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Aziende tech e social media isolano la Russia

La guerra voluta da Putin sta provocando la risposta del mondo della tecnologia

Dopo l’invasione dell’Ucraina che ha fatto scoppiare la guerra, diverse aziende tech e di social media stanno rispondendo alla Russia e a Vladimir Putin. Azioni da parte di aziende private ma che hanno l’impatto di sanzioni governative. Con alcune aziende social che hanno messo in atto misure per contenere la disinformazione propagandata dalla Russia, oltre a diverse operazioni economiche contro il Cremlino.

Il mondo tech e i social media isolano la Russia

La guerra imperversa in Ucraina, con le immagini cruente e drammatiche che stanno facendo il giro del mondo. Suscitando una condanna pressoché universale dell’operazione russa. Ma c’è anche una battaglia economica e tecnologica, combattuta anche dalle aziende tech più importanti.

L’obiettivo è quello di tutelare gli utenti ucraini e impedire un’ulteriore diffusione di disinformazione e propaganda russa riguardo il conflitto. E il Cremlino, in alcuni casi, ha già risposto in maniera diretta. Con il risultato di isolare sempre di più la Russia. Facciamo quindi il punto della situazione.

Facebook blocca gli account di stato russi ed etichetta le fake news

Facebook blocca annunci russia

La campagna russa ha sfruttato una forte propaganda perpetrata dai media di stato, in atto da anni. Ma dallo scoppio del conflitto, ci sono stati diversi report di finti account che hanno diffuso notizie false su diversi canali, fra cui Facebook e Telegram.

Da un lato ci sono stati oltre quaranta account fasulli, pagine e gruppi che hanno pubblicato notizie filorusse, cercando di screditare gli alleati occidentali dell’Ucraina. Dall’altro Ghostwriter ha attaccato gli account di diverse personalità russe, postando false a loro nome. E poi ci sono diversi apparati media russi che stanno diffondendo informazioni false e fuorvianti. Che il Cremlino ha chiesto di non controllare per il fact-checking: richiesta respinta al mittente da Facebook.

Meta ha annunciato diverse iniziative per limitare la diffusione di fake news facendo rispettare le proprie policy interne, aumentando il numero di fact-checker e fornendo ulteriori fonti di informazione riguardo il conflitto. In particolare ha annunciato l’assunzione di esperti in lingua madre per monitorare i contenuti diffusi in Ucraina e Russia.

Inoltre l’azienda ha annunciato di aver bloccato su richiesta di Kyiv in Ucraina gli apparati mediatici russi, che già nel weekend non poteva più utilizzare i post pubblicitari per diffondere disinformazione. Inoltre hanno iniziato ad apporre etichette che comunicano quando le informazioni arrivano da media di stato controllati o influenzati dal Cremlino. Potete trovare tutte le iniziative di Facebook nella pagina dedicata.

In risposta, il Cremlino sta restringendo l’accesso a Facebook in Russia, come riporta Reuters.

La risposta di YouTube e Google all’invasione russa

YouTube Netflix

Anche YouTube ha bloccato le informazioni provenienti dagli account legati ai media di stato russi, come RT e Sputnik. Da sabato 26 queste emittenti non potranno più ricavare soldi dagli spot e dalle inserzioni sui video caricati. Poiché sono caricati oltre 300 ore di video ogni minuto sulla piattaforma, YouTube di demonetizzare per il momento tutti gli account legati a personalità vicine a Putin. Il nome più noto è quello di Margarita Simonyan, 41enne direttrice di RT.

Inoltre YouTube ha spiegato che penalizzerà con i propri algoritmi i video filo-Putin, come spiega Farshad Shadloo, capo delle comunicazioni istituzionali di YouTube. Inoltre tutti i canali mediatici già espressamente citati come propagandistici dall’Unione Europea, non saranno accessibili in Ucraina per richiesta del governo di Kyiv (come successo per Facebook).

Google Europe ha poi annunciato di aumentare lo sforzo nel factchecking sulle notizie false. Inoltre ha disabilitato alcuni strumenti di Google Maps, come quelli sull’affollamento delle aree e sul traffico in tempo reale, per evitare di aiutare l’esercito russo a trovare bersagli bellici.

I social isolano la Russia: anche Twitter blocca la pubblicità

twitter 2021 10 d
twitter 2021 10 d

Anche Twitter ha congelato temporaneamente la pubblicità in Russia e in Ucraina, per impedire che si potessero diffondere informazioni fasulle con account non direttamente collegati a Putin e al suo apparato propagandistico. Inoltre ha bloccato anche i tweet suggeriti da utenti non seguiti, in modo da evitare la diffusione di fake news.

Stiamo monitorando attivamente i rischi associati al conflitto in Ucraina, inclusa l’identificazione e l’eliminazione dei tentativi di amplificare informazioni false e fuorvianti” ha spiegato Twitter. Inoltre ha spiegato che indirizzerà gliutenti verso i Momenti che mostrano informazioni curate dal team del social per evitare che si diffonda informazioni fuorvianti e senza contesto.

Anche in questo caso sono aumentati i controlli dei tweet. Ma anche in questo caso la Russia sta rispondendo in maniera diretta, con molti utenti e giornalisti in Ucraina che riportano l’impossibilità di accedere al social.

Altre aziende tech che isolano la Russia

Oltre ai social, anche altre aziende tech stanno attivamente condannando e limitando l’accesso tecnologico del Cremlino a risorse fondamentali. Sia Intel che AMD hanno annunciato un ban tecnologico senza precedenti. Con il produttore di chip TSMC che annuncia: “Rispettiamo tutte le leggi e i regolamenti applicabili e siamo pienamente impegnati a rispettare le nuove regole di controllo annunciate sulle esportazioni“.

Il ban tuttavia dovrebbe riguardare solamente le aziende e gli orgasmi statali, non i beni di consumo. Anche se come tutti gli embarghi il rischio che la popolazione (anche i tanti che protestano coraggiosamente contro il regime Putin) possa subire il colpo dell’isolamento tecnologico russo.

Tante anche le iniziative che puntano a sostenere la cittadinanza ucraina con la rete internet, oltre che consentire agli immigrati e rifugiati ucraini di contattare casa: segnaliamo quelle di TIM e di Sky WiFi, oltre all’annuncio di Elon Musk dell’arrivo di Starlink sul paese invaso.

Quello che è certo è che la risposta del mondo tech e dei social all’invasione da parte della Russia c’è e sta aumentando di intensità ogni ora. Vi terremo aggiornati.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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