I dirigenti delle quattro più grandi società di social network, ovvero Meta, TikTok, YouTube e Twitter, hanno testimoniato davanti al Senate Homeland Security Committee – Comitato per la Sicurezza Interna del Senato – difendendo le loro piattaforme e i propri fallimenti recenti in termini di sicurezza, privacy e moderazione.
I dirigenti di Meta, TikTok, YouTube e Twitter sono ancora poco chiari sugli sforzi riguardo la sicurezza, la moderazione e la privacy
Il Congresso ha convocato con successo alcuni dirigenti dei social più famosi e utilizzati tra cui Vanessa Pappas, COO di TikTok, e Chris Cox, dirigente di Meta. L’udienza è stata convocata per esplorare l’impatto dei social media sulla sicurezza nazionale in generale e ha toccato argomenti che vanno dall’estremismo domestico e dalla disinformazione alla Cina. È stato discusso anche il CSAM, Child Sexual Abuse Material ovvero un sistema che permette di scansionare le foto presenti nei device, al fine di denunciare i possessori di contenuti pedo pornografici.
Il presidente del comitato, il senatore Gary Peters, ha chiesto a ciascuna società di rivelare il numero di dipendenti che hanno lavorato a tempo pieno nell’ambito della sicurezza. Ciascuna società, però, si è rifiutata di rispondere con precisione. Ciò nonostante tutte fossero al corrente della domanda prima dell’udienza. Jay Sullivan, General Manager of Consumer and Revenue di Twitter, ha però affermato che l’azienda ha 2200 persone che lavorano sulla sicurezza “su Twitter”, anche se non è chiaro se quei dipendenti svolgessero anche altre mansioni.
I dirigenti hanno indicato il numero totale di lavoratori che lavorano nel campo della sicurezza, (trust and safety), ma nessuno ha fatto la distinzione significativa tra moderatori con contratto esterno e dipendenti che lavorano a tempo pieno su tali questioni.
Non è un segreto che la moderazione dei social media sia irregolare e poco presente soprattutto perché queste aziende si rifiutano di investire correttamente nei team che proteggano gli utenti. “Abbiamo cercato di ottenere queste informazioni per molto tempo”, ha detto Peters. “Questo è il motivo per cui siamo così frustrati”.
La moderazione dei contenuti in lingua non inglese è più che debole
Il senatore Alex Padilla ha spostato poi il focus sulla moderazione dei contenuti, interrogando Chris Cox, Chief Product Officer di Meta, sugli sforzi per la sicurezza al di fuori della lingua inglese. “Nella testimonianza afferma di avere oltre 40.000 persone che lavorano su questioni di fiducia e sicurezza. Quante di queste persone si concentrano su contenuti non in lingua inglese e quante di loro si concentrano su utenti non statunitensi?” ha chiesto Padilla.
Cox non ha fornito alcuna risposta, e lo stesso è stato fatto dalle altre tre società nel momento in cui è stato posto loro lo stesso quesito. Si tratta di un tema molto importante poiché più volte sono stati lanciati allarmi riguardo l’inadeguata moderazione dei contenuti in lingua non inglese. Un problema che però non viene preso in considerazione in modo opportuno dalle società in questione, a causa di bias riguardo la lingua inglese.
In un’altra udienza, l’ex responsabile della sicurezza di Twitter e ora segnalatore di illeciti, Peiter “Mudge” Zatko, ha rivelato che metà dei contenuti segnati come da revisionare sono in una lingua che l’azienda non supporta. Anche la segnalatrice di Facebook, Frances Haugen, ha richiamato più volte l’attenzione sullo stesso problema, osservando che l’azienda dedica l’87% della sua spesa per disinformazione alla moderazione della lingua inglese. Ma solo il 9% degli utenti della piattaforma parla inglese.
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TikTok avrebbe negato la maggioranza delle accuse riguardo la privacy degli utenti
Anche Pappas, di TikTok, di fronte al Congresso ha evitato di rispondere a molte questioni, eludendo domande semplici oppure offrendo risposte parziali. Si sarebbe perfino rifiutata di ammettere i documentati collegamenti di TikTok con la Cina. Quando il senatore Rob Portman ha chiesto a Pappas dove ha sede la società madre cinese di TikTok, ByteDance, ha evitato goffamente la domanda affermando che la società è distribuita e non ha affatto un quartier generale.
Pappas, sotto giuramento, avrebbe anche negato categoricamente i rapporti di BuzzFeed secondo cui i dipendenti ByteDance con sede in Cina accedevano regolarmente a dati privati sugli utenti di TikTok statunitensi, anche se tale rapporto è tratto da un audio trapelato.
Il senatore Josh Hawley ha anche approfondito le relazioni di TikTok con il governo cinese. “Ci sono membri del Partito Comunista Cinese impiegati da TikTok o ByteDance, o no?” chiese Hawley. Pappas ha evitato di rispondere direttamente, ma alla fine la risposta è stata che nessuno che prende “decisioni strategiche” in azienda ha legami con il governo cinese.
Insomma, sembra impossibile che nel breve futuro qualcosa possa cambiare dal punto di vista della privacy, della sicurezza e la moderazione di queste piattaforme. Le aziende continuano a eludere le domande più ostiche e, di questo passo, sarà davvero difficile fare luce nella questione.
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