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Oggi, 10 ottobre, si celebra la Giornata mondiale della salute mentale

Ricorrenza istituita nel 1992

Oggi, come ogni 10 ottobre, si celebra la Giornata mondiale della salute mentale (World Mental Health Day).

La ricorrenza è stata istituita nel 1992, e negli ultimi tempi si è caricata di nuovi significati. Pensiamo ai contraccolpi psicologici prodotti dalla pandemia (per cui in Italia, ad esempio, il governo ha stanziato i fondi per il bonus psicologo, che si può richiedere dallo scorso 25 luglio).

Oppure alle ansie, sempre più diffuse e certificate, legate a eventi come il cambiamento climatico in atto, o al conflitto tra Russia e Ucraina, con lo spauracchio dell’utilizzo della bomba atomica da parte di un Putin mai così in difficoltà.

O, ancora, pensiamo a diversi studi che testimoniano le ricadute sull’umore e sulla socialità derivanti dalla sovraesposizione ai device. E, in particolar modo, alle piattaforme social.

Per tutti questi motivi, quest’anno la Giornata mondiale della salute mondiale è un evento particolarmente importante e delicato.

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La Giornata mondiale della salute mentale

La Giornata mondiale della salute mentale, dicevamo, nasce nel 1992, su impulso di Richard Hunter, allora vicesegretario generale della Federazione mondiale per la salute mentale.

Supportata dall’Organizzazione mondiale della Sanità, dal 1994 la Giornata mondiale della salute mentale si concentra su un tema specifico.

Per l’edizione 2022 l’argomento travalica i confini della ricorrenza: “Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale.”

Se l’obiettivo generale della Giornata mondiale della salute mentale è aumentare la consapevolezza dei problemi di salute mentale in tutto il mondo e mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale, l’edizione 2022 testimonia come la questione debba ormai essere affrontata in una prospettiva, e con un approccio, globale.

Pandemia da Covid 19 e salute mentale

L’aspetto globale del fenomeno deriva proprio da quanto è accaduto in questi ultimi anni, e in particolar modo le conseguenze della pandemia da Coronavirus.

Sul sito ufficiale dell’Oms leggiamo che già prima della pandemia, nel 2019, una persona su otto al mondo soffriva di disturbi mentali.

Ma Il Covid “ha creato una crisi globale per la salute mentale, alimentando stress a breve e lungo termine e minando la salute mentale di milioni di persone. Le stime dicono che l’aumento dei disturbi d’ansia e di quelli depressivi sia stato di oltre il 25% durante il primo anno della pandemia.

Al contempo, i servizi di salute mentale sono stati gravemente interrotti e il ritardo terapeutico per le condizioni di salute mentale è cresciuto”.

La salute mentale e le disuguaglianze

Come abbiamo detto, l’edizione 2022 della Giornata mondiale si concentra sulla salute mentale unita al benessere più complessivo, considerando l’una e l’altro “una priorità globale”.

Per questo, spiega l’OMS, combattere le disuguaglianze significa anche assicurare una più ampia prevenzione e cura della salute mentale.

“Stigma e discriminazione continuano a essere una barriera all’inclusione sociale e all’accesso alle cure adeguate.

Possiamo tutti fare la nostra parte nell’aumentare la consapevolezza sugli interventi preventivi sulla salute mentale e la Giornata mondiale della salute mentale è un’opportunità per farlo collettivamente.

Immaginiamo un mondo in cui la salute mentale sia valorizzata, promossa e protetta. In cui tutti abbiano pari opportunità di godere della salute mentale e di esercitare i propri diritti umani. E dove tutti possono accedere alle cure di salute mentale di cui hanno bisogno.”

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La Rete e le sue insidie

Per quanto riguarda gli eventuali problemi da sovraesposizione a Internet, e in primis ai social, troppo spesso ci si divide in due categorie opposte, che Umberto Eco avrebbe chiamato apocalittici e integrati.

Ovvero chi tesse lodi sperticate di questo nuovo modo di socializzare, e chi lo boccia senza remissione.

Periodicamente si pubblicano report che indicano come l’uso dei social induca a disturbi psicologici anche profondi. Il più recente è stato pubblicato a inizio ottobre dal Journal of Affective Disorders Reports.

Analizzando un campione di 1.000 giovani adulti statunitensi, il sondaggio ci dice che chi utilizza maggiormente i social ha una probabilità molto più elevata di sviluppare una forma di depressione entro sei mesi, a prescindere da quale sia la loro personalità.

La sensazione è che la verità stia, come spesso accade, nel mezzo: nessun medium è esecrabile a priori, ma è importante soprattutto l’utilizzo che se ne fa, dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo.

Una volta di più, insomma, è importante l’educazione, che dovrebbe arrivare dalla famiglia ma anche da una società capace di alfabetizzare nei confronti di strumenti ormai entrati nell’uso quotidiano di noi tutti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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