In questo articolo vi abbiamo già parlato di My Year of Dicks, cortometraggio d’animazione candidato agli Oscar 2023. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Pamela Ribon, sceneggiatrice di My Year of Dicks.
Pamela Ribon è una scrittrice (Oceania, Ralph spacca Internet, I Puffi – Viaggio nella foresta segreta, Bears), performer, autrice televisiva e blogger americana, co-conduttrice del podcast Listen To Sassy, e nel corso di questa intervista abbiamo parlato dell’adattamento del suo acclamato libro di memorie comico Notes to Boys: And Other Things I Shouldn’t Share in Public (“Appunti sui ragazzi e altre cose che non dovrei condividere in pubblico”), attualmente nominato agli Oscar 2023 nella categoria Miglior cortometraggio d’animazione.
My Year of Dicks si può guardare gratuitamente online su Vimeo ed è disponibile su Hulu dal 17 febbraio.
Come nasce l’idea per il tuo memoir?
Il mio memoir nasce grazie alla mia agente che ha curato il mio quarto romanzo. Quando stavo uscendo con quel libro, stavo leggendo alcune vecchie lettere che avevo scritto e osservavo, mentre le leggevo, come le persone ridessero e come quel suono era esattamente il modo in cui le persone reagiscono quando sono mortificate dalla memoria, da quel tipo di memoria, una memoria congiunta. E così decidemmo che forse la piccola Pam avrebbe avuto il suo libro.
Quindi originariamente era loro l’idea di pubblicare tutte queste storie che avevo scritto, e ne avevo pubblicate un po’ online su pam.com. Inoltre sapevo che, attraverso i lettori che avevo già avuto, c’era interesse nel leggere queste storie. Una di queste l’ho anche portata in scena in uno spettacolo con la mia amica Liz Feldman, che si chiamava Letters never Sent, all’Aspen Comedy Festival. Credo fosse lo stesso anno in cui Lin-Manuel Miranda era lì con il suo gruppo di improvvisazione rap, Freestyle Love Supreme. E lo stesso anno in cui Jemaine Clement era presente con il Flight of the Conchords. Quindi noi stavamo eseguendo quello spettacolo in cui quelle lettere erano come monologhi, uscendo in un certo senso anche da uno spazio performativo per procedere in uno spazio più confessionale. È da lì che il memoir è venuto fuori.
Quando hai scritto il libro qual era il tuo scopo? Avevi in mente di consegnare un messaggio alle generazioni future?
È una bella domanda. In realtà me lo sono chiesta, anche perché conoscevo e conosco alcuni dei ragazzi a cui avevo inviato queste lettere. Mi sono chiesta com’era e come sarebbe stato riceverle, e tutto quello che stava succedendo nella mia testa poi è andato avanti nella loro. E così, con il loro permesso, c’erano i due ragazzi a cui avevo scritto lettere di 200 pagine. Ed ero molto consapevole di come sarebbe stato vivere lo stesso periodo, quel periodo che precede e ti porta al raggiungimento della maggiore età, che presumo significhi anche avere alcuni dei miei impulsi. Questo era l’unico modo in cui potevo davvero dare consigli non filtrati: le azioni devono corrispondere alle parole.
My Year of Dicks: la nostra intervista alla sceneggiatrice Pamela Ribon
Devo dire che qui in Italia sarebbe molto difficile vedere un film del genere, non solo per il contenuto, ma anche per il titolo, perché è davvero un titolo coraggioso.
Sì, il gioco di parole mi è venuto abbastanza agilmente. Quando cresci, e stai attraversando la tua adolescenza, non tutti magari hanno inviato “una lettera a un ragazzo” ma tutti hanno avuto “un anno di caz*i”. Magari non specificatamente nel senso più pieno del termine. All’inizio Sara (Sara Gunnarsdóttir) ha avuto una reazione un poco respingente, pensava che fosse un po’ troppo e mi diceva: “Dovremmo chiamarlo Notes to Boys, come il libro”. Ma io l’ho convinta che, per l’appunto, non tutti magari hanno scritto ai ragazzi, ma tutti hanno avuto un anno di ca*zi. Anche se non si tratta di una ricerca sessuale, quando stai solo cercando di essere la persona migliore che sei. Ed è interessante per me pensare che in Italia sarebbe controverso. Mi stai dicendo che questo è un super tabù?
