Rise – La vera storia di Antetokounmpo: com’è il film Disney+

Da The Last Dance in poi, il basket è stato sempre più utilizzato dal panorama audiovisivo contemporaneo come metafora della vita e come mezzo espressivo per riflettere sulle cadute e sulle successive risalite che costellano il nostro cammino. Proprio una risalita è al centro di Rise – La vera storia di Antetokounmpo, film originale Disney+ (disponibile da oggi sulla piattaforma) incentrato sulla star NBA Giannis Antetokounmpo, per due volte MVP della lega nonché vincitore del campionato nel 2021 con i suoi Milwaukee Bucks. Una storia edificante ma dal contesto drammatico: i genitori di Giannis Antetokounmpo si sono infatti trasferiti dalla Nigeria ad Atene quando il cestista non era ancora nato, separandosi dal loro primogenito; lo stesso Giannis e altri tre suoi fratelli sono cresciuti da apolidi, in quanto le leggi greche sulla cittadinanza sono ancora normate dallo ius sanguinis.

In perfetta continuità con il Draft NBA 2022 (che hanno visto la chiamata con il numero 1 dell’italoamericano Paolo Banchero), con la crescente popolarità del film Netflix con Adam Sandler Hustle e con la programmazione su Sky e Now della serie Winning Time: L’ascesa della dinastia dei Lakers, Rise – La vera storia di Antetokounmpo tratteggia un toccante racconto di riscatto e determinazione, in cui il basket si trasforma progressivamente nell’unica speranza per un affiatato nucleo familiare di affrancarsi dai paradossi e dalle miserie della burocrazia. Un’opera in cui il regista nigeriano Akin Omotoso trova il giusto equilibrio fra romanzo sportivo, critica sociale e pungente analisi dei retroscena del basket professionistico, con al centro il concetto di famiglia e una figura di padre mentore che ricorda il Will Smith di Una famiglia vincente – King Richard.

Rise – La vera storia di Antetokounmpo: perseveranza e unità familiare in un edificante romanzo sportivo

«Si chiama perseveranza», dice il fratello del protagonista di È stata la mano di Dio mentre ammira l’allenamento di Diego Armando Maradona sui calci di punizione. Perseveranza che è anche il faro della carriera di Giannis Antetokounmpo, arrivato al basket abbastanza tardi e con un percorso sportivo ed esistenziale completamente diverso da quello della maggior parte dei cestisti NBA. Senza un solido e rodato ingranaggio di sport giovanile alle spalle, Giannis cresce da immigrato irregolare per le vie di Atene, dividendosi fra la vendita abusiva di souvenir turistici e le prime nozioni sportive impartitegli dal padre, come il concetto che “se segna uno di noi, segniamo tutti”, fondamentale dentro e fuori dal terreno di gioco.

Il talento c’è ed è evidente, ma il lavoro sul campo del protagonista è altrettanto importante. Akin Omotoso è abile a raccontare per immagini i continui miglioramenti di Giannis, che inizialmente appare meno dotato del fratello maggiore Thanasīs (anche lui giocatore professionista, come i fratelli minori Kōstas e Alex). Con l’allenamento e l’abnegazione, i primi rudimentali tiri a canestro si trasformano lentamente in spettacolari punti, la tecnica si affina sempre più e la straripante fisicità di Giannis diventa un mezzo con cui dominare le partite della squadra giovanile greca in cui gioca insieme al fratello. Ma la strada verso la cittadinanza è ancora lunga. Ai rigidi burocrati, capaci di negare che un ragazzo nato e cresciuto in Grecia sia greco, non basta infatti neanche la prospettiva dell’approdo alla massima serie di basket locale: un potenziale campione di questo sport rischia di restare per sempre invisibile.

Quando lo sport si intreccia con la vita

Il percorso lungo e tormentato del protagonista non può essere esente da semplificazioni nel momento della sua traduzione in racconto cinematografico, ma Rise – La vera storia di Antetokounmpo è sempre rispettoso e sincero nei confronti del pubblico, che anche in una storia di straordinario successo come questa può facilmente riconoscere le storture della società contemporanea e il potere salvifico dello sport. Merito indubbiamente della mano abile e consapevole di Akin Omotoso, ma anche dell’intensità e della spontaneità dei protagonisti Dayo Okeniyi, Yetide Badaki, Manish Dayal, Taylor Nichols, Ral Agada e Uche Agada, corpi attoriali perfetti per la rappresentazione della straordinaria storia di quella che, tornando al parallelo con Una famiglia vincente – King Richard, possiamo tranquillamente considerare la famiglia Williams del basket.

Rise – La vera storia di Antetokounmpo è sport che si intreccia con la vita, passione che si confronta con la pura speculazione e toccante inno alla determinazione nella lotta contro i soprusi, attraverso tre continenti. Un’opera motivazionale, che rimpolpa il catalogo di produzioni originali Disney+ e regala un sorprendente ritratto dell’imprevedibilità della vita e della sua più efficace metafora, cioè lo sport.

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