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Come è cambiato: il mouse

Come si evoluta la mitica periferica dagli anni Sessanta del secolo scorso a oggi

Scopriamo come è cambiato il mouse nel corso dei decenni. La periferica di puntamento si è modificata ed evoluta in stretto rapporto con i sempre nuovi approdi tecnologici (e le mode estetiche del momento).

Non c’è unanimità sulla sua data di nascita né un accordo assoluto sul nome, ma nessuno può metterne in dubbio l’indispensabilità.

Cos’è il mouse

Tutti sappiamo cosa sia il mouse. Ma se provassimo a definirlo? Non è facile farlo con precisione.

Un mouse è una periferica di puntamento portatile variamente collegata al computer. Grazie a una serie di pulsanti e rotelle che, a seconda dei modelli, hanno funzioni differenti, il mouse determina lo spostamento del cursore sul monitor. E permette così un’immediata interazione tra l’operatore e il calcolatore.

Superfluo aggiungere che il suo nome deriva dalla somiglianza dell’oggetto con un topo.

Non per tutti il mouse è mouse

La parola mouse, come la parola computer, quasi in tutto il mondo è riuscita a convincere anche i più intransigenti difensori dell’idioma patrio, ed è stata accolta pressoché ovunque.

Eppure in Francia viene chiamato, peraltro al femminile, souris (d’altronde, i francesi si riferiscono al computer con la parola ordinateur).

Un’altra bizzarria linguistica riguarda l’Italia: quasi ovunque la parola mouse viene tradotta (diventando, ad esempio, ratón in spagnolo e Maus in tedesco). Mentre da noi, eccezionalmente, la parola resta fedele all’originale inglese. E le controversie sul mouse non finiscono qui.

mouse

Come è cambiato il mouse. Ma anzitutto, quando è nato?

Prima di scoprire come è cambiato il mouse, cerchiamo di identificarne la nascita. E anche questa non è operazione semplicissima, perché non c’è unanimità.

Ormai è ufficialmente riconosciuto come inventore del mouse lo statunitense Douglas Engelbart, che avrebbe sviluppato il progetto assieme a diciassette colleghi dell’Augmentation Research Center. Il primo prototipo è del 1964, il brevetto del 1967 e la prima dimostrazione pubblica risale all’anno successivo.

Era un puntatore rudimentale: una scatola di legno che conteneva un circuito stampato e due grandi rotelle in metallo, sormontata da un pulsantone rosso. In virtù della sua forma tondeggiante e della “coda” che spuntava dalla scatola, è stato subito ribattezzato mouse.

Eppure, un primo rozzo modello di puntatore pare fosse stato già sviluppato per fini militari. Se ne erano occupati nel 1952 i canadesi Tom Cranston, Fred Longstaff e Kenyon Taylor per la Royal Canadian Navy.

Come è cambiato il mouse: i primi anni

L’invenzione del mouse è stata per così dire in anticipo con i tempi, dal momento che il boom dei personal computer sarebbe esploso ben dopo il rilascio del brevetto.

Che verrà infatti concesso in licenza alla Apple per soli 40.000 dollari. L’azienda di Steve Jobs nel 1983 lancerà sul mercato il Lisa, un personal computer con un’interfaccia basata su mouse, icone e finestre: per quei tempi, una rivoluzione.

Ma facciamo un salto indietro di nove anni: siamo nel 1974, ed ecco entrare in scena la trackball, che finalmente consente di effettuare anche movimenti in diagonale.

Altro anno di svolta è il 1981, quando Xerox farà scoprire al mondo lo Xerox Star. Questo (costosissimo) computer, il cui vero nome era Xerox 8010 Information System, era costituito da una serie di workstation collegate tra loro tramite rete LAN. E soprattutto, è stato il primo computer della storia basato sul sistema di interazione WIMP, acronimo per Window, Icon, Menu and Pointing device (in italiano Finestra, Icona, Menu e Puntatore).

O meglio, lo Star è stato il primo computer con queste caratteristiche ad essere stato messo in vendita: già dal 1973 si era lavorato allo Xerox Alto, che però non è mai stato commercializzato.

Comunque, se il giovane Steve Jobs ha potuto realizzare prima il Lisa e poi il mitico Macintosh, è anche perché si è concesso una visita allo Xerox PARC di Palo Alto assieme ai suoi tecnici.

Come è cambiato il mouse: Macintosh e Logitech

I mouse irrompono nelle case dei possessori di personal computer a partire dal 1984, col boom del Macintosh. E con l’ingresso sul mercato di Logitech, che in quegli anni ha lanciato i primi puntatori dotati di sensori ottici.

Successivamente il mouse viene adottato anche da Microsoft e IBM, e il suo costo continua ad abbassarsi.

mouse come è cambiato

Dagli anni Novanta del Novecento

Dagli anni Novanta il mouse segue criteri ergonomici sempre più sofisticati. Nel 1990 Windows 3.0 fa esplodere a livello globale il fenomeno di Microsoft, e il mouse diventa l’emblema di chiunque abbia un personal computer.

Nel 1996 è la volta della rotella centrale per la funzione scroll. L’anno successivo in alcuni modelli viene aggiunto un pulsante laterale per il pollice, che non avrà un grande futuro.

Dagli anni Duemila a oggi

Il resto è storia recente, con la comparsa di mouse ottici laser sempre più precisi (il primo modello, del 2004, è della Logitech).

Nel 2009 Apple propone al pubblico lo stilosissimo Magic Mouse, dalla superficie senza tasti ma multitouch. Nel novembre dell’anno precedente, Logitech aveva prodotto il suo miliardesimo mouse. E in questi ultimi anni i più accaniti gamer prediligono i mouse cablati, estremamente rapidi e sensibili.

Il futuro del mouse

Dopo aver visto come è cambiato il mouse (poco, tutto sommato) resta la domanda: cosa sarà di lui?

Le minacce sono più d’una: il touchpad, il touchscreen e l’avveniristico gesture control, cioè il rilevamento dei movimenti delle dita tramite fotocamera. Dunque, noi utenti dovremmo davvero rinunciare a quegli indimenticabili indolenzimenti della mano destra?

Caro vecchio mouse, resisti!

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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