Sentiamo sempre più spesso parlare di NFT e di criptoarte. Ma cosa sono, quanto valgono e – soprattutto – si tratta di una moda passeggera o di un fenomeno potenzialmente in grado di rivoluzionare il mercato dell’arte?
Cosa sono gli NFT
NFT è acronimo di Non Fungible Token, e ci rendiamo conto di non potercela cavare con così poco. Procediamo con ordine. Si tratta di token crittografici (criptovalute, per intenderci) non fungibili. Che cioè, al contrario di Bitcoin e affini, non sono interscambiabili. In breve: un Bitcoin vale come un altro Bitcoin, così come un dollaro vale quanto un altro dollaro.
Non è lo stesso per gli NFT. I quali creano quella che si chiama scarsità digitale verificabile, e permettono al possessore di ogni pezzo unico di vantarne la proprietà digitale. Insomma: l’unicità di ogni NFT consente a questi token crittografici non fungibili di essere utilizzati nella criptoarte e nei giochi online, o di diventare oggetti da collezione.
NFT e criptoarte
Per comprendere come gli NFT possano essere utilizzati in ambito artistico, dando vita alla cosiddetta criptoarte, dobbiamo fare la conoscenza di un altro vocabolo: blokchain.
Semplificando, possiamo dire che la blokchain è un file crittografato contenente dei metadati. Ogni blocco di metadati corrisponde a un NFT, di cui si può identificare il proprietario. La blokchain consente di monitorare eventuali passaggi di proprietà legati ad uno specifico NFT, garantendo così la retribuzione del suo autore originale a prescindere dal possessore. Gli NFT più diffusi vengono pagati in Ether, la criptovaluta basata sulla blockchain della piattaforma Ethereum.
Tutto può diventare un NFT: l’importante è che ci siano acquirenti interessati all’acquisto. Oggi ci sono appassionati collezionisti di figurine digitali di campioni dello sport, ritratti prodotti dall’intelligenza artificiale, animaletti con cui sfidare altri giocatori… Ci sono anche celebri tweet messi all’asta, come vedremo, e non mancano gruppi musicali che hanno prodotto album in edizione limitata.
Il problema è però quello della proprietà: chi acquista il pezzo unico, con tanto di firma dell’autore, non ne detiene quasi mai la proprietà. Ciò significa che se il proprietario decidesse di cancellare un NFT, l’acquirente non potrà che accettarlo.
Un esempio concreto: il primo tweet di Jack Dorsey, fondatore di Twitter, è stato scritto il 21 marzo 2006. Ed è stato messo all’asta come NFT per – udite – 2,5 milioni di dollari. L’attuale acquirente può esporlo e rivenderlo, proprio come le opere d’arte tradizionale. Ma se un giorno Dorsey volesse rimuoverlo…
Il mercato degli NFT
La cifra alla quale è stato venduto il primo tweet di Jack Dorsey smetterà di spaventarvi tra poche righe.
Tutto è cominciato con i criptogattini. Era il 2017, e il sito web CryptoKitties in pochi giorni ha visto i suoi utenti prendere d’assalto il marketplace: sono stati complessivamente spesi più di un milione di dollari per l’acquisto dei gattini virtuali.
Lo scorso febbraio, per restare in tema di gatti, la GIF Nyan Cat è stata battuta per 590mila dollari.
Sino ad arrivare allo scorso undici marzo, quando nientemeno che alla casa d’aste Christie’s è stata battuta l’opera d’arte digitale più costosa di sempre.
69.346.250 dollari: questa la cifra esatta sborsata da chi ha scelto di acquistare The First 5.000 days di Beeple, graphic designer trentanovenne americano il cui vero nome è Mike Winkelmann. L’opera è un collage di immagini che ha dato vita a un’intensissima asta – la più dispendiosa asta online della storia – a cui hanno partecipato trentatré potenziali acquirenti.
Winkelmann adesso è il terzo artista vivente per prezzo di vendita di un’opera. E per la mitica casa d’aste fondata nel 1776 è stato l’esordio nel mondo della criptoarte.
Il futuro della criptoarte
Se pensiamo che la quasi totalità dei partecipanti all’asta record non aveva mai messo piede da Christie’s, e che quasi due terzi erano millennial, si può ipotizzare un futuro roseo per la criptoarte.
Sino a poco tempo fa non era possibile possedere e collezionare le opere d’arte digitali, ma ora le cose sono cambiate. Beeple ha detto: “Stiamo assistendo all’inizio di un nuovo capitolo della storia dell’arte, l’arte digitale. Questo tipo di lavoro ha la stessa sapienza, messaggio, fascino e intenzione di qualsiasi altra realizzata su tela e sono onorato di rappresentare la comunità dell’arte digitale in questo momento storico”.
“Il successo di Beeple è una dimostrazione delle emozionanti possibilità davanti a questo marketplace nascente”, ha aggiunto Noah Davis, specialista di arte contemporanea in Christie’s: “Il risultato di oggi è un campanello per tutti gli artisti digitali. Il vostro lavoro ha un valore. Continuate così”.
Tuttavia lo stesso Beeple ha dichiarato alla BBC che “ci sarà una bolla, a essere onesti. E penso che potremmo essere in quella bolla proprio ora”. Susanna Streeter, analista di mercato e investimenti, ha affermato che “al momento alcune persone stanno comprando questo tipo di asset per un guadagno speculativo nel breve termine”. Secondo la Streeter, la frenesia attorno agli NFT potrebbe avere vita breve, e gli attuali proprietari in cerca di un guadagno veloce si troverebbero con “un asset che non vale più niente”.
La rapida crescita del mercato degli NFT può dunque far pensare a una bolla speculativa. Di certo, il fenomeno è esploso lo scorso anno, quando oltre 222mila persone hanno partecipato a vendite di token non fungibili.
Presto sapremo se questa forma d’arte e di collezionismo avrà prodotto pezzi non solo unici ma anche durevoli.
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