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Recensione Astral Chain, contaminazioni aliene inseguendo Chimere

In esclusiva Nintendo Switch l'ultima fatica dello studio di NieR: Automata e Bayonetta 2, tra sfide spaziali ed epidemie da scongiurare

Le porte dell’inferno si sono spalancate. L’infezione sta dilagando senza sosta tra gli umani. Esseri mostruosi e temibili hanno varcato i Portali per conquistare anche la Terra. In poche frasi, abbiamo delineato il pandemonico quadro della situazione che PlatinumGames ha in serbo per noi nel suo ultimo titolo in esclusiva Nintendo, tanto atteso negli ultimi mesi e che non abbandona il sapore agrodolce che abbiamo imparato a gustare nei giochi di questo team. Parliamo di Astral Chain, in arrivo il 30 agosto su Nintendo Switch dopo lunga gestazione che vede al timone Takahisa Taura, già noto al pubblico nel ruolo di lead designer in NieR: Automata e che ha fatto di quest’ultimo lavoro il suo banco di prova in qualità di director e responsabile dell’ideazione e della progettazione. Ormai impazienti, abbiamo messo le mani su questa avventura dinamica e di azione dai chiari riferimenti allo stile orientale e con tanta nostalgia e azione, che ci ha sorpreso ed emozionato sin dagli esordi.

Alle porte dell’Inferno

Con un taglio decisamente cinematografico e con l’eccitazione che sprizza da tutti i pixel, si apre il sipario di Astral Chain su una visione d’insieme ben poco lieta, come le consuete atmosfere respirate in NieR: Automata o Babylon’s Fall. Giugno 2078; ancora una volta ambientata nel futuro, la vicenda esordisce quando l’umanità è a rischio estinzione e la popolazione terrestre si è rifugiata su Ark, un’arca in grado di preservare l’uomo dal disastro definitivo. Ma ci sono minacce ben peggiori che l’Unione non desidera rivelare e nemmeno Ark è un luogo ormai sicuro: le Chimera, diverse creature misteriose e aliene, stanno spargendo materia rossa, facendo prigioniere le persone inviate su Astral Plane e invadendo l’ultima roccaforte rimasta, l’ultima speranza del genere umano. La palla passa così all’unità speciale di polizia, denominata Neuron, chiamata a dare una bella lezione a questi mostri dall’aspetto molto simile a macchine dalle forme articolate e letteralmente “spaziali”, così come dovranno contrastare l’attacco nemico non solo grazie all’uso di armi di diverso calibro, ma anche chiamando a sé altrettanti esseri, i Legions.

Questi ultimi verranno affidati anche a due fratelli gemelli orfani, protagonisti principali della vicenda, giovani ragazzi combattenti in questa unità speciale e selezionati da Yoseph Calvert, ideatore dei Legion affiancato dall’assistente Brenda Moreno, la quale gli indica proprio i due giovani.

Cresciuti sotto l’ala protettrice di Maximilian, padre adottivo e veterano dei Neuron, entriamo finalmente in campo noi, dopo diversi minuti di sequenze animate di grande effetto scenico e dal coinvolgimento indubbio: potremo scegliere se controllare il protagonista maschile o femminile e personalizzarlo parzialmente, a cominciare dal suo nome. Possiamo soltanto anticiparvi che il fratello guidato dall’IA verrà chiamato Akira Howard, mentre per noi avremo a disposizione nomi di origine vagamente orientale e la possibilità di scegliere il colore di alcune caratteristiche fisiche (incarnato, occhi, capigliatura e via discorrendo). Non ci resta che correre ai ripari, sfoderare ogni arma a nostra disposizione e lanciarsi all’attacco!

Gameplay al cardiopalma con qualche battuta di arresto

Un momento, però: buttarsi nella mischia non potrà avvenire con troppa fretta, tanto meno in momenti di particolare longevità, almeno all’inizio. Le sequenze animate e i dialoghi saranno davvero parecchi e spesso non ci permetteranno di dare sfogo vero e proprio al nostro desiderio di combattimento, almeno nelle primissime ore di gioco. Questo è uno dei pochi tratti mal sopportati di Astral Chain, equilibrati però da una buona dose di hype, ritmo martellante dettato sia dalla messa in scena, sia dalla colonna sonora e da un’introduzione letteralmente a tutto gas: ci troveremo in sella ad un potente bolide, lanciato a tutta velocità in un tunnel, tra esplosioni, proiettili, vetture di ogni dimensione pronte ad ostacolarci il cammino e altri effetti speciali preparati a puntino per un’introduzione al gioco con i fiocchi.

