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Dialogo con gli haters seriali dei Maneskin: quali sono le loro reali argomentazioni?

Non c’è dubbio alcuno che i Maneskin siano una delle band più popolari del pianeta tuttavia, quando si parla di loro, orde di haters si fanno vivi. Ce li immaginiamo armati di fiaccole ed emoji, che girano per le strade del web alla ricerca di un Damiano qualsiasi da insultare. Ci siamo chiesti il perchè, senza tuttavia arrivare a conclusioni soddisfacenti. Allora ci siamo posti un’altra domanda: quali sono le loro argomentazioni? Da dove nasce tanto livore?

Per capirlo abbiamo setacciato l’internet, arrivando ai confini del web e giungendo alla dimora preferita dall’hater da tastiera: Facebook. Abbiamo raccolto migliaia di commenti, e analizzato le accuse mosse ai quattro ragazzacci di Roma. Poi le abbiamo confrontate con la realtà, facendo fact-checking.

Piccola premessa: abbiamo allegramente bypassato i commenti atroci sulle loro presunte espressioni facciali e sui loro outfit. Del resto siamo nel 2022, e crediamo sia palese a tutti che prendere in giro qualcuno per l’aspetto estetico sia roba da bulletti del secolo scorso. Il risultato è quanto trovate di seguito.

Le argomentazioni degli haters dei Maneskin: non pervenute

“Sono una cover band”

Una delle accuse più diffuse e infondate è quella che i Maneskin siano popolari perchè propongano principalmente cover. In realtà il dato è assolutamente inesatto: il gruppo ha all’attivo due album di inediti, e dal vivo propone una scaletta in cui sono presenti un massimo di 3 brani cover (peraltro interamente riarrangiati) su oltre 20 canzoni. Per chi volesse controllare le scalette live dei Maneskin sono tutte reperibili qui.

Ci si dimentica poi che molte cover sono state realizzate per X-Factor, come da regolamento del programma. Certo ai Maneskin piace coverizzare altri artisti (piaceva anche a Joe Cocker), ma ricordiamoci che la band nelle classifiche mondiali ci è entrata sempre con gli inediti (fatta eccezione per Beggin’). Inoltre il loro successo globale è avvenuto con la vittoria dell’Eurovision 2021, con cui erano in gara con l’inedito Zitti e buoni. Insomma chi li definisce una cover band riferisce qualcosa di inesatto.

“Ma basta, si parla solo di loro”

In effetti è assurdo. Una band italiana per la prima volta nella storia scala le classifiche USA venendo invitata nei maggiori festival globali, e i giornali italiani ne parlano. In realtà, oltre al sarcasmo e alla rilevanza che la band ha nel mondo, chi commenta con queste parole sui social è vittima di sé stesso. L’algoritmo di Facebook, infatti, mostra ad ogni singolo utente gli argomenti che possono interessargli di più. Commentando un post sui Maneskin – seppur scrivendo “non mi interessa” – equivale a dire all’algoritmo di Facebook che quell’argomento è di nostro interesse. Ergo questo ci mostrerà altri post simili, in un circolo vizioso di frustrazione continua e autoalimentata. Se una cosa non ci interessa, sui social come nella vita reale, ci basta ignorarla.

“È tutto merito del manager e delle major”

Abbiamo capito una cosa importante: chi parla di major e manager, generalmente, non ha cognizione di come funziona realmente l’industria discografica. In primis sfatiamo un mito: il miglior manager del mondo può fare ben poco con un prodotto che non attecchisce sul mercato discografico. Celebri sono i casi di complesse e dispendiose operazioni di marketing naufragate per disinteresse totale da parte del pubblico. Il secondo mito che va sfatato è che management ed etichetta discografica sono due cose spesso distinte e separate. E non solo: nella maggioranza dei casi hanno anche interessi ben diversi, perchè il manager cura esclusivamente l’interesse del proprio artista, mentre la label si occupa del mercato.

