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Dentro la Canzone – Il significato di Psycho Killer dei Talking Heads: nella mente di un serial killer

Don't touch me, I'm a real live wire

È il 1973 quando un giovane David Byrne, destinato a diventare uno dei geni musicali del secolo, e il batterista Chris Frantz cominciano a comporre le prime canzoni insieme. I due si sono conosciuti alla Rhode Island School of Design, dove decidono di mettere insieme un gruppo dal nome discutibile: The Artistics. Tra le ballad composte spicca una canzone dal significato oscuro e introspettivo, è solo una bozza, ma anni dopo diventerà Psycho Killer, primo singolo che lancerà i The Artistics, che nel frattempo cambieranno nome in Talking Heads, nell’Olimpo della musica. 

Nel passaggio al nuovo nome i due implementano nella formazione Tina Weymouth, fidanzata e futura moglie di Chris Frantz, al basso. Quando si dice “il legame tra bassista e batterista”. Oltre ad essere una straordinaria bassista, Tina parla fluentemente francese, e sarà proprio lei a dare alla canzone quel tocco particolare, dato che Psycho Killer è un brano bilingue. Ma come al solito, come spesso accade nei nostri episodi di Dentro la Canzone, la storia dobbiamo raccontarla dall’inizio.

La genesi

Gli anni ‘70 erano frenetici, e il mondo della musica sembrava stanco della generazione hippie, con le chitarre acustiche adornate di fiori e le ballate. Nuove sonorità si stavano affacciando al palcoscenico globale. Da un lato del mondo c’era la seconda fase dei Pink Floyd, sempre meno legati alla psichedelia acida degli esordi, mentre dall’altra parte, negli Stati Uniti, nascevano le prime band punk americane. Su tutti i Ramones, i New York Dolls e i The Stooges.

I neoformati Talking Heads si ritrovano esattamente nel mezzo: nel 1974 i tre si trasferiscono da Rhode Island a New York e già nel maggio dell’anno seguente si ritrovano ad aprire i concerti dei Ramones allo storico CBGB. In scaletta c’era già Psycho Killer, che nel frattempo aveva lentamente perso la propria veste di ballad per abbracciare le nuove sonorità elettriche di quella che, anni dopo, diverrà nota come new-wave.

Dopo aver ricevuto la corte di diverse etichette discografiche, i tre firmano con Sire Records. Decidono inoltre che, per abbracciare al meglio le nuove sonorità, c’era bisogno di un secondo chitarrista. La scelta ricade su Jerry Harrison. Era tutto pronto. I Talking Heads stavano per impattare il mondo della musica col il loro primo album: Talking Heads 77. L’uscita è fissata per il 1977, proprio mentre per le strade di Londra esplodeva definitivamente il punk britannico. Il primo singolo estratto è proprio Psycho Killer.

Il resto è storia.

Il significato di Psycho Killer

La canzone ci porta nella mente deviata di un assassino sociopatico. David Byrne ha scritto il brano ispirandosi al personaggio di Norman Bates del film Psycho di Alfred Hitchcock, che a sua volta è basato sull’omonimo romanzo di Robert Bloch. Non solo: Byrne, da sempre grande amante del teatro, era affascinato dallo shock rock di Alice Cooper, che era solito creare scalpore negli spettatori dei suoi concerti. Con questi due elementi in testa, David Byrne ci descrive la condizione psicologica di un serial killer che, in piena coscienza della propria sociopatia, descrive la sua condizione.

All’incredibile forza introspettiva del testo si unisce il fatto che David Byrne è uno dei migliori performer della storia della musica. Byrne non canta i suoi testi: li interpreta. Sul palco si muove in modo nevrotico e sgrana gli occhi, come a sottolineare la condizione assolutamente precaria della psiche dell’assassino.

In origine Byrne avrebbe voluto inserire delle frasi in giapponese nel bridge della canzone. Nel suo libro-saggio Come Funziona la Musica – che vi consigliamo di leggere assolutamente – Byrne racconta della sua fascinazione verso il teatro orientale. Tuttavia è Tina Weymouth, che parlava fluentemente francese, a suggerirgli di optare per una soluzione diversa. Nella stesura definitiva del testo, quella che tutti conosciamo, Psycho Killer presenta numerose frasi in francese, tra cui quella dell’iconico ritornello.

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  • Byrne, David (Autore)

Il significato del testo di Psycho Killer dei Talking Heads

I can’t seem to face up to the facts
I’m tense and nervous, and I can’t relax
I can’t sleep cause my bed’s on fire
Don’t touch me, I’m a real live wire

Il protagonista del testo parla in prima persona, descrivendoci il suo stato mentale. Si dice nervoso, teso, incapace di rilassarsi e di dormire. Inoltre non ama essere toccato: “Non toccarmi, sono come un filo elettrico scoperto”, dice. Nel 1978 i Talking Heads terranno un concerto a Chicago. Il live verrà registrato e pubblicato sotto forma di un disco dal vivo chiamato proprio Real Live Wires.

