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The Son: com’è il film con Hugh Jackman, Laura Dern e Vanessa Kirby

Dopo The Father, Florian Zeller realizza un nuovo struggente dramma familiare.

Dopo il successo di The Father – Nulla è come sembra, che ha portato a Anthony Hopkins il suo secondo meritatissimo Oscar come migliore attore protagonista, il regista francese Florian Zeller torna al grande schermo con The Son (anch’esso ispirato a una sua omonima opera teatrale), presentato in concorso a Venezia 79. Un altro dramma familiare doloroso e struggente, in cui Anthony Hopkins si limita a una breve ma incisiva apparizione, lasciando il centro della scena a Hugh Jackman, Laura Dern e Vanessa Kirby, impegnati in tre ruoli diversi ma complementari, attorno ai quali ruota il personaggio del talentuoso ed estremamente convincente Zen McGrath, alle prese con un grave disagio emotivo e sociale.

The Son: Florian Zeller firma un altro doloroso e struggente dramma familiare

The Son

Il diciassettenne Nicholas non ha mai superato il divorzio dei genitori, ed è precipitato in un vortice di alienazione che l’ha portato all’emarginazione sociale e a gravi problemi scolastici. Nel tentativo di migliorare la situazione, il ragazzo decide di trasferirsi dalla casa della madre Kate (Laura Dern) a quella del padre Peter (Hugh Jackman), che ha appena avuto un figlio dalla sua nuova compagna Beth (Vanessa Kirby). Per Peter comincia così un difficile percorso interiore, sospeso fra passato, presente e futuro. Insieme alla preoccupazione per Nicholas, nell’animo dell’uomo emergono infatti anche il difficile rapporto con suo padre (Anthony Hopkins), le legