Con lo smart working la produttività aumenta.
È quanto emerge da un recentissimo studio condotto in Italia da Marketers su un campione di 441 persone. Il report conferma i dati espressi da un altro recente studio della Harvard Business School.
Gli obiettivi dello studio di Marketers
Il sondaggio di Marketers si intitola State of remote working 2021, e il suo obiettivo è ben espresso in apertura di report.
“In questo studio promosso da Marketers, in quanto azienda full remote italiana, vediamo qual è lo stato del lavoro da remoto in Italia nel 2021.
Dopo un anno che ha visto l’ascesa del remote working fino a diventare un vero e proprio trend, questo studio si pone l’obiettivo comprendere il rapporto stabilitosi tra gli italiani e questa nuova forma di lavoro.
Si tratta di un trend che continuerà a persistere nella sua ascesa anche nel 2021? Gli italiani come lo stanno vivendo? Lo preferiscono e ne traggono maggiori benefici rispetto al classico lavoro in presenza?”
Marketing e produttività: il campione selezionato
441 italiani hanno partecipato a un sondaggio online su Typeform composto da diciannove domande. Il 43% dei partecipanti ha tra i 21 e i 30 anni, e il 35% dai 31 ai 40. Un 17% è poi rappresentato dagli over 40.
È stato quindi individuato un campione giovane, in grado probabilmente di segnalare meglio l’evoluzione del rapporto tra lavoro e luogo in cui lo si svolge.
Al sondaggio hanno preso parte freelance (39%), dipendenti (37%) e imprenditori (24%). Il 57% proviene dal nord Italia, il 21% dal centro e un altro 21% dal sud.
Ben il 48% degli intervistati è impiegato nel settore del marketing e della pubblicità.
Gli esiti del sondaggio di Marketers: la qualità dello smart working
La sezione del report di Marketers che riguarda la percezione qualitativa di chi ha lavorato in smart working dà i primi risultati sorprendenti. Specie se si considera che questa modalità lavorativa è stata resa necessaria dalla pandemia, cioè mentre i lavoratori stavano vivendo una situazione psicologica del tutto particolare.
Ma Marketers non ha dubbi: “Arrivato in Italia a causa del lockdown, il trend del remote working sembra esser destinato a restare anche in un futuro post pandemia.
I dati dimostrano che, ora che gli italiani hanno conosciuto questa forma di lavoro, indipendentemente dalla posizione lavorativa, sembrano preferirla e non vogliono tornare indietro.”
I dati qualitativi
E in effetti, come dichiara Marketers, i dati lo dimostrano, e in maniera anche lampante: il 97% degli intervistati non tornerebbe indietro, al cosiddetto lavoro in presenza.
Va notato che il 68% ha conosciuto il lavoro da remoto da meno di un anno: nonostante la novità, dunque, lo smart working piace quasi a tutti.
L’82% ritiene inoltre che questa sia l’inevitabile modalità lavorativa del futuro in Italia. Lo scarto del 15% rispetto al 97 che non tornerebbe al lavoro in presenza, è dato forse da una certa sfiducia verso la capacità di una dotazione globale di infrastrutture che permettano di lavorare da casa.
Il 59% del campione si ritiene meno stressato che in ufficio. E il dato non sorprende: l’ambiente domestico offre più possibilità di affrontare serenamente il lavoro.
Gli intervistati si dividono equamente alla domanda sul rapporto tra smart working e ricadute sul benessere psicofisico. Come se la novità del lavoro da remoto richiedesse più tempo per una simile valutazione.
Smart working e produttività
Passando ai dati quantitativi, si sfata l’antiquato luogo comune per cui il lavoro da remoto, e specie quello da casa, sarebbe ostacolato da una serie di distrazioni assenti in presenza.
Con lo smart working la produttività aumenta. Questa, almeno, è la percezione dell’80% degli intervistati.
Andando più nello specifico, il 33% ha dichiarato di lavorare dalle 30 alle 40 ore settimanali, e ben il 37% di lavorare più di 40 ore.
Altro dato interessante: il 39% pensa di lavorare un numero congruo di ore e il 30% crede di lavorare troppo. Ma c’è anche un 13% che presume di lavorare troppo poco.
Luogo di lavoro, comunicazione e altro
Il denso report di Marketers analizza anche altri aspetti. Il primo, prevedibile, dice che a oggi in Italia lo smart working corrisponde quasi per tutti all’home working.
Per quanto riguarda i canali comunicativi, c’è una sorpresa: quelli tradizionali (telefono, mail, WhatsApp) superano ancora le varie piattaforme di videoconferenza.
I tool di Google, e in particolare Drive, risultano i più utilizzati.
Altre domande del sondaggio rivelano che gli intervistati lavorano per il 71% esclusivamente da remoto e, specie i lavoratori dipendenti, l’assenza di relazioni umane è considerato il più vistoso limite dello smart working.
Infine, alla domanda “Ti piacerebbe che l’azienda consentisse più remote working?”, il 48,5% ha risposto sì e solo il 4,3% no.
Il 47,2% che ha preferito non rispondere indica con ogni probabilità la novità della formula lavorativa da remoto, con la quale dobbiamo ancora prendere definitivamente confidenza.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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