nel frattempo diventato più radicale, e qui si concentra sul linguaggio maschilista, ragionando su un frasario dato per scontato da troppi, ma chiaro segnale di un ordinamento patriarcale della nostra società.

Michela Murgia attivista

Michela Murgia, soprattutto negli ultimi anni, si è spesa con grande energia per una quantità di cause, le più svariate.

Fervente antifascista, ha aspramente criticato da più parti l’attuale premier Giorgia Meloni, compresa la richiesta del primo ministro di farsi chiamare “il presidente”, con l’articolo maschile.

E qui potremmo parlare dell’attenzione di Michela Murgia per gli aspetti linguistici legati all’identità di genere (è stata fra le prime promotrici dello schwa).

Murgia ha poi fatto politica attiva, presentandosi come candidata alla guida della Regione Sardegna nel 2014 con un partito indipendentista (e tenendo quasi tutti gli interventi in lingua sarda).

Molti gli ambiti in cui si è spesa in prima persona: dalle tematiche LGBTQ+ all’antimilitarismo, dalle disuguaglianze sociali alla malattia. Michela Murgia, lo scorso maggio, ha infatti reso pubblico il proprio tumore (già al quarto stadio), parlandone con grande coraggio e schivando ogni retorica autoconsolatoria.

Abilissima nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, ha tenuto assieme a Chiara Tagliaferri il fortunatissimo podcast Morgana.

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Il mondo deve sapere
  • Murgia, Michela (Autore)

Michela Murgia intellettuale divisiva

C’è un aggettivo che oggi si adopera sin troppo: divisivo.

Michela Murgia, a prescindere dal grado di adesione che di volta in volta si possa avere con quanto ha propugnato, è stata un’intellettuale divisiva. Ma intellettuale divisiva è una locuzione ridondante: un onesto intellettuale, che prenda posizione con veemenza su problemi culturali e sociali, non può non essere divisivo.

E Michela Murgia lo è stata, con modi sempre diretti e a volte spigolosi, incurante di risultare simpatica alla sua controparte.

Solo in futuro si potrà giudicare da una giusta distanza il valore del suo corpus letterario e la lucidità delle sue posizioni. Una cosa è certa: Michela Murgia, con la sua vita e le sue opere, ha dimostrato che la figura dell’intellettuale è ancora oggi possibile. Anzi, necessaria.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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