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Spazio all’ospite: con Simona Dell’Utri, fondatrice della startup BEVALORY

Fjona Cakalli ha intervistato Simona Dell’Utri, fondatrice di BEVALORY

Sul nostro canale Twitch torna l’appuntamento settimanale di #SpazioAllOspite.Questa settimana Fjona Cakalli ha intervistato Simona Dell’Utri, classe ’77 e laurea in Economia aziendale, fondatrice della startup BEVALORY. BEVALORY è una start-up con sede a Udine che ha dato vita a ValorY App, il primo social responsabile dedicato ai giovani dai 14 ai 29 anni e supportato da un team di professionisti che aiuta i ragazzi ad orientarsi attraverso progetti di sperimentazione sociale ed eventi phygital.

Durante l’intervista Simona Dell’Utri ci ha parlato dell’app e di come essa sia nata come luogo di interscambio e di riferimento per le nuove generazioni, in cui trovare idee, suggerimenti e consigli personalizzati per valorizzare le proprie passioni e interessi. “Ho iniziato quest’avventura creando una start-up a vocazione sociale”, afferma Simona Dell’Utri; “L’idea nasce dalla necessità di essere il più vicini possibile agli strumenti di comunicazione dei giovani. Io vengo da tutt’altra formazione: sono laureata in Economia aziendale e ho fatto varie esperienze nel mondo del marketing e del sales. A 40 anni, è suonato qualcosa dentro di me e ho detto: devo stare più al passo coi tempi e stare più vicina ai giovani. Ho sentito sempre una vocazione all’aiutare chi deve fare una scelta, quindi ho iniziato questa avventura”.

Spazio all’ospite: con Simona Dell’Utri, fondatrice della startup BEVALORY

A proposito di ValorY App, Simona Dell’Utri ha spiegato che “Si scarica l’applicazione e si inizia a creare il proprio avatar. Noi ci scolleghiamo dall’immagine personale, cerchiamo di fare viaggiare e parlare le nostre passioni. All’interno, ci si trova dentro un social che funziona un po’ come Instagram per la parte Passion. Si scelgono gli interessi e i ragazzi sono invogliati a condividere tutto ciò che riguarda le loro passioni. Nella sezione Future, c’è la possibilità di incontrare dei mentori, che sono professionisti di varie categorie, dalla musica alla scrittura. Sono professionisti che hanno i nostri stessi valori, cioè la voglia di condividere le loro competenze in modo molto aperto, mettendosi quasi allo stesso livello dei giovani”.

“L’esperienza è tanta e va condivisa, mentre dall’altra parte ci sono persone che hanno voglia di ascoltare. Dentro ValoryY c’è poi una sezione Contest, che è lo strumento nostro e delle aziende per ingaggiare e coinvolgere i ragazzi in piccole sfide, per mettersi alla prova e misurare a che livello è la loro passione. Facciamo tantissimi contest e c’è anche uno spazio dedicato al supporto di professionisti e psicologi. ValorY è un ecosistema in cui i ragazzi che non sanno quale direzione prendere trovano professionisti che rispondono alle loro domande. Non hanno bisogno di vagare nel mondo del web”.

“Essendo un social nuovo, i ragazzi si aspettano un’unica funzione. In realtà, questo è un mondo dove loro possono scoprire chi sono realmente. Di solito entrano perché sono attratti da un contest in particolare. Dentro c’è anche un sistema di gamification, attraverso il quale più fanno attività, più crescono di livello, con la possibilità di creare addirittura dei loro contest. Un nostro ragazzo, che si chiama Andrea Mandelli ed è un cantante superlativo e giovanissimo, ha lanciato il suo contest e si sono avvicinati tanti ragazzi, fra cui una ragazza di Singapore di 14 anni che alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” ha risposto “voglio diventare una cantante famosa”, con le idee molto chiare e un grande impegno. Quello che trasmettiamo dentro ValoryY è che con l’impegno qualsiasi passione può diventare anche una professione e quel qualcosa che ti muove dentro, non facendoti sentire stanco per quello che fai”.

ValorY App, il primo social responsabile dedicato ai giovani

“Noi riusciamo veramente a trasformare il digitale in reale, questa è la cosa bella. È un viaggio che sto facendo insieme a loro e che mi permette di sentirmi viva ogni giorno, con tantissima carica. È fondamentale anche la voglia che hanno i ragazzi di esprimersi e di cercare di concretizzare i loro sogni. Spesso con la parola sogni si spaventano, perché sembra qualcosa di aleatorio e difficile da raggiungere. I ragazzi di oggi purtroppo hanno paura di sognare. Però, facendo un percorso insieme, che di solito dura dai 4 ai 6 mesi, crescono, realizzano e a quel punto cominciano a credere nei loro sogni. Tutto questo è bellissimo”.