Il contenuto forse non troppo ma il titolo potrebbe esserlo. Ci sono alcune cose da tenere in considerazione, come una certa morale cattolica, e tutto quel che ne consegue.
Beh si può sempre dire che questa è una storia sull’astinenza e l’asessualità. È una forma di controllo delle nascite. Devo dire che guardarlo e ricevere tutti i discorsi sul sesso da parte di mio padre è stato sicuramente un controllo delle nascite verbale!
Credo che una delle tue più grandi qualità sia riuscire a raccontare qualcosa di profondamente intimo e saperlo declinare e veicolare al mondo in modo che tutte noi possiamo rileggerci una parte di noi. Da cosa pensi derivi questa straordinaria capacità?
Ti ringrazio. In realtà inizia come il concetto di coping, come la maggior parte dei nostri superpoteri, sta tutto in quello che abbiamo fatto per sopravvivere. Da bambina mi sono trasferita diverse volte, e sono andata in un sacco di scuole diverse, e di solito ero sempre la nuova ragazza della scuola. E anche in questo settore funziona così, è come entrare in una stanza e tentare di essere in grado di costruire qualcosa assieme, che si tratti di una relazione che sai che è temporanea o una relazione che è ben indirizzata verso un obiettivo, ovvero realizzare insieme un film o uno spettacolo.
Non puoi arrivarci con un sacco di muri alzati perché allora non sei, non vieni con un intento creativo ma con intento difensivo. In realtà, per me, probabilmente si trattava di imparare a misurare i confini, i margini. E così sono riuscita a presentarmi sempre a cuore aperto, tutto il tempo. E poi, beh, ero una ragazza molta timida, molto nerd. Sono riuscita a emergere quando ho scoperto il teatro e l’improvvisazione. E poi imparando attraverso i vent’anni e i trent’anni, qual è la parte che presenti al mondo e quale parte di te tieni per te stessa, quella che tieni per gli altri, quella che tieni per certe altre volte.
Questo film può colmare un vuoto sulla rappresentazione femminile e su come attraverso l’animazione si possa veicolare contenuti particolarmente profondi, maturi e universali?
Penso che non possa riempire il vuoto perché non è abbastanza grande per le dimensioni del vuoto. Sono contenta che siamo riusciti a trovare qualcosa in uno spazio che potesse essere ricettivo. Non so se questo film avrebbe avuto così tanti spettatori anche solo un brevissimo periodo di tempo fa; ora siamo davvero in grado di apprezzare e scherzare sul titolo e di non censurarlo. Le persone più giovani stanno appena iniziando a vivere e si nutrono di tutto. Li abbiamo nutriti. E hanno bisogno della libertà di esplorarsi a vicenda, ma hanno anche bisogno dell’educazione per sapere cosa fare di queste esperienze.
Quel che emerge dal film è quanto abbiamo bisogno di educazione al consenso ed educazione sessuale. Pensi che questo film possa provocare una discussione in tal senso?
Lo spero. In passato non credo di aver mai appreso nemmeno il concetto di consenso. Certamente il sesso o l’educazione sessuale. Cose che si potrebbe dire che ho imparato e che di solito non impari a scuola. Se fossimo tutti in grado di parlarne. Penso che qualsiasi genitore voglia la nostra piena felicità nella vita, e parte della felicità passa attraverso il tuo piacere e anche come le persone possono e non possono toccarti e pensare di accedere al tuo corpo. È il tuo corpo che non deve essere scelto, toccato, bloccato o usato, ma in realtà è una parte della tua identità. È una parte di te. Credo che il motivo per cui molte commedie invecchino bene è perché usiamo la commedia per introdurre qualcosa che dovremmo avere nella nostra società e che possiamo usare come un’opportunità per trasformare opinioni, atteggiamenti e leggi.
Pensi che le sfide che hai vissuto durante la tua adolescenza siano le stesse sfide che le donne di oggi e le ragazze di oggi si ritrovano ad affrontare nel loro quotidiano?
Tutti hanno ancora a che fare con questo periodo della loro vita perché tutti devono crescere. C’è una quantità confusa di informazioni. Non so se sia diventato più facile. La cosa interessante di avere la possibilità di parlare è poter stare in un posto scomodo e continuare a parlare. Non cercare di affrettarsi alla conclusione, al lieto fine, alla soluzione, ma sedersi e affrontarlo. Questo è quello che stiamo davvero chiedendo.
