Sul nostro canale Twitch torna l’appuntamento settimanale di #SpazioAllOspite. Questa settimana Fjona Cakalli ha intervistato Flavio Ferraro, Country Manager di TCL Italia e veterano del settore delle telecomunicazioni, uno di quelli che ha iniziato a lavorare nel settore quando si parlava ancora di cellulari, di RTMS 450, E-Tacs e GSM. Entrato nella divisione mobile di Alcatel nel 1999, Flavio ha vissuto i cambiamenti che hanno portato il marchio e le persone in TCL senza però perdere l’animo dello startupper: infatti, per lui ogni anno è come ricominciare da capo, con nuovi obiettivi, nuovi prodotti, nuovi concorrenti.
Durante l’intervista ci ha parlato di TCL, ci ha spiegato cosa significa lavorare oggi per uno dei colossi tecnologici più grandi del mondo, come si affronta il mercato mobile italiano e qual è la filosofia che guida lo sviluppo di nuovi prodotti all’interno dell’azienda.
“TCL è un’azienda di consumer electronics, quindi il consumo in tutte le sue declinazioni. È un’azienda cinese che esiste da più di quarant’anni. Pur esistendo da quarant’anni fino all’estate del 2018 ogni divisione aveva la sua indipendente autonomia marketing. I brand non erano uniformati. Noi della mobile eravamo più conosciuti come Alcatel. I colleghi della televisione vendevano con il marchio Thompson. E nell’estate del 2018 abbiamo deciso di avere un’unica identità di marca, TCL, quindi progressivamente stiamo tutti convergendo verso questo marchio”.
Spazio all’ospite: con Flavio Ferraro, Country Manager di TCL Italia
“Abbiamo ingranato la marcia nel 2018”, ci spiega Flavio Ferraro, “Quindi solo nel 2019 abbiamo cominciato a proporre il marchio. Poi la velocità con cui un marchio può crescere è proporzionata a quanto si spende in comunicazione: più si spende in comunicazione, più le persone ti conoscono. Siamo attenti alla sostenibilità economica quindi siamo attenti a questo aspetto: non abbiamo bisogno di crescere in due giorni”.
Durante l’intervista Flavio Ferraro ci ha spiegato il punto di vista dell’azienda sul mobile e gli smartphone, affermando che “Per quanto riguarda i telefoni, noi puntiamo, più che sul top di gamma, sulla fascia media, che è quella più ampia: se si guarda il mercato, intenso in volume, la fascia media è quella che si pone al di sotto di 300 euro. Un po’ come quando compri un giornale di automobili: si parla sempre di top di gamma ma l’auto più venduta è la Panda, che vende quattro volte la macchina che in classifica sta al secondo posto. Noi ci concentriamo sul cuore del mercato cercando dare il massimo a livello di tecnologia e contenuti, a un prezzo contenuto”.
“Il display è il cuore di quel prodotto, è il 90% del valore. Abbiamo cominciato a fare display anche per i cellulari, tutta la nostra gamma è fatta dei nostri display. Ad esempio i display pieghevoli li abbiamo fatti nel 2018: li produciamo, li testiamo, ma sono ancora per la fascia alta del mercato, per cui continuiamo, facciamo vedere le nostre produzioni”.
Un’unica identità di marca: TCL
“Siamo un’azienda molto ampia, alla vecchia maniera, con fabbriche, dipendenti, operai. Si produce molto: a livello di numeri ci aggiriamo sui 70 mila dipendenti. Ognuno fa quello che pensa e ritiene, noi forse siamo meno moderni, perché abbiamo le fabbriche, ma ci crediamo, sono le fondamenta della casa. Il fatto di guidare la tecnologia ti porta lontano. Esistono modelli di vivere e creare l’azienda differenti, ma è interessante quando si ha sperimentazione in casa”.
Parlando del cambiamento e dell’evoluzione del telefono, Flavio Ferraro ha affermato che “I telefoni prima erano più semplici, anche la tecnologia si evolveva più lentamente, anche se non c’era Internet che vendeva tutto alla velocità della luce: le cose andavano avanti lo stesso, solo che una volta la vita di un telefono era superiore a un anno, oggi fa fatica. Noi tipicamente calcoliamo la vita di un prodotto, in senso di produzione, che si aggira sui nove mesi, e tende ai dodici mesi pur non arrivandoci”.
