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La propaganda russa ora si affida anche ai TikToker

Mosca punta anche su TikTok. Una serie di influencer russi sembrano essere stati pagati dal governo per postare video a favore del Cremlino, raccontando una visione distorta dalla guerra in Ucraina. A scoprirlo è stato VICE News, che ha intercettato un canale Telegram segreto utilizzato per coordinare i TikToker, dicendo loro cosa dire, cosa mostrare in video, quali hashtag usare e quando postare i propri contenuti.

E no, non è una novità recente. A quanto pare la campagna è iniziata con l’invasione e ha coinvolto un elevato numero di influencer, alcuni dei quali con oltre 1 milione di follower.

TiKTok usato per la propaganda russa

Pochi giorni fa TikTok ha deciso di sospendere l’upload di nuovi contenuti per tutti gli utenti che si trovano all’interno della Federazione Russa. Questo però non sembra aver fermato la campagna.
Mercoledì l’amministratore del canale Telegram – pare un ex giornalista – ha chiesto ai TikToker di postare un video che invocasse l’unità nazionale e che includesse una traccia audio in cui Putin invita tutti i gruppi etnici della Russia a rimanere uniti in tempo di guerra. Il messaggio postato su Telegram includeva anche indicazioni sulle emoji da usare, il testo da abbinare ai propri video e la strategia per aggirare proprio il blocco imposto da TikTok.

Queste istruzioni sono state cancellate mercoledì notte, dopo il primo tentativo di VICE News di contattare l’amministratore del canale. VICE però fa notare che un TikToker, d00zenn, ha postato comunque un filmato che rispecchiava perfettamente le indicazioni. Non è chiaro se sia stato pagato o meno per questo contenuto, anche perché l’influencer non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione a riguardo.

Una strategia preparata da tempo?

Quella di TikTok non sembra essere una strategia improvvisata. Il canale Telegram infatti è stato creato alla fine del 2021, cosa che gli ha permesso di superare i 500 membri.
All’inizio però le campagne offerte riguardavano servizi dedicati alle scommesse o aziende in grado di supportare finanziariamente gli studenti, insieme a progetti legati ad obiettivi governativi, come la campagna vaccinale, le Olimpiadi Invernali e il sostegno all’economia russia. Qualche settimana fa però sono comparse le campagne a favore dell’invasione dell’Ucraina.

Uno di questi tentativi di propaganda è stato intercettato dalla fotografa Ucraina Christina Magonova, con una serie di influencer di spicco che pare abbiano postato lo stesso video. Quale? Uno in cui, leggendo lo stesso copione, i TikToker accusavano gli ucraini di genocidio, ai danni ovviamente di tutti i russofoni presenti nella regione del Donbas.

Tra i creator coinvolti troviamo Viktoriya Fomina (1,8 milioni di follower), Fentazi90 (1,2 milioni di follower), Roldozzer (1,4 milioni di follower) e Kirill Felix (1,4 milioni di follower). Tutti quanti contattati da VICE per una dichiarazione che, come potete immaginare, non è mai stata rilasciata.

Purtroppo non è possibile quantificare la portata e l’impatto di questa campagna social portata avanti dalla Russia. Sicuramente non si tratta di una delle più raffinate messe in campo fino ad ora. Su Facebook e Twitter abbiamo visto, in anni recenti, tentativi molto più sofisticati di influenzare l’opinione pubblica, lontani da quanto riportato da VICE per TikTok. Usare le stesse parole, le stesse tracce audio, gli stessi video e la stessa musica sicuramente rende tutto molto meno credibile agli occhi della popolazione russa, con gli utenti di TikTok che, per primi, hanno notato le somiglianze e hanno iniziato a porsi qualche domanda. Insomma, per molti è evidente che questi influencer siano stati pagati per esprimersi a favore del governo di Mosca.
L’entità dell’investimento però rimane ignoto anche se, stando a quanto riporta un TikToker russo, i prezzi sembrano molto bassi, circa 17 dollari per post.

Tutto questo non farà che rendere ancora più difficile il lavoro di TikTok. L’azienda non ha voluto rilasciare specifiche dichiarazioni rispetto a quanto scoperto da VICE News ma è chiaro che il lavoro di moderazione è diventato improvvisamente molto più delicato e imponente di quanto non fosse prima dello scoppio della guerra.

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Source
VICE

Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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