Ma torniamo ai Maneskin e ai loro haters: la band è sotto contratto con RCA di proprietà di Sony Music Italy, una label “major”, il cui roster consiste in centinaia di artisti (popolarissimi e meno). Tuttavia non ci risulta che altri nomi abbiano avuto il successo globale della band romana. Questo perchè le discografiche non hanno la bacchetta magica: altrimenti tutti gli artisti Sony Music Italy sarebbero nelle classifiche globali. Il successo mondiale è dato da una serie di fattori, tra questi sicuramente il talento, la fortuna e, soprattutto, l’interesse dei fan.

“Com’è caduta in basso la musica. Ai miei tempi…”

Un tale chiamato Fabrizio De Andrè una volta disse: “non è vero che i giovani non hanno ideali e sono vuoti. Hanno solo idee che noi non comprendiamo, perchè siamo troppo ancorati alle nostre”. Il concetto è praticamente lo stesso: chi è cresciuto con i Led Zeppelin faticherà ad apprezzare band giovani che riprendono quegli stilemi. Insomma sono gli stessi che dicono che “il rock è morto”, quando nel mondo fior fior di band ci dimostrano che la scena musicale delle chitarre sia in splendida forma.

Inoltre paragonare una band attuale e giovane con un gruppo che ha scritto il proprio nome nel firmamento della musica è tanto inutile quanto stupido. In primis perchè entra in gioco il fattore nostalgia e “divinizzazione” dei propri miti: tutto ciò che abbiamo amato in passato ci risulta magico e irripetibile. E poi perchè non è una gara: si possono apprezzare i Maneskin pur amando alla follia i Led Zeppelin, non si fa un torto a nessuno. Le tifoserie lasciamole al calcio.

“Non sanno suonare”

C’è una cerchia di haters dei Maneskin che contesta loro le capacità tecniche. Spesso questi odiatori da tastiera premettono di essere musicisti, e quindi di intendersene. Sfatiamo subito questo concetto una volta per tutte, e prendiamo atto che i Maneskin sono tecnicamente assolutamente validi in relazione a quello che propongono. Non sono dei virtuosi, certo, ma la storia della musica ci insegna che i virtuosisimi non sono sinonimo di buona musica. Fanno il loro, e lo fanno bene. Se dovessimo basarci solo sulla tecnica dovremmo ascoltare solo free jazz e musica classica, bruciando i dischi dei Nirvana e dei The Clash.

“Sono costruiti a tavolino”

Questo non possiamo saperlo per quanto gli haters ne sembrino assolutamente convinti, tuttavia l’evoluzione dei Maneskin da gruppo di strada che, passando per un talent, ha raggiunto la notorietà ci sembra smentire tale ipotesi. Qui siamo nell’ambito del complottismo: “non posso aver successo da soli, c’è sicuramente qualcuno che ne tira le fila”. In realtà tutti i grandi artisti lavorano con un management, che ne cura gli interessi e l’immagine. Nel 1977, nei pressi di Londra, su volontà di un certo Malcom McLaren, nacque quella che sarà la prima boyband della storia. Si trattava di un gruppo costruito a tavolino che doveva apparire trasgressivo a tutti i costi. Si chiameranno Sex Pistols, e passeranno alla storia come icona del movimento punk. Paradossale che molti dei commenti del tipo “sono costruiti a tavolino” provengano da persone che hanno come foto copertina la cover di Never Mind the Bollocks.

“Con tutti gli artisti validi che ci sono in Italia…”

Qui abbiamo la combo midiciale: qualunquismo più generalizzazione. Siamo sicuri che l’Italia sia pieno di artisti emergenti, che più che emergenti sono sommersi. Tuttavia non capiamo come questo possa avere a che fare con i Maneskin. La musica non è una competizione sportiva, in cui se uno vince gli altri perdono. Anzi: la musica non è una competizione affatto. Il successo di una band non giustifica l’insuccesso di altri. Ogni artista fa il suo percorso, e di certo il talento conta solo fino ad un certo punto. Siamo sicuri che se i Maneskin, proponendo la stessa musica di oggi, fossero sconosciuti, li si starebbe annoverando tra “gli artisti validi che non hanno successo”. Maledetti Maneskin, vanno in Europa e rubano il posto agli altri! Gomblottoh!

