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Il codice a barre compie 50 anni. Ed è destinato ad andare in soffitta

Tecnologia nata il 3 aprile 1973

La tecnologia è sempre più pervasiva. E una quantità di azioni che facciamo, o che altri fanno sotto i nostri occhi, sono ormai d’uso così quotidiano che nemmeno ce ne accorgiamo. Né ci chiediamo come funzionano o quale sia la loro origine.

Pensiamo per esempio a tutte le volte che, alle casse di un supermercato o negozio, i prodotti che stiamo acquistando vengono scansionati dal lettore di codice a barre. O, suo parente giovane, tutte le situazioni in cui dal nostro smartphone ci troviamo a leggere un QR code.

Ebbene: proprio oggi, 3 aprile, il codice a barre compie 50 anni. O meglio, il cinquantennio riguarda la sua invenzione, perché per il vero e proprio utilizzo si sarebbe dovuto attendere un altro anno.

Ma andiamo con ordine: cos’è, anzitutto, il codice a barre?

codice barre

Cos’è il codice a barre

Il codice a barre è semplicemente un codice di identificazione basato su elementi grafici (tutte quelle stanghette verticali, per intenderci) che possono essere identificati tramite un sensore a scansione.

Già dalla fine degli anni Quaranta si è sperimentato il codice a barre, inizialmente provando ad affidarsi al codice Morse stampato in verticale. Un primo brevetto risale addirittura al 1952.

Ma per arrivare all’attuale codice a barre dobbiamo fare un salto in avanti al 1973.

Nascita del codice a barre

Dopo alcuni esperimenti poco esaltanti con codici a barre ovali, eccoci al 3 aprile 1973.

Quando Bernard Silver e Norman Joseph Woodland inventano il sistema di scansione UPC, Universal Product Code. Anche se per la prima transazione si dovrà aspettare oltre un anno.

Era il 24 giugno del 1974, quando il primo codice a barre nella storia è stato scansionato. Ed è stata una transazione molto… yankee. Si era in un supermercato Marsh della città di Troy (Ohio). Ed è stato acquistato, con quel primo passaggio di sensore, un pacchetto di chewing-gum Wrigley’s al gusto juicy fruit, al costo di 0,61 centesimi.

Pacchetto passato alla storia e ancora oggi conservato allo Smithsonian’s National Museum of American History.

Da lì a poco (nel 1977) anche l’Europa si sarebbe dotata di un sistema simile all’UPC. Verrà fondata a Bruxelles l’EAN (European Article Numbering Association), che dal 2005 è conosciuta a livello come GS1.

Dal 1978 in Italia esiste Indicod, oggi GS1 Italy, che riunisce circa 40.000 imprese.

I codici UPC ed EAN in seguito si sono unificati in un unico sistema internazionale.

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Il codice a barre oggi

Oggi più di due milioni di aziende hanno adottato il sistema di codici a barre.

Il codice è presente su miliardi di prodotti, e ogni giorno si effettuano a livello globale circa 5 miliardi di scansioni.

In Italia, ogni anno, vengono venduti 350.000 prodotti di largo consumo confezionato con codice a barre GS1, che passano in cassa più di 30 miliardi di volte e generano 2,7 miliardi di scontrini.

I codici bidimensionali

Ma il codice a barre tradizionale è destinato ad andare in soffitta. E a lasciare il posto ai codici bidimensionali, come i codici QR e DataMatrix, in grado di raccogliere una quantità molto maggiore di informazioni sul prodotto.

GS1 Italy in questo senso ha fissato una data: il 2027. Entro quell’anno si presume che saranno adottati i codici 2D. Capaci di contenere non solo il numero di lotto e di serie del prodotto ma, per esempio, la data di scadenza e link a pagine web, con informazioni sugli ingredienti e quant’altro.

I due nuovi strumenti

In previsione del 2027, verranno adottati due nuovi strumenti: il GS1 Data Matrix e il GS1 digital link.

GS1 Data Matrix, diffuso nei comparti sanitari e healthcare, permette di trasferire numerose informazioni in uno spazio estremamente ridotto. Mentre GS1 digital link è un indirizzo web che consente ai clienti e alle aziende partner di accedere a una grande quantità di informazioni su un determinato prodotto: fattori nutrizionali, tracciabilità, etichetta ambientale, sostenibilità eccetera.

A proposito di sostenibilità, le informazioni sulla data di scadenza e la riciclabilità del prodotto scansionato dal cliente con QR Code possono ridurre gli sprechi e favorire l’economia circolare.

Le dichiarazioni

Sui codici del futuro ha preso la parola GS1 Italy.

Bruno Aceto, ceo della società, ha detto: “Stiamo avviando una transizione globale dai codici a barre tradizionali ai codici a barre di nuova generazione per fornire maggiori e migliori informazioni sui prodotti e per massimizzare la potenza dei dati utili a prendere decisioni ponderate ed efficienti.”

Emanuela Casalini, senior standard specialist, si è invece soffermata proprio sull’aspetto della sostenibilità: “L’adozione dei codici a barre 2D rappresenta una rivoluzione. Rivoluzione perché a 50 anni dalla sua introduzione, il barcode moltiplicherà i suoi utilizzi, diventando uno strumento per comunicare con il consumatore, agevolare la tracciabilità e ridurre gli sprechi, con importanti benefici per tutta la filiera”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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