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Come è cambiato: i sistemi di allarme

Dall’invenzione di Pope ai moderni impianti

“La proprietà è un furto”, diceva l’anarchico Pierre-Joseph Proudhon. Ma chi una proprietà possiede, di solito tende a tenersela stretta, che si tratti di un’abitazione, un veicolo o quant’altro.

E siccome ci sono anche individui inclini a non prendere troppo sul serio il concetto di proprietà privata, specie se si tratta di proprietà d’altri, per tutelarsi dai malintenzionati si sono escogitati – negli anni – sistemi di antifurto sempre più sofisticati.

Di norma, la parola antifurto e la locuzione sistema di allarme si fanno coincidere, anche se sarebbe più corretto dire che i sistemi di allarme sono antifurto elettronici. Di fatto, anche un cane lupo a guardia di una villa è un antifurto (di solito, peraltro, piuttosto persuasivo).

Quindi, prima di scoprire come sono cambiati i sistemi di allarme, proviamo a darne una definizione.

vecchio antifurto

I sistemi di allarme

I sistemi di allarme sono sistemi elettronici a tutela dei beni immobili (ma possono essere estesi anche a beni mobili, come i veicoli). Possono avere sensori collegati con fili, essere cablati o wireless.

Ma quando sono nati, e come sono cambiati, i sistemi di allarme?

La nascita dei sistemi di allarme

Nel Settecento un signore inglese, di cui conosciamo solo il cognome – Tildsley – avrebbe inventato un rudimentale sistema antintrusione, collegando in modo meccanico alcune catene alla propria porta di ingresso. Un eventuale malintenzionato avrebbe insomma fatto muovere e risuonare le catene, e destato l’attenzione.

Ma unanimemente si fa iniziare la storia dei sistemi di allarme in un anno preciso, anzi: in un giorno preciso. Il 21 giugno 1853 è infatti la data in cui Augustus Russell Pope, un inventore di Somerville (cittadina nei pressi di Boston), ha depositato un brevetto. Quale brevetto? Beh, un’idea che ha unito le necessità di Pope (un ladro pare gli avesse svaligiato la casa) alle sue virtù di inventore.

Si trattava di un dispositivo alimentato a batteria basato su circuito elettrico, a cui porte e finestre erano collegate come unità indipendenti. Ecco il funzionamento: se la porta o la finestra erano aperte il circuito si chiudeva, e quindi l’improvviso flusso di corrente faceva vibrare un magnete. Le vibrazioni elettromagnetiche venivano poi trasferite su un martelletto che colpiva un campanello in ottone.

La particolarità dell’allarme di Pope consisteva nel fatto che il sistema non poteva essere spento chiudendo le finestre o le porte. Una molla di attivazione montata a parete manteneva il circuito elettrico interrotto, in modo che il campanello continuasse a suonare.

Da Pope a Holmes

Per capire come sono cambiati i sistemi di allarme, bisogna spiegare in che modo il genio di Augustus Russell Pope si sia unito al fiuto degli affari di Edwin Holmes.

Holmes nel 1857 ha intuito le potenzialità dell’invenzione di Pope e ne ha acquistato i diritti. Ha fondato la Holmes Electric Protection Company, prima società per gli impianti di allarme elettrici, che ha inaugurato il settore della tecnologia degli allarmi elettromagnetici.

Complice anche la diffusione domestica dell’energia elettrica, Holmes ha pubblicizzato il prodotto (inizialmente riservato alle persone abbienti), che ha iniziato ad avere diffusione internazionale. E soprattutto ha introdotto l’idea, allora pionieristica, di un dispositivo di controllo antintrusione nelle case.

ladro sistema di allarme

La prima rete di allarmi

Per capire come sono cambiati i sistemi di allarme occorre citare un’altra data cardine: il 1867.

In quell’anno Edward Calahan, inventore di Boston, ha intuito la possibilità di dotarsi di un sistema antifurto non limitato a un’unica abitazione. Ha creato così un impianto alimentato dalla rete elettrica centrale, collegato alle linee telefoniche.

Non solo Calahan ha dunque inventato un sistema di allarme diffuso, ma lo ha anche dotato della fondamentale possibilità di ricevere immediato aiuto dalle forze dell’ordine.

Il Novecento

Nel 1905 l’antifurto di Pope e l’azienda di Holmes vengono acquistati dalla AT&T. All’antifurto è stato collegato un sistema di chiamate di emergenza verso la polizia locale e i vigili del fuoco: gli allarmi cominciano a diffondersi su vasta scala.

I sistemi di allarme oggi

Dagli anni Settanta del Novecento i sistemi di allarme si sono fatti via via più sofisticati.

Sono stati introdotti, e perfezionati, i sensori di movimento, la videosorveglianza e l’uso di infrarossi. E la blindatura delle porte è diventata sempre più sicura.

Nel nuovo millennio ha fatto la sua comparsa la tecnologia senza fili. I sistemi di allarme wireless oggi sono gestibili da remoto per mezzo di un device. Collegabili a sensori di movimento, sensori volumetrici e rilevatori di contatti magnetici, contribuiscono a rendere le abitazioni sempre più smart.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

Un commento

  1. È interessante notare che agli albori dell’invenzione degli allarmi, le persone avevano catene ordinarie che tintinnavano e basta. È curioso sapere da dove tutto è iniziato e guardare come funzionano le cose oggi. Ora, naturalmente, le cose sono molto più semplici da questo punto di vista. Ora ho un intero sistema di sicurezza Ajax a casa, non ci sono circuiti, tutto è comodo e senza fili, e nell’app posso tenere traccia di tutto ciò che accade. Tuttavia, sono felice di non vivere nel XVIII secolo, ma ora che tutto è così conveniente e comodo per le persone.

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