“Suonano solo in playback”

Non ci risulta.

“Li state davvero paragonando a….”

Sfatiamo anche questo mito una volta e per tutte: inserire due entità nella stessa frase non vuol dire paragonarli. Leggere “I Maneskin apriranno il concerto dei Rolling Stones” e ritrovarsi commenti degli haters del tipo “come osate paragonarli” ci fa molto ridere (o piangere). La lettura di migliaia di commenti sui social ci ha insegnato che chi sente il bisogno impellente di paragonare due artisti, spesso, di musica ne capisce ben poco. Come accennato ogni progetto musicale ha senso solo nel proprio contesto di riferimento, perchè ogni artista propone la propria musica. Sarebbe come paragonare Lionel Messi a LeBron James: certo sono entrambi sportivi, certo sono entrambi atleti, certo sono entrambi famosi e iconici, ma lavorano in due modi (e mondi) diversi.

“Tra qualche anno non se li ricorderà più nessuno”

Questa è una frase tipica, che in realtà gli haters rivolgono alla band fin dall’uscita da X-Factor, nel 2017. A me no che non si sia dei veggenti, è impossibile prevedere se una band sarà ancora sulla cresta dell’onda in futuro. I fatti però ci dicono una cosa: sono passati 4 anni e non sono ancora scomparsi, anzi, hanno conquistato progressivamente il tetto del mondo. Soprassediamo poi sulle persone che augurano loro di sparire presto. Augurare l’insuccesso ad altri non è una cosa lodevole, per nessuno.

“Non mi piacciono”

Questo è sinceramente il tipo di commento che ci piacerebbe leggere. E a dirla tutta è anche l’unico che ha senso scrivere. Anche perchè rispetto agli altri di cui sopra (che fanno leva su una presunta oggettività che si rivela poi inesistente), il “non mi piace” è palesemente espressione di un gusto soggettivo. Inoltre il “non mi piace” presuppone che l’utente abbia ascoltato le produzioni della band, ed esprima quindi una legittima opinione personale in merito.

Siamo sicuri che se il dibattito musicale si improntasse su queste basi, discernendo i fatti dalle opinioni, potremmo beneficiarne tutti. Ne beneficerebbe anche e soprattutto il livello culturale, critico e musicale dell’intero Paese. Siamo infine certi che, se li si ascoltasse prima di giudicarli, slegandosi dai vari preconcetti, si potrebbe addirittura arrivare ad apprezzarli. Ma quest’ultima è solo la nostra opinione.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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Commenti

  1. Non sono una ragazzina fanatica,ho sessant’anni,e 3 anni fa sono andata al carroponte di Milano a vedere i maneskin con le mie nipoti,si capiva già il loro carisma,ed io sono ben felice dei loro risultati,se qualcuno ha investito su di loro è solo perché ha visto il loro potenziale.quindi…che vi piaccia o no è così.
    Loro ci sono e ci saranno…..che peccato invece di essere orgogliosi di questi 4 ragazzi!!!!!
    Ciao Damiano,victoria ethan, e Tommaso

    …buona vita e sempre più successo
    Un bacio

  2. Manca la mia categoria: “Quelle cose le facevamo prima di loro”.
    Stesso look “trasgressivo”: damascato, pantaloni a zampa, animalier, smalto nero, matita nera, stessi riferimenti stilistici e musicali, “ambiguità a palate”, canzoni orecchiabili, tour negli Stati Uniti, ma…
    …Era il 2007.
    Fine.

    P.s.- appena usciti li trovavo “mosci” ed un po’insipidi, le cose più recenti sono fighissime.

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