Secondo me è un grande film e quel che lo rende più interessante è come indaghi il desiderio femminile, nonostante mostri come il desiderio maschile sia sempre quello più centrale, compreso e a fuoco nel nostro immaginario. Da autrice e scrittrice quale può essere un modo per rendere sempre più importante e accentrare il dibattuto sul desiderio femminile?
Non c’è nemmeno un solo sguardo maschile. Quindi sarebbe interessante esplorare, anche al di là della cultura dominante, cosa è ciò che un uomo vuole e cosa è un uomo. Sai, sono tutte queste cose. Penso che ognuno di noi condividendo la propria esperienza personale possa cambiare la cultura dominante.
Si può vedere nel film che ci sono pochi secondi di te negli anni ’90 che giri dei vlog ante litteram. Era così? Ti piaceva riprenderti e parlare della tua vita?
Sì. Anche quando ero piccola facevo finta di essere sempre sul Pam Channel e raccontavo la mia giornata. Ero molto sola. Avevo amici immaginari. Ho avuto una ricca vita immaginaria. E così una volta che ho avuto una videocamera, che è tutto ciò che avevo, volevo solo fare piccoli film. Guardavo un sacco di MTV e osservavo quel tipo di modo di fare di video in forma breve e vedendoli Sara ha avuto l’idea di tenere com’erano quei filmati nel film. E quei video fanno in modo di trascinarti in quel periodo temporale con i personaggi principali e fanno in modo che non dimentichi mai che questo è successo davvero a una persona reale. Penso sia una delle cose su cui dobbiamo sempre essere davvero cauti è quello è il suo punto di vista, quella è la sua storia. Nulla arriva allo spettatore dal futuro.
Nel libro che hai scritto c’è una sorta di interferenza letteraria, come se tu commentassi e rileggessi le tue esperienze adolescenziali da donna cresciuta, cosa che scompare e non c’è nel film. È una cosa voluta? Perché?
Quando originariamente ho scritto il primo script ho iniziato in questo modo, ho iniziato a pensare come tradurlo o adattarlo nello stesso modo in cui era stato fatto il libro di memorie, ma c’era qualcosa che mi diceva che quella voce esterna che parlava in continuazione non era necessaria, non mi piaceva questo personaggio narratore che in un certo senso ci diceva di guardarla, giudicarla e ridere di lei. Ho pensato che il pubblico si potesse avvicinare a lei facendo in modo che questo personaggio fosse onesto, reale, sincero, sciocco e nerd.
Hai dichiarato a Variety che questa non è una storia che si vede molto spesso, in particolare nell’animazione tra adulti. E hai detto che l’animazione non è un genere ma uno strumento. Puoi spiegarmi in che modo l’animazione secondo te sia uno strumento?
L’animazione è un modo per creare contenuti di cui noi dobbiamo fruire. Io penso all’animazione come a qualcosa che vuoi usare quando guardare l’immagine reale potrebbe essere difficile o che potrebbe farti sentire come se fosse troppo o mai abbastanza. L’animazione parla già in qualche modo del tuo bambino interiore in un certo senso perché tu sei cresciuto guardando queste cose. E poi quando parla al tuo sé adulto ti trascina un po’ nella tua infanzia. Sei curioso in un modo diverso. Tu lo stai guardando con una mente più aperta, perché non sai cosa succederà. E se rendi animato qualcosa è perché non puoi davvero mostrarlo nella vita reale. E ti senti allo stesso modo.
C’è una scena del film in cui c’è più di una versione di un ragazzo che le parla contemporaneamente. In un film inizieresti a pensare, penso in un live action, che forse la protagonista è dissociata e delirante e tutto questo è un sogno, oppure che di li a poco si sveglierà. Siamo così abituati a sentirci dire che se stai guardando qualcosa che non capisci bene allora la risposta sta arrivando ed è un trucco filmico. Ma nell’animazione succede che puoi andare ad abitare uno spazio mentale o uno spazio fantastico.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? A cosa stai lavorando?
Ho un pilot script con la Disney Television Animation sui gatti che creano i propri meme su Internet. Questa è una storia con molte battute sui gatti. Invece se ti interessano le relazioni insolite, ho un fumetto chiamato My Boyfriend Is A Bear su una ragazza che esce con un orso. Sì, esce con un orso nero americano di 400 libbre. Spero di trasformarlo presto in un film live action.
- Ribon, Pamela (Autore)
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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