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“Shameware”, le app anti-porno imposte dalle Chiese in America

Diverse Congregazioni in America la utilizzano per "bloccare gli impulsi" dei fedeli

Quelli a cui sono state imposte le chiamano “Shameware“, mentre le Chiese che hanno suggerito di utilizzarle le definiscono app anti-pornografia. Si tratta di software che monitorano il vostro smartphone, per controllare che non accediate a contenuti proibiti, avvertendo un “partner di responsabilità” di quello che state facendo. E secondo una nuova ricerca di Wired USA, alcune congregazioni li utilizzano per bloccare l’accesso alla pornografia, a contenuti che parlano di genere e omossessualità, ma anche alla pagina di Wikipedia sull’Ateismo.

Lo “Shameware” è molto più che un’app anti-pornografia

Wired ha parlato con Grant Hao-Wei Lin, un ragazzo che apparteneva alla chiesa Gracepoint. Il giovane racconta alla testata americana di aver parlato con il proprio pastore, che lo ha rassicurato che Dio continuava ad amarlo, nonostante quelle che definisce “difficoltà con l’attrazione a persone dello stesso sesso”.

Il pastore allora ha suggerito a Hao-Wei Lin di installare sul proprio smartphone Covenant Eyes, un’app che l’avrebbe aiutato a controllare i propri impulsi”. Ma Covenant Eyes è solo un esempio, parte di un ecosistema milionario di app pubblicizzate come anti-pornografia. Ma che permettono di controllare molto di più.

covenant eyes app anti pornografia min

Quanto si estende il controllo di queste applicazioni?

L’attuale versione di Covenant Eyes l’ha creata Michael Holm, matematico ex-NSA che ha sviluppato algoritmi capaci di riconoscere la differenza fra materiale pornografico e non. Ma diversi utenti come Hao-Wei Lin riportano che monitora molto di più. Hao-Wei Lin dice che il suo chaperon alla chiesa GracePoint lo aveva contattato con una email dal soggetto “Hai qualcosa da dirmi?”, dopo che aveva cercato #gay in un social network.

Altri utenti di Covenant Eyes e app simili (Fortify, Accountable2You) dicono di aver ricevuto ammonizioni per prodotti che stavano acquistando su Amazon, con uno degli utenti che ha avuto un colloquio con il proprio pastore dopo aver letto la pagina Wikepedia alla voce ‘Ateismo’.

Il portavoce di Covenant Eyes Dan Armstrong dice la compagnia è “preoccupata” delle “persone monitorate senza l’opportuno consenso”. E spiega che “le relazioni di responsabilità sono meglio fra due persone che già si conoscono e vogliono il meglio per l’altro, come amici e famiglia”. Facendo presente che sono sconsigliabili quando c’è uno squilibrio di potere, come fra un pastore e un proprio parrocchiano.

Ma Wired USA sottolinea come il marketing di queste app sia rivolto a chiese e congregazioni, e inoltre tutti gli intervistati avevano scaricato le app dopo aver parlato con i propri pastori. E nelle dichiarazioni riportate, il tono religioso sembra piuttosto evidente. Michael Holm dice che Dio mi ha messo in quel posto in quel momento per un obiettivo più grande di me“, parlando del suo ruolo in Covenant Eyes.

L’effetto delle app anti-pornografia sugli utenti

I download di Covenant Eyes superano i 50 mila, quelli di Fortify i 100 mila. Tutte queste app riportano introiti annuali nell’ordine di qualche dozzina di milioni di dollari. Alcune testimonianze riportano che hanno aiutato a superare la dipendenza da pornografia. Ma gli esperti restano dubbiosi.

Nicole Praus dell’Università della California spiega a Wired USA che non ha “mai visto nessuno che ha usato queste app sentirsi meglio nel lungo periodo. Queste persone finiscono per sentire che c’è qualcosa di sbagliato in loro, quando la realtà è che probabilmente non c’è”. La dipendenza, dalla pornografia come da qualsiasi sostanza o comportamento, va affrontata con l’aiuto di esperti.

E per quanto riguarda il controllo che queste congregazioni esercitano tramite l’app, sembra eccedere anche i limiti delle piattaforme smartphone. Wired spiega che dopo aver contattato Google, dal Play Store sono sparite Covenant Eyes e Accountable2You. Sembra infatti che utilizzassero le API per l’accessibilità per persone con disabilità per controllare gli utenti. Cosa non permessa dalle policy. (L’app iOS sembra invece funzionare diversamente e Apple non ha comunicato nulla riguardo le app in questione).

Con lo scetticismo degli esperti sul fatto che possano aiutare a gestire la dipendenza dalla pornografia e i controlli eccessivi su tutto quello che succede sullo smartphone degli utenti, sembra che l’obiettivo di queste app sia diverso. Un altro ex utente spiega: “non riguarda la pornografia. Serve per farti conformare a quello che il tuo pastore vuole da te”.

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Source
Wired

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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