Il problema è che sensazioni così adrenaliniche saranno poche: il resto sarà dettato prettamente da missioni da portare a termine e da combattimenti via via sempre più impegnativi, la cui difficoltà è dettata anche dalla modalità con cui decideremo di affrontare il gioco: normale, semplice o molto semplice, ciascuna delle quali va a impattare sulla quantità di batterie del nostro DAE, la possibilità o meno di accumulare punti per aumentare di rango e,chiaramente, l’approccio al gameplay nella sua totalità. Questo non significa che la noia regnerà padrona della partita, anzi: potremo affrontare il gioco nella modalità che più ci conviene, modificandola anche in corso d’opera e avventurandoci per le strade di un mondo alla rovina, analizzando più dettagli e indizi possibili grazie al sistema di scansione IRIS in realtà aumentata.

Il sistema è uno dei migliori esempi tecnologici che Astral Chain possa avere in serbo per noi, permettendoci di individuare quante più evidenze possibili per proseguire nel gioco e raccogliendo parole chiave, utili alla risoluzione dei casi e consultabili in un apposito menù. Il sistema risulta sicuramente agevole, al netto di qualche sporadica difficoltà d’uso, tra focus molto sensibili al tocco del joystick ed una grafica parzialmente difettosa, di cui parleremo meglio in seguito. Concentriamoci ora sul contenuto vero e proprio di quanto incontriamo in partita: il gioco vero e proprio si snoda in un insieme di puzzle da risolvere sotto forma di indagine e da combattimenti, questi ultimi resi parecchio interessanti dalla combo con i Legion, chiamati in nostro aiuto grazie al Legion, una sorta di IA che serve anche per contenere mappe, oggetti e tutto il menu a nostra disposizione.

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Quando il gioco si fa duro…

In combattimento, i Legion possono essere paragonati ai Guardian Force di Final Fantasy o a una sorta di Miraggi in World of Final Fantasy, ma che rimarranno incatenati a noi e sottoposti al nostro volere. Potremo chiamarli in nostro soccorso e ci daranno effettivamente un supporto non indifferente, accompagnati dalla nostra crescita progressiva e non difficile da portare avanti in partita. Il nostro grado aumenta a seconda di quali e quante missioni concludiamo, senza dimenticare l’efficacia e la bravura che ci porteranno alla conclusione di ognuna combattendo velocemente e risparmiando tempo, tutte specifiche di cui si terrà conto. Infatti ogni capitolo è diviso in file, ciascuno a sua volta contenente diverse missioni, rosse e blu, ossia una sorta di distinzione tra primarie e secondarie.

La difficoltà in crescendo nella risoluzione di queste ultime sarà corrisposta da altrettanta complessità che renderà anche più interessante e avvincente la partita, tutto però ben commisurato alla modalità scelta e senza complicare troppo la questione. Osservando invece i Legion, questi saranno sempre legati a noi, nel vero senso della parola: una sorta di catena virtuale li terrà collegati sempre al loro padrone, ma non potremo averli al fianco in maniera costante poiché la loro forza decresce velocemente e dovremo ricustodirli per ricaricarli e farli tornare alla massima potenza, il tutto comunque in tempo breve.

Un anime in veste militare

Analizzando invece lo studio celatosi dietro il concepimento della grafica e del design di ogni dettaglio, è innegabile l’attenzione che ha portato a realizzare aspetti come la descrizione del titolo di ogni capitolo, spesso limitato ad un solo sostantivo il cui significato viene esplicitato in parentesi quadre (una soluzione già vista talvolta in NieR: Automata, ma sempre piacevole e interessante da osservare). Tutto viene pensato per rendere la partita gradevole e coinvolgente, ponendo l’accento su tutta la vicenda della missione militare, con colpi di scena e stile cinematografico nelle schermate in cui si indica ogni dettaglio particolare, tra cui luogo, data e ora per spiegarci quanto sta accadendo.

