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La bufala della settimana: Roberto Saviano e il bambino ferito a Mariupol

L'immagine inserita è del 2015

Cari lettori, oggi torniamo a parlare del conflitto tra Russia e Ucraina, e lo facciamo dandovi conto di una bufala a suo modo esemplare.

Abbiamo perso il conto del numero di volte in cui vi abbiamo ribadito come questo conflitto, il primo narrato in buona parte dai social media, stia in qualche modo cambiando il modo di narrare. Non di narrare un evento bellico, ma un evento tout court.

La quantità di notizie veicolata dai nuovi media è immane. A tale quantità, però, non corrisponde sempre un’assoluta qualità. Ciò significa che informazioni di indubbia attendibilità si alternano a fake news, create ad arte da ambo le parti a fini propagandistici.

E gli utenti non sempre sono capaci di distinguere il vero dal falso. Anche i più avveduti, peraltro, presi nel vortice incessante delle notizie – e desiderosi di rimanere costantemente aggiornati – sacrificano parte del tempo che andrebbe destinato alla verifica delle fonti, pur di non perdere l’ultimissima news.

Ma solo gli utenti rischiano di cadere nella trappola delle bufale?

bandiera Ucraina

Roberto Saviano la foto del bambino ferito a Mariupol

Sembra proprio di no. L’ansia di dare in pasto al pubblico notizie sempre nuove, e se possibile di forte impatto emotivo, rischia di far prendere grossi granchi anche a inappuntabili giornalisti o, più in generale, a personaggi pubblici.

È quanto successo pochi giorni fa a Roberto Saviano, che ha mostrato la foto di un bambino ferito nei pressi di Mariupol. Ricostruiamo quanto accaduto.

Roberto Saviano e il bambino ferito: la bufala

Alle 12.44 di venerdì 15 aprile, Roberto Saviano ha pubblicato un tweet. Il cui testo è il seguente: “Non cercare alibi alla guerra di #Putin è il dovere di chi traccia memoria di questo conflitto che si accanisce sui corpi dei civili. Rispettare questo dolore significa non farsi cassa di risonanza della propaganda di Mosca.”

Il cinguettio contiene anche un’immagine: Roberto Saviano ha scelto la foto di un bambino ferito. La fotografia è esplicita quanto il testo, e dovrebbe fungere da contraccolpo emotivo, per indignare gli utenti e convincere anche i più scettici a osteggiare l’ideologia di Mosca. Peccato, però, che l’immagine scelta non abbia alcun riferimento diretto con la guerra in corso.

L’immagine scelta da Saviano

Sì, perché il bambino ferito mostrato da Roberto Saviano si chiama Mykola Nyzhnykovskyi. È un giovanissimo ucraino (aveva undici anni ai tempi della foto) vittima dello scoppio di una granata inesplosa mentre giocava nella propria casa, nei pressi di Mariupol. Nello scoppio, avvenuto nell’agosto del 2015, ha perso la vita il fratello di Mykola, Danyo.

L’immagine è stata scattata nel dicembre 2015 dalla fotografa Marta Iwanek all’ospedale pediatrico Shriners Hospitals for Children di Montreal, dove il bambino è stato curato.

La granata, peraltro, sarebbe stata utilizzata per l’addestramento dei militari ucraini, allora in guerra nel Donbass.

Le critiche

Un coro di critiche è piovuto su Saviano, accusato di scarsa professionalità, intanto per l’esibizione del corpo mutilato di un minore. Un modo, su questo non c’è molto da discutere, per avallare un giornalismo ricattatorio, che preferisce esibire il dolore anziché stimolare il ragionamento e il senso critico.

E poi ci sarebbe il gesto poco opportuno di adoperare un’immagine del tutto decontestualizzata. E senza, si badi, fare alcun cenno alla decontestualizzazione stessa.

A questo punto, si danno due possibilità: che Saviano (o lo staff che gestisce i suoi profili social) abbia agito in modo consapevole o meno. In ciascuno dei due casi, si tratta di una bufala esemplare. Vediamo perché.

Roberto Saviano e il bambino ferito: l’ipotesi della malafede

Partiamo dall’ipotesi più facile da analizzare: la malafede. Se Saviano avesse deliberatamente inserito un’immagine presa da altro contesto, non potremmo che ribadire la doppia perplessità di tanti che hanno commentato in calce al suo tweet. Resta il duplice scivolone deontologico: l’utilizzo ricattatorio della foto di un minore, e in più l’uso di una foto fuori contesto, pur di smuovere le coscienze degli utenti di Twitter.

Roberto Saviano e il bambino ferito: l’ipotesi della buona fede

Più interessante il caso della buona fede di Saviano. In tal caso, pur rimanendo criticabile la scelta di esibire il corpo mutilato di un bambino, decadrebbe l’accusa di aver subdolamente inserito una foto del 2015 spacciandola per una attuale.

Ma si aprirebbero altri interrogativi: perché anche Saviano non si preoccupa di verificare l’origine di ciò che pubblica? Per l’urgenza di dare in pasto ai suoi follower notizie (o, in questo caso, immagini) scioccanti? Per ingenuità? Perché anche lui è preso – benché nel ruolo non del fruitore ma del dispensatore – nel vortice di un’informazione troppo rapida per poter badare alla qualità?

Viene poi la tentazione di incasellare tutti questi dubbi in una domanda più grande, che riguarda Saviano solo come rappresentante di una categoria: perché permettere a coloro che hanno competenze specifiche su un determinato ambito di prendere pubbliche posizioni su… pressoché tutto, compresi argomenti che poco conoscono, poco hanno frequentato e sui quali poco sono aggiornati?

C’è un’ultima considerazione, che di nuovo muove da Saviano ma che comprende una ben vasta platea: perché, oggi, è così difficile chiedere scusa, ammettere di essere incappati in un errore?

Saviano, infatti, ha rilanciato il post su Facebook, aggiungendo una parte di testo: “Mi segnalano che questa foto che ho raccolto su @ukrainabezcenzury è del 2015. Nulla cambia nel testo che ho scritto e che ribadisco con ancora più forza.”

E anche in questo caso, come i nostri lettori potranno constatare, i commenti non sono stati teneri.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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