“La componente tecnica è stata dominante nell’ultimo decennio, il telefono è un concentrato di tecnologia, un’infinità di parametri, camere, memorie, il prodotto che vendevamo nel 2000 aveva 3 caratteristiche: il dual band, sms col t9, le batterie con tre stili. A quell’epoca i telefoni erano tutti neri, categoricamente, poi noi siamo usciti con un prodotto, l’easy dual band, che invece era colorato: era rivoluzionario solo perché avevamo introdotto il colore”.
Flavio Ferraro, Country Manager di TCL Italia
“Il cellulare esiste perché l’ha inventato un consorzio di aziende europee, forse il primo vero consorzio europeo in quegli anni in cui si stava ancora cercando di creare l’Europa unita. Se si considera che il primo GSM è nato negli anni ’90, quindi hanno cominciato almeno 15 anni prima a realizzarlo. Sono molto orgoglio di questo: abbiamo insegnato al mondo come si fanno le cose”.
“Per quanto riguarda l’evoluzione degli smartphone del futuro, io vedo due mega trend: la necessità sempre più intensa di informazione di dati, quindi 5G, e un nuovo standard più robusto. Il secondo è sicuramente il display, e una nuova forma del telefono anche, magari che si apre a libretto, che si srotola: ce ne sarà per tutti, perché non siamo tutti uguali. C’è chi vorrà una prodotto fashion indossabile come un orologio, c’è chi avrà bisogno di una grande memoria. Ci sarà una forte apertura. Una certezza assoluta c’è: possiamo rinunciare alla moto, all’auto, ma non al telefono”.
Flavio Ferraro ci ha poi parlato del mercato e dell’importanza di avere una filosofia che guidi lo sviluppo di nuovi prodotti all’interno dell’azienda: “Ci sono due fattori che cambiano le cose, la tecnologia, e gli attori del mercato. Ho cominciato vent’anni fa e i concorrenti che c’erano vent’anni fa non ci sono più, ce ne sono di nuovi, in mezzo ne ho avuti altri, sono andati nei primi posti poi sono spariti. Ogni tre quattro anni si mischiano le carte. È come fare una continua start-up, ogni anno. Non ci sono sempre delle certezze, anche con l’e-commerce, bisogna sempre reinventarsi. Il telefono continua a cambiare, il compratore anche, non è possibile stare fermi”.
Una certezza assoluta c’è: possiamo rinunciare alla moto, all’auto, ma non al telefono
“Io ho la mania di riparare tutto, per cui se tutti impariamo a evitare di sprecare è sempre meglio. Ad esempio per quanto concerne il caricabatterie, sono anni che discutiamo di eliminarlo dalle confezioni. Il consumatore però non apprezza che dentro la confezione non ci sia. Io l’avrei tolto, ma devo pur sempre far quadrare i conti, quindi se le persone lo vogliono, io non posso rinunciarci. Non ho la presunzione di insegnare ai consumatori come fare determinate cose o a cambiare queste abitudini, ma è l’occasione per poter fare una riflessione”.
“Essere country manager di un’azienda significa anche questo: significa gestire un team, che sia capace, motivato e determinato; bisogna implementare il business, pianificare, immaginare e prevedere cosa succederà nei prossimi 3-6 mesi, fare un piano, eseguirlo e nel caso adattarlo. In TCL ci lavoro da vent’anni, è un’azienda che amo con i suoi pregi e i suoi difetti, in cui mi sento molto integrato”.
“Anche per quanto riguarda i giovani, posso dir loro che per approcciare a questo mondo non bisogna solo studiare, andare all’università, ma bisogna impegnarsi, sacrificarsi, non tirarsi indietro e cercare di fare qualsiasi esperienza lavorativa, anche se non è coerente con quello che si sta facendo o studiando; è utile per avere un obiettivo e raggiungerlo. Consiglio sempre di lavorare, fare un’esperienza di vita: è la base. Impari a relazionarti con il tuo capo, con i tuoi colleghi: queste sono cose che servono”.
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