Psycho killer, qu’est-ce que c’est?
Fa-fa-fa-fa, fa-fa-fa-fa-fa, fa, better
Run, run, run, run, run, run, run away

Nel ritornello il protagonista sembra rispondere a qualcuno che gli dà del “killer psicopatico”. In francese risponde con “cosa vuol dire?” prima di balbettare un ipotetico “falsità”. Il killer intima al suo interlocutore di scappare via, lasciandoci intendere che non ha preso bene l’accusa.

In realtà l’intero ritornello è un gigantorme omaggio al film Psycho, a partire proprio dal titolo. Nella pellicola il personaggio di Norman Bates, durante un dialogo con Marion Crane, balbetta nel pronunciare la parola “falsità”. Il “fa-fa-fa-fa”, oltre ad un riferimento alla balbuzie nel film, è un omaggio a uno degli artisti preferiti di David Byrne: Otis Redding e al suo brano Fa-Fa-Fa-Fa-Fa (Sad Song).

You start a conversation, you can’t even finish it
You’re talking a lot, but you’re not saying anything
When I have nothing to say, my lips are sealed
Say something once, why say it again?

Il protagonista del brano, come spesso accade per i serial killer, è una persona estremamente introversa. Non ama intrattenere conversazioni con altri, specie se di circostanza, e, più in generale, non ama parlare molto. Una condizione sottolineata dalla frase “quando non ho niente da dire, le mie labbra sono sigillate”. Come voler ribadire che i discorsi frivoli non fanno per lui.

C’è molto del vero David Byrne in questa strofa che, in modo aperto, ha sempre parlato della sindrome di Asperger di cui è affetto. Una condizione che comporta frustrazione, ansia e confusione rispetto alle convenzioni sociali.

Ce que j’ai fait, ce soir-là
Ce qu’elle a dit, ce soir-là
Réalisant mon espoir
Je me lance, vers la gloire, okay
Aye-ya-ya-ya-ya-ya-ya-ya-ya-ya-ya-yeah
We are vain and we are blind
I hate people when they’re not polite

Il bridge, quello che originariamente nei piani di Byrne avrebbe dovuto essere in giapponese, è un elenco di frasi in francese che si concludono con un “odio la gente che non è gentile”. In questa parte del testo il protagonista racconta di “quello che ho fatto quella notte” e “quello che lei ha detto quella notte”. Probabilmente ci sta raccontando di come ha ucciso qualcuno dopo una discussione. Magari ha ucciso la stessa persona che nei ritornelli gli dava dello psicopatico. Un’altra interpretazione interessante è che l’uomo parli due lingue per simboleggiare una condizione di sdoppiamento della personalità.

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Ciò che è certo è che la vittima della storia è una donna, proprio come in Psycho.

Stop Making Sense

La versione dal vivo più celebre di Psycho Killer è sicuramente quella da Stop Making Sense, film/concerto dei Talking Heads diretto da Jonathan Demme. La pellicola riprende lo storico tour di Speaking in Tongues del 1984, quando David Byrne era nel pieno della sua verve creativa e, oltre alla musica, aveva ideato uno spettacolo assolutamente rivoluzionario. Peraltro è notizia di poche settimane fa che Stop Making Sense verrà proiettato in versione rimasterizzata al cinema nel corso del 2023.

La peculiarità del film è che il concerto comincia su un palco assolutamente spoglio. Il live inizia con David Byrne che entra in scena con una chitarra acustica e uno stereo (che simula la diffusione di una drum machine, che in realtà proviene dall’impianto che manda in diffusione dalle sequenze pre-registrate). Con questa modalità David Bryne esegue e interpreta da solo proprio Psycho Killer.

Al termine del brano entra in scena Tina Weymouth e i due suonano Heaven. Per la terza canzone viene portata sul palco la batteria e fa il suo ingresso anche Chris Frantz. Seguendo questo schema, dopo ogni canzone, il palco si riempie, tanto di musicisti (per quel tour i Talking Heads avevano una full band di 9 componenti) quanto di elementi scenografici.

Stop Making Sense ha avuto, come concept di show e di musica, un impatto fortissimo su numerose band. Un esempio lampante sono i The 1975, fortemente ispirati dai Talking Heads, che hanno omaggiato Stop Making Sense nel videoclip di It’s not living (if it’s not with you).

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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