Un’altra navicella di SpaceX è esplosa. È accaduto lunedì 1 febbraio nei cieli del Texas: il prototipo Starship SN9 si è schiantato sulla sua piattaforma di atterraggio dopo aver raggiunto un’altezza di circa 33.000 piedi (più o meno equivalenti a 10 chilometri).
Ma cosa non ha funzionato nella manovra finale?
Navicella di SpaceX esplosa: i motivi dell’incidente
Stavolta è toccato a Starship SN9, chiamata così perché corrisponde al nono di una serie di prototipi di razzi voluti da Elon Musk, CEO di SpaceX, e costruiti nel sud della Florida.
Il veicolo di lancio spaziale, ancora in piena fase di sviluppo, dopo aver raggiunto l’altezza massima ha invertito la rotta per affrontare un atterraggio controllato. È qui che un motore non ha funzionato correttamente e la navicella non è riuscita ad assumere l’assetto verticale prestabilito. Il problema è forse da addebitare anche a un’eccessiva velocità durante la manovra: fatto sta che il vettore è esploso in una spettacolare palla di fuoco.
Il sogno di Elon Musk di raggiungere Marte, dichiarato anche recentemente sul social Clubhouse, dovrà forse attendere.
Il precedente dell’SN8
Starship SN9 è la seconda navicella di SpaceX esplosa in volo nel giro di poche settimane. Un fatto simile era già successo lo scorso dicembre con SN8, il prototipo precedente. E la dinamica è stata quasi identica: una serie di manovre perfette e poi lo schianto in fase di atterraggio.
I vertici di SpaceX minimizzano, sottolineando come in questo stadio di test precoci gli intoppi sono fisiologici. Escluso l’atterraggio, c’è stata comunque grande soddisfazione per tutte le altre fasi della prova.
Resta qualche dubbio sull’opportunità di rendere pubblico il programma di sviluppo in questa fase di test.
Grandi attese, grande delusione
C’era un bel fermento intorno al test di Starship SN9. All’indomani dell’esplosione di SN8 un portavoce dell’FAA (Federal Aviation Administration) aveva infatti dichiarato: “continueremo a lavorare con SpaceX per risolvere i problemi di sicurezza in sospeso prima di approvare il prossimo volo di prova”. E aveva chiarito che “pur riconoscendo l’importanza di muoversi rapidamente per promuovere la crescita e l’innovazione nello spazio commerciale, la FAA non comprometterà la sua responsabilità di proteggere la sicurezza pubblica”.
I tecnici di SpaceX, proprio per evitare il ripetersi dell’incidente occorso a SN8, erano intervenuti modificando i serbatoi di testa, che nel caso di Starship SN9 sono stati tenuti in pressione con l’elio.
Sul sito ufficiale della società si leggeva inoltre che “SpaceX tenterà un test di volo ad alta quota della Starship numero di serie 9 (SN9), il secondo test di volo suborbitale ad alta quota di un prototipo di Starship dal nostro sito nella contea di Cameron, in Texas”.
Lo stile di Elon Musk
In realtà non c’è troppo da stupirsi che SpaceX scelga di rendere pubblici anche questi primi test, nonostante gli evidenti problemi ancora da risolvere. Elon Musk, CEO dell’azienda, ha addirittura scelto di mostrare il lancio in diretta sul sito ufficiale.
Questo atteggiamento spavaldo è perfettamente in linea con Musk. Definito con uno scialo di aggettivi (geniale, visionario, arrogante), l’uomo più ricco del mondo è certamente il perfetto prototipo dell’imprenditore moderno. Capace di parlare in modo semplice e diretto, Musk ha un fiuto impareggiabile nell’intercettare tendenze e desideri. Capta con straordinaria sensibilità le potenzialità dei nuovi media: basti pensare, lo abbiamo già scritto, alla sua prima apparizione su Clubhouse, social ancora in fase sperimentale.
Da grande comunicatore quale è, Musk conosce a memoria il motto di Oscar Wilde: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.
Per questo, nonostante il parziale fallimento della navicella Starship SN9, il successivo prototipo SN10 è già quasi pronto. E c’è da scommettere che, vada come vada, anche stavolta si potrà assistere alla diretta del lancio.
Il progetto SpaceX
Musk, fondatore di PayPal e Tesla Motors, ha inventato SpaceX nel 2002, con l’obiettivo dichiarato di creare le tecnologie necessarie a ridurre i costi dell’accesso allo spazio. E per permettere, in un futuro prossimo, la colonizzazione di Marte.
Dal primo razzo privato lanciato in orbita (Falcon 1, nel 2008) a oggi la società ha condotto operazioni per un valore complessivo di circa un miliardo di dollari, ha firmato contratti con la NASA, l’United States Air Force e altri enti pubblici e privati di primissimo piano.
Non sarà certo una navicella esplosa a fermare SpaceX, e soprattutto ad arrestare i sogni e le ambizioni del suo CEO e uomo simbolo, Elon Musk.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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