Anche il menù sarà a prova di dettaglio, così come le schermate riassuntive a fine missione e fine livello, le quali ci presentano ogni tipo di attacco sferrato con il relativo punteggio ottenuto. Ogni tendina è ben navigabile e comprensibile, dal carattere di dimensioni un po’ piccole, ma nel complesso ben congeniato e dal colore di sfondo personalizzabile anche’esso in un’ampia gamma. Nell’uso dei comandi notiamo una sola pecca: non vi è alcun uso del touch screen della console, ma praticamente ogni altro tasto dei Joy-con è ampiamente sfruttato. Il salvataggio del gioco avviene in automatico abbastanza di frequente, ma non avremo a disposizione parecchi slot, contandone solo due per rifare eventualmente la partita con il personaggio di sesso diverso a quello scelto in precedenza.

La colonna sonora ci è sembrata davvero ben curata, dal ritmo martellante e ben fusa con il doppiaggio dei personaggi, diviso tra automi e umani. Il lavoro svolto da recupera quel tono militare e di azione che si fondono perfettamente con alcuni aspetti recuperati da alcuni titoli di chiara notorietà: notiamo a tratti lo stile nella camminata del personaggio femminile simile a quello riscontrato in NieR: Automata di 2B, le battaglie alla Bayonetta, così come la colonna sonora ricalca la musica trionfale ascoltata nei migliori momenti durante gli attacchi militari dei SeeD e anche graficamente, il primo impatto visivo ricorda la distruzione osservata a Cocoon nel mondo di Final Fantasy XIII.

Tutte queste prese in prestito sono state unite in una realizzazione progettuale ben fatta, grazie anche a uno stile grafico che rende omaggio a quello degli anime, tra colori e dinamicità affiancati da un ritmo parecchio sostenuto, sia nelle scene d’azione come in battaglia, sia nelle sequenze animate, che interrompono un po’ troppe volte l’azione e non sono brevissime. Anche le creature aliene riprendono gli stilemi concettuali visti in passato in Gundam e Digimon, fondendo però la cultura orientale con una totale localizzazione italiana in ogni momento di gioco.

Astral Chain: acquistarlo oppure no?

Astral Chain ha sicuramente gran valore dalla sua parte, ma non dimentichiamo alcuni difettucci, tra i quali spicca in alcuni frame e dettagli l’evidente artificiosità di persone e oggetti. Inoltre ci sono parecchi glitch frequenti nei contorni di forme e figure di personaggi e altri elementi, talvolta fastidiosi, dando la sensazione di una messa a fuoco mal riuscita. Alcune pecche della telecamera che non segue sempre fluidamente e in sincronia i nostri movimenti, oltre ad alcuni bug dove il nostro personaggio oltrepassa i limiti della fisica, ritrovandosi inglobato in alcuni oggetti e talvolta nelle pareti. Difetti sicuramente evitabili, considerando il titolo in questione e l’importanza ad esso attribuita, ma questo non disturba particolarmente l’esperienza di gioco globale, che si dichiara fluida e interessante.

Quest’ultima fatica vale sicuramente la pena di essere provata, soprattutto dagli amanti del genere di azione militare e da coloro che non desiderano altro che rifarsi gli occhi di scene in stile anime e di combattimenti parecchio scenografici. Al netto di qualche pecca onestamente risolvibile, il ritmo è buono e l’interesse stenta a decrescere, per quanto gli scenari proposti non siano moltissimi e dalle diversità notevoli. Sicuramente ci saranno plot twist che daranno un guizzo alla trama e ci faranno gustare ancora di più un’avventura all’ultimo essere umano da salvare!

Astral Chain

Pro Pros Icon
  • Storia interessante e ricca di combattimenti
  • Ritmo ben calibrato
  • Elementi rielaborati da precedenti videogiochi di successo
  • Totale localizzazione in italiano
Contro Cons Icon
  • Scenari abbastanza ripetitivi
  • Azione spesso interrotta da sequenze dialogiche e animate
  • Diversi difetti grafici evitabili

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Autore

  • Francesca Sirtori

    Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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