Parlando della sua esperienza passata Simona Dell’Utri ha poi affermato: “I 40 anni sono un campanello d’allarme, che ti spingono a sentire che hai qualcosa dentro e ad ascoltare cosa ti sta dicendo. Lavorando per grosse aziende, mi sentivo smaterializzata e non più padrona della mia vita, pur facendo il mio lavoro con passione. A quel punto ho resecato tutto, sia nella vita sentimentale che nel lavoro. Ho cambiato anche il colore dei capelli!”

“Ho cercato di dedicarmi a quello che mi ispira. Io nelle mie aziende creavo sempre dei team di giovani, che portavano nuove idee. Sentivo questo richiamo, i tempi stavano evolvendo velocemente anche dal punto di vista della comunicazione e mi sono buttata sul mondo delle app, di cui non sapevo niente. Ho fatto due anni di studio. Dovevo fare emergere i bisogni dei giovani, quindi ho visitato 10 scuole in tutta Italia per cercare di capire che cosa dovesse offrire una nuova app. Ovviamente ho poi coinvolto le aziende, perché sono loro che ci danno da mangiare, e dovevo fare convivere le due cose”.

ValorY App aiuta i ragazzi ad orientarsi attraverso progetti di sperimentazione sociale ed eventi phygital

“È stato impegnativo, ma ho trovato tre soci che mi hanno appoggiato e che credevano come me nel valore di questo progetto. Stavo facendo un viaggio per andare a corsi sullo sviluppo di web app, e durante questo viaggio ho visto tre ragazzi col cellulare in mano, che non si guardavano e ridevano. Giro lo sguardo e trovo sul muro un murales con scritto “Voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho”. Dopo ho scoperto che è una frase di Ligabue. Si è creata una connessione fra queste due cose, una sorta di fulmine dentro la mia testa. Ho capito che questi ragazzi si trovano questi strumenti in mano, ma urlano che hanno bisogno di sogni e che vogliono un mondo che possa ascoltarli. Mi sono quindi chiesta perché non creare un mondo in cui unire queste due cose. Da questa idea è nata ValoryY”.

“L’app è riservata a persone dai 14 ai 29 anni”, spiega Simona Dell’Utri; “Abbiamo inserito anche una fascia d’età un pochino più alta, in modo da andare incontro ai cosiddetti neet, cioè coloro che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi. Abbiamo però varie fasi: i ragazzi più grandi entrano come mentori e ci sono i mentori adulti. Si viene a creare un’interconnessione, con i ragazzi che sono stati con noi più di un anno che diventano a loro volta junior mentor, con la possibilità di trasferire ai ragazzi la loro esperienza”.

“In ValorY, sviluppiamo progetti di aggregazione sociale. I nostri partner possono quindi essere le istituzioni, come comuni e regioni che vogliono sviluppare uno strumento di comunicazione responsabile per entrare in contatto con i giovani del territorio o con i neet. Altri partner possono essere le aziende che hanno come forte aspirazione il fatto di mantenere alta la corporate social responsibility, e che utilizzano quindi ValorY per avere un profilo, oltre a quelli su LinkedIn e Facebook, attraverso il quale comunicare approfondimenti di contenuti di valore, dedicati solo alla nostra community”.

Simona Dell’Utri: “In ValorY sviluppiamo progetti di aggregazione sociale”

“C’è inoltre la possibilità di offrire delle opportunità di benefit. Chi cresce con noi acquista anche i VCoin, che sono un po’ la nostra valuta virtuale. In questo modo, i ragazzi possono acquistare i corsi offerti dai nostri partner o convertirli in consulenze one-to-one con i nostri mentori. Lavoriamo moltissimo sulle soft skills, perché ognuno dei ragazzi ha un talento. Molte volte chiedo ai ragazzi quali sono le loro passioni e loro mi rispondono che non ne hanno, e io rimango gelata. Quindi a quel punto comincio a scavare alla ricerca di una passione e di un talento, che ci sono sempre”.

“Arrivano dei ragazzi con paura e timore, ma tu devi creare fiducia, perché si affidano a te attraverso questo strumento digitale”, afferma Simona Dell’Utri; “Cerchiamo si sviluppare temi interessanti, per esempio abbiamo fatto cortometraggi ed ebook. In questi casi, ci sono i registi o i videomaker esperti, da cui i ragazzi apprendono nozioni. Ci sono anche formatori, istruttori e psicologi, che li aiutano nella parte di gestione dello stress e di lavoro in team. Si crea un nuovo mondo, che iniziano a guardare con nuovi occhi”.

