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Gli italiani preferiscono avere una vita facile, anche a scapito della privacy

Dati contrastanti quelli emersi dal Norton LifeLock Report: sebbene il 59% degli italiani sia più preoccupato che mai in merito alla propria privacy, oltre la metà dei nostri connazionali è disposta ad accettare alcuni rischi per la privacy o a vendere e regalare alle aziende alcune informazioni personali.

L’introduzione della GDPR (General Data Protection Regulation) nell’Unione Europea ha contribuito ad aggiungere il tema della privacy dei dati all’ordine del giorno e a incrementare in maniera significativa la consapevolezza degli utenti in merito ai loro diritti – ha detto Nick Shaw, Vice President e General Manager di Norton EMEA. – Tuttavia, gli utenti sembrano essere ancora disposti a scambiare i loro dati personali per convenienza o per ottenere più vantaggi”.

Nell’era della condivisione delle informazioni, il controllo diventa il motore di un “paradosso della privacy” secondo il quale chi dovrebbe possederla non può gestire le informazioni sensibili che potrebbero, invece, essere gestite male da terzi. Pensate che il 96% degli italiani ritiene importante che le aziende diano il controllo ai clienti sull’utilizzo dei propri dati personali, meno della metà ritiene che questo controllo sia assolutamente essenziale. Ci si aspetta, inoltre, che misure adeguate siano previste per la tutela delle informazioni personali: il 48% dei consumatori ritiene assolutamente essenziale che le società forniscano ai consumatori un modo per segnalare l’uso improprio dei dati personali o, di conseguenza, essere multate.

La nostra sicurezza informatica è intrinsecamente legata alla fiducia – ha affermato Samir Kapuria, vicepresidente esecutivo e direttore generale Consumer Digital Safety, Symantec – La maggior parte dei consumatori sa che i propri dati vengono acquisiti dai siti Web che visitano, dai social media che condividono e dalle app che utilizzano, e si fidano del fatto che le loro informazioni siano protette in maniera adeguata. Tuttavia, questi stessi consumatori sono spesso inconsapevoli su come e perché i loro dati vengano catturati e su cosa le aziende facciano con questi ultimi. L”enorme quantità di informazioni personali raccolte su di noi non mostra nessun segno di rallentamento e gli viene attribuito un valore senza precedenti”.

Norton LifeLock Report: gli altri dati emersi

Fiducia verso i social media: i risultati internazionali

La maggior parte degli italiani non è disposta a pagare organizzazioni per garantire la protezione delle proprie informazioni personali, soprattutto quando si parla di social media. Il 65% degli intervistati infatti dichiara di non voler pagare i social network per garantire che le loro informazioni personali siano protette durante l’utilizzo. Tutto questo si associa ad una generale sfiducia proprio nei confronti di queste piattaforme: un italiano su 5 con un profilo social ha cancellato l’account negli ultimi 12 mesi a causa di problemi di privacy.

Il Norton LifeLock Report mostra anche come il 64% giovani dai 18 ai 38 anni siano disposti a vendere la propria cronologia delle ricerche su Internet mentre il 49% fornirebbe addirittura i propri documenti d’identità. Percentuali che scendono quando l’età considerata sale sopra i 39 anni. In generale comunque il 73% degli intervistati sembra disposta a sacrificare la propria privacy donando qualche informazione alle aziende.

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Le best practise nel mondo della sicurezza online

Nell’ultimo anno 18 milioni di italiani hanno sperimentato il crimine informatico. Esistono però diverse best practice che i consumatori possono seguire per difendersi:

  • Non aprire mai e-mail sospette: i criminali informatici inviano email o testi falsi che possono sembrare legittimi. I collegamenti in questi e-mail o testi contengono software dannosi in grado di scaricare malware e spyware. Il software potrebbe essere in grado di estrarre dal computer informazioni personali, che una volta inviate a un computer remoto – possono essere vendute sul dark web o utilizzate per commettere un furto di identità.
  • Utilizzare una VPN sul Wi-Fi pubblico: molte connessioni Wi-Fi pubbliche non sono criptate. Ciò potrebbe consentire ai criminali informatici di catturare i dati inviati e ricevuti dal proprio dispositivo. Se sul dispositivo sono presenti vulnerabilità software, i criminali informatici possono inserire dei malware che consentono loro di accedere ai dati. In alcuni casi, gli hacker creano hotspot Wi-Fi falsi che fingono di essere reti legittime.
  • Essere proprietari della propria presenza online: leggere attentamente i termini e le condizioni prima di aprire un account o scaricare un’applicazione, anche per gli account sui social. Assicurarsi di attivare le impostazioni di privacy e sicurezza sui servizi Web e sui dispositivi quando si condividono informazioni.
  • Fare due passi avanti e gestire le proprie password: attivare la verifica a due fattori o l’autenticazione a più fattori, quando viene proposta, per impedire l’accesso non autorizzato ai propri account online. Cambiare sempre le password predefinite con altre password a prova di hacker sui propri dispositivi, servizi e reti Wi-Fi.

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