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Selezione del personale: in Europa manca una policy neutrale

Che la parità, l’inclusione e la diversità siano tematiche sempre più dibattute, fa ben sperare per il futuro.

In alcuni recenti report, poi, sono soprattutto le generazioni più giovani a mostrarsi particolarmente sensibili a questi argomenti.

Eppure, un vero atteggiamento neutrale, cioè non discriminatorio, è duro a morire. E l’ambito lavorativo resta uno dei luoghi in cui è più difficile scardinare certi pregiudizi o atteggiamenti retrivi.

Lo dimostra una ricerca di SD Works, pubblicata in occasione della Giornata mondiale per la diversità culturale, che è stata celebrata sabato 21 maggio.

Come vedremo, il report mostra che in tutta Europa solo 6 aziende su 10 hanno una policy che, per quanto riguarda la selezione del personale, può definirsi neutrale. Scopriamo qualcosa in più sui risultati della ricerca.

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La selezione del personale e la parità: lo studio

iVox ha realizzato uno studio per SD Worx su come i dipendenti europei si rapportano a tematiche di diversità, parità e inclusione.

Lo studio si è occupato di indagare sette grandi temi sensibili per gli imprenditori: benessere e risorse umane, organizzazione del lavoro flessibile, policy e stipendi motivanti, una cultura capace di far crescere e di ispirare, spazio di lavoro digitale, gestione e selezione del talento in carriere sostenibili.

La ricerca è stata realizzata nei mesi di febbraio e marzo del 2022. Sono state intervistate 4371 aziende di diverse dimensioni e operanti in diversi settori. Le società coinvolte sono di 14 Paesi, e cioè Austria, Belgio, Francia, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera, Irlanda, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

I risultati della ricerca

Il risultato complessivo del report non è esaltante. A livello europeo, solo il 60% delle aziende coinvolte nello studio adotta criteri neutrali di selezione del personale.

Per quanto riguarda i singoli Paesi, si mostrano virtuosi l’Irlanda (il 74% delle aziende ha una policy neutrale), il Regno Unito (68%) e il Belgio (69%). L’Italia, con il 62%, è quasi perfettamente è in linea con la media europea.

Sull’importantissimo tema della parità di paga e condizioni di lavoro, indipendentemente dal genere, dall’età e dalla religione, spiccano gli stessi tre Stati. Soprattutto le aziende irlandesi (73%) e belghe (72%) affermano di concentrarsi su questo aspetto. In Italia, invece, la percentuale di aziende attente all’argomento scende al 64%. Un terzo delle nostre società, dunque, trascura questo fondamentale àmbito.

L’Italia è coerente con la media europea anche per la percentuale di aziende che investono in formazione e offrono opportunità di sviluppo interne (60%). Al primo posto in Europa, anche qui, l’Irlanda, con il 72%.

Diversità e inclusività nelle aziende europee

Al di là della selezione del personale, circa la metà delle aziende intervistate ha dichiarato di organizzare eventi e azioni di comunicazione su diversità, parità e inclusione. In questo caso, è ottima la performance dell’Italia, dove quasi il 60% delle aziende si impegna in questa direzione.

A livello europeo, poi, il 60% delle aziende promuove una cultura del lavoro paritaria e inclusiva. Comunica esplicitamente questi valori nelle offerte di lavoro (53%) e sul proprio sito Internet (51%). E il 51% li include nella mission aziendale.

La formazione

Il 62% delle aziende polacche intervistate dice di offrire formazione interna sui temi di diversità, parità e inclusione. Seguono Irlanda (61%) e Regno Unito (60%).

L’Italia, con il suo 59%, è comunque sopra alla media europea, pari al 53%.

Fanalino di coda il Belgio, con solo il 36% delle aziende interessate all’argomento.

Modesto è però l’impegno per un sistema di reportistica, seguito solo dalla metà delle aziende europee. Qui spicca l’Italia (60% delle aziende) e nuovamente ultimo il Belgio, con il 29%.

Tuttavia, la nuova legislazione europea sta lavorando per fare in modo che le aziende con più di 250 dipendenti tengano traccia di questi obiettivi di diversità a partire dal 2023.

Le dichiarazioni di SD Works

Il sondaggio è stato commissionato da SD Works, tra i principali fornitori europei di servizi di gestione delle risorse umane e delle paghe.

Federico Fedele, Direttore Generale di SD Worx Italy, ha detto: “È importante che le aziende inizino a investire in un sistema di reportistica attiva su ciò che fanno in termini di diversità, parità e inclusione. Da una parte, questi dati rappresenteranno una solida base per ottimizzare le policy di diversità con una serie di azioni concrete e consapevoli. Dall’altra, un simile sistema mette anche a disposizione delle aziende il livello di chiarezza necessario per capire se stanno spendendo i loro soldi dove effettivamente dicono e non stanno ingannando i futuri dipendenti con false promesse.”

E aggiunge che “c’è una crescente tendenza tra le giovani generazioni di lavoratori a tenere in grande considerazione valori come diversità, parità e inclusione nel mondo del lavoro. La generazione Z e quelle più giovani stanno crescendo in un ambiente che è molto caratterizzato da inclusione e neutralità di genere, cose a cui in precedenza veniva rivolta un’ attenzione decisamente più bassa e che invece avrà conseguenze sul futuro e sul modo in cui le aziende assumeranno nuovo personale”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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