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Ossessione: com’è la miniserie Netflix

Ossessione è disponibile dal 13 aprile su Netflix.

Viviamo in una società sempre più pornografica e sempre meno erotica, in cui il sesso è mostrato e ostentato in tutte le sue sfaccettature, mentre la sensualità e la lascivia faticano a emergere. A fare le spese di tutto ciò è stato inevitabilmente il panorama dell’intrattenimento, che ha progressivamente emarginato l’erotismo, al centro di molte produzioni dei decenni precedenti. Certo, ci sono state eccezioni come Acque profonde o la serie cinematografica al limite del trash 365 giorni, ma trovare erotismo nelle principali produzioni cinematografiche e televisive odierne è diventata impresa ardua. A cercare di spezzare questa spirale è Netflix, che da oggi propone nel proprio catalogo Ossessione, thriller erotico britannico in 4 episodi.

Ossessione si basa sul romanzo di Josephine Hart Il danno, già adattato da Louis Malle in un omonimo film con protagonisti Jeremy Irons, Juliette Binoche e Miranda Richardson. Al centro della vicenda c’è la discesa nell’abisso di William Farrow (Richard Armitage), facoltoso medico che si innamora della fidanzata del figlio Anna Barton (Charlie Murphy), precipitando insieme a lei in un vortice di sesso e perversione, con sfumature BDSM. Il rapporto fra i due si trasforma in una vera e propria dipendenza affettiva e sessuale, che porta William a seguire Anna in diverse città, all’oscuro della moglie Ingrid (Indira Varma) e del figlio Jay (Rish Shah). Mentre tornano a galla i fantasmi del passato, Jay propone ad Anna di sposarlo, complicando ulteriormente la già difficile situazione.

Fra Adrian Lyne e Alfred Hitchcock

In un mondo in cui Il laureato ha già sdoganato nel 1967 i triangoli amorosi con genitori e figli coinvolti, e dove settimanalmente vengono distribuite docuserie e podcast sulle più crudeli efferatezze o sugli eventi più bizzarri, è davvero possibile essere turbati da una tresca sessuale fra una giovane donna e il suo futuro suocero? Per i registi di Ossessione Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa, per lo sceneggiatore Morgan Lloyd Malcolm e per la stessa Netflix evidentemente sì, visto che fin dai primi minuti della miniserie è evidente la volontà di avvolgere lo spettatore in una storia in bilico fra eros, mistero e tensione.

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Il risultato è un bizzarro ibrido fra il cinema di Adrian Lyne (in particolare 9 settimane e ½ e Attrazione fatale) e suggestioni di Alfred Hitchcock, nello specifico il suo intramontabile La donna che visse due volte. Il racconto corre infatti su un doppio binario: quello di William, che scivola lentamente in un vortice autodistruttivo mettendo a repentaglio la sua vita privata e professionale, e quello di Anna, che invece conduce il gioco ricorrendo alla dominazione psicologica del suo partner e a pratiche sadomaso. Da un lato è apprezzabile il lavoro di adattamento sulla miniserie, volto ad approfondire la psiche della protagonista e il suo tormentato passato.

Allo stesso tempo però è evidente la scissione fra le atmosfere conturbanti che i registi cercano di mettere in scena, ricorrendo a musiche di suspense e a una fotografia torbida, e ciò che effettivamente avviene sullo schermo, che in un epoca in cui tante barriere sessuali e sentimentali cominciano finalmente a cadere è sovversivo e sconvolgente quanto un tè bevuto alle 16:30.

Ossessione: il nuovo thriller erotico Netflix

Ossessione Netflix

Anche senza imbarcarsi in impietosi paragoni con il film di Louis Malle e con i suoi protagonisti, quello di Ossessione è un progetto che rivela diverse falle. Ci troviamo infatti di fronte a un racconto dal focus incerto e traballante, portato avanti con le dinamiche del thriller e del giallo ma senza un mistero di fondo sufficientemente forte per reggere questo impianto narrativo. Charlie Murphy fa del proprio meglio per caratterizzare Anna, ma il risvolto più intrigante del suo personaggio è risolto nel modo che sullo schermo funziona di meno, cioè ricorrendo alle parole e ai famigerati spiegoni, totalmente privi di pathos.

Persino le scene di sesso, su cui si è spinto molto in sede di marketing, si rivelano ben poca cosa, anche a causa della scarsa espressività di Richard Armitage, che appare ancora più spaesato del suo personaggio. Rispetto ad altre serie originali delle varie piattaforme, a Ossessione va dato comunque il merito di non dilatare eccessivamente i tempi di un racconto esile, che con un arco narrativo di 8-9 episodi avrebbe potuto facilmente sconfinare nella noia e nella ripetitività. Resta comunque l’insoddisfazione per un’opera che pare costantemente sul punto di deflagrare in uno spiazzante colpo di scena o in una improvvisa scarica di violenza, ma che in estrema sintesi è solo l’ennesima rivisitazione involontaria della favola della montagna che partorisce un topolino.

Ossessione è disponibile dal 13 aprile su Netflix.

Ossessione Netflix

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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