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Antitrust: multa di 20 milioni a Google e Apple

Per l’utilizzo aggressivo e non sempre trasparente dei dati a fini commerciali

L’Antitrust multa Google e Apple di 10 milioni ciascuna. E lo fa a soli tre giorni da un’altra doppia multa, stavolta superiore ai 200 milioni complessivi, ai danni sempre di Apple, oltre che di Amazon.

Ma cosa è successo stavolta? L’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (più nota come Antitrust) ha inflitto una multa a Google e Apple, per un totale di 20 milioni di euro.

Le due istruttorie appena chiuse hanno portato a una multa di 10 milioni di euro per ciascuno dei due colossi. Cifra che corrisponde al massimo comminabile secondo la normativa vigente.

Vediamo le motivazioni che hanno portato alla doppia multa a Google e ad Apple. Dopo di che ripercorriamo brevemente la vicenda della recentissima duplice sanzione ad Amazon e Apple.

L’Antitrust multa Google e Apple

La notizia è apparsa in un comunicato stampa pubblicato venerdì 26 novembre sul sito ufficiale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

L’Antitrust ha dunque inflitto una multa a Google e ad Apple di 10 milioni di euro ciascuna. Che in termini tecnici è il massimo edittale (cioè il massimo che si può infliggere) secondo la vigente normativa.

La doppia multa nasce per la precisione da due distinte violazioni. Scopriamo quali.

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Le due violazioni del Codice del consumo

Come dice la nota dell’AGCM, “l’Antitrust ha accertato per ogni società due violazioni del Codice del Consumo, una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.”

Nei paragrafi successivi della nota, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato entra nel dettaglio di entrambe le istruttorie.

Le carenze informative

Una delle due motivazioni della multa a Google e Apple è dunque le mancate informazioni ai clienti. In che senso?

Riassumendo il testo del comunicato, possiamo dire che sia Google che Apple fondano parte della loro attività economica sulla profilazione degli utenti, i cui dati sono utilizzati a fini commerciali. Insomma, spiega la nota, anche se i dati non sono venduti a terzi, vengono sfruttati per promuovere prodotti propri e di terzi.

Quindi, ecco il nodo della questione, “l’Autorità ha ritenuto che esiste un rapporto di consumo tra gli utenti e i due operatori, anche in assenza di esborso monetario, la cui controprestazione è rappresentata dai dati che essi cedono utilizzando i servizi di Google e di Apple.

L’Autorità ha accertato che sia Google sia Apple non hanno fornito informazioni chiare e immediate sull’acquisizione e sull’uso dei dati degli utenti a fini commerciali”.

Più nello specifico, Google “omette informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere consapevolmente di accettare che la Società raccolga e usi a fini commerciali le proprie informazioni personali”. Mentre Apple “non fornisce all’utente in maniera immediata ed esplicita alcuna indicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali.”

Le pratiche aggressive

L’altro motivo della multa a Google e Apple risiede nelle pratiche aggressive nell’acquisizione dei dati a fini commerciali.

Qui l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato distingue subito le modalità operative dei due colossi.

Google, già nella fase di creazione dell’account, mette come opzione preimpostata quella per cui l’utente accetta il trasferimento e l’utilizzo dei propri dati per fini commerciali. Ciò significa che il trasferimento e l’uso automatici dei dati da parte di Google elimina la possibilità di successivi passaggi in potere confermare o meno, di volta in volta, l’opzione preimpostata.

La politica di Apple è ancora più aggressiva. L’azienda di Tim Cook basa infatti l’attività promozionale su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati a fini commerciali che non prevede per l’utente la possibilità di scelta preventiva ed espressa sulla condivisione dei propri dati. Cioè, non è possibile esercitare la propria volontà sull’utilizzo a fini commerciali dei propri dati. Il consumatore, semplicemente, subisce la cessione delle informazioni personali, di cui Apple può disporre per le proprie finalità promozionali.

Google e Apple faranno ricorso

Entrambe le aziende faranno ricorso contro la decisione del Garante.

Google ha detto: “Seguiamo pratiche eque e trasparenti per fornire ai nostri utenti servizi utili, così come forniamo informazioni chiare sul loro utilizzo. Offriamo alle persone la possibilità di gestire le proprie informazioni con strumenti semplici, anche per limitare l’uso dei dati personali. E lavoriamo con impegno per essere pienamente conformi alle norme per la protezione dei consumatori”.

E Apple ha aggiunto: “ci impegniamo da molto tempo per proteggere la privacy dei nostri utenti e lavoriamo con il massimo impegno per progettare prodotti e funzionalità che proteggano i dati. Diamo a tutti gli utenti un livello di trasparenza e controllo all’avanguardia nel settore, in modo che possano scegliere quali informazioni condividere, e come vengono utilizzate”.

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Seconda multa in pochi giorni per Apple

Per Apple è la seconda sanzione comminata dall’AGCM in pochi giorni.

È infatti di martedì 23 novembre la notizia di una maxi multa ad Amazon e Apple, per un totale di ben 203,2 milioni di euro, per via di un accordo del 2018. Accordo che, violando le regole della concorrenza, prevedeva che su Amazon.it i prodotti Apple e Beats (acquistata da Apple nel 2014) potessero essere distribuiti solo da Amazon, Apple e da una ventina di rivenditori selezionati.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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