“Stiamo facendo fare dei percorsi a dei ragazzi che amano la scrittura e vogliono diventare giornalisti, coi nostri partner di Constructive Network. Con loro i ragazzi stanno facendo anche un percorso di tirocinio ed esperienza lavorativa insieme a professionisti. Noi stessi ricerchiamo dei digital lover, attraverso cui creare un team di giovanissimi appassionati digitali, che possano dare supporto alle associazioni, alle piccole e medie imprese o ai professionisti che vogliono avere un loro profilo LinkedIn. Questi ragazzi vogliono offrire un servizio etico di promozione a chi si avvicina a noi”. 

L’idea nasce dalla necessità di essere il più vicini possibile agli strumenti di comunicazione dei giovani

“Mia madre ogni tanto mi dice che sono come un palloncino che vola sempre abbastanza alto”, racconta Simona Dell’Utri; “Io per fortuna ho il mio Antonio che ogni tanto mi riporta giù. Ma da lassù hai una visione che è tutta un’altra cosa, quindi non voglio smettere di volare. Col senno di poi, posso dire che ho avuto ragione. È stato bello sbagliare ed è stato bello ricominciare”.

“Tutti i giorni c’è una sfida. Per le aziende è una grandissima scommessa affidarsi a un social nuovo, però bisogna sempre guardare con occhi visionari. All’inizio è fondamentale credere nel valore del progetto. La sfida è quindi presentarsi alle aziende e spiegare chi siamo e cosa vogliamo. Frontmen e Frontwoman fanno il 90% della vendita. È brutto dirlo, ma è così”.

“Il percorso della creazione di fiducia in ognuno di noi deve portare anche le ragazze, che solitamente sono quelle più sacrificate in queste materie, nell’affermazione del fatto che hanno tutte le capacità e sono all’altezza per andare avanti, anche per affrontare materie che solitamente si tende ad associare agli uomini. Le scienze, la matematica e l’ingegneria sono vicine anche al mondo femminile. Bisogna aiutare le ragazze ad avere fiducia in loro stesse”.

Simona Dell’Utri ha poi spiegato che, a proposito della percentuale di differenza fra ragazze e ragazzi nella fruizione di ValorY App, “Siamo più o meno a 51% a 49% per gli uomini, quindi in realtà siamo molto allineati. Hanno molto piacere di confrontarsi e quando creiamo i team si raggiunge spesso la parità assoluta, con una grande collaborazione fra loro. È fondamentale, perché ognuno ha competenze diverse e un occhio diverso”.

Simona Dell’Utri: “Per le aziende è una grandissima scommessa affidarsi a un social nuovo”

“L’app è scaricabile dai 14 anni in su, mentre il servizio di accesso agli psicologi è riservato ai maggiorenni, per una questione di privacy. Dove è necessario, richiediamo le autorizzazioni dei genitori. A volte è capitato che prima i genitori ci hanno conosciuto, poi hanno dato ai figli la possibilità di utilizzare i nostri servizi”. 

“Creiamo anche molti percorsi collaterali di formazione per affiancamento a genitori e insegnanti. I genitori sono fondamentali in tutto ciò, soprattutto in questo periodo di pandemia, dove stiamo chiusi in casa e si formano nuovi equilibri sulla disponibilità di spazio e tempo. Abbiamo creato un programma ad hoc con i nostri professionisti, disponibili on demand, con il quale aiutiamo i genitori a ricreare un legame di comunicazione attraverso la therapy e giochi di ruolo. Cerchiamo di fare mettere i genitori nei panni dei figli e viceversa. Queste cose aiutano molto”.

“Vorrei che ValorY fosse il LinkedIn per i giovani, la piattaforma dove i giovani dopo il loro percorso possano creare il loro profilo. Infatti, fra le altre cose, li aiutiamo anche a scrivere un curriculum. Vorremmo dare uno step precedente alla iper professionalità di LinkedIn, dove cominciare a prendere le misure alle aziende”.

“Abbiamo avuto nell’ultimo anno il +79% di download e utilizzo. C’è grande bisogno di poter trovare professionalità e risposte serie a ogni piccolo malessere o dubbio. I ragazzi hanno visto l’utilizzo dei contest come voglia di fare qualcosa. Lo stare in casa sempre davanti allo schermo li ha portati a voler avere un diversivo che li portasse a fare qualcosa di creativo. La creatività è fondamentale, perché se facciamo morire la creatività nei giovani, non abbiamo più futuro. Loro sono content creator, sono la linfa vitale per tutti i modelli di business per le aziende, quindi dobbiamo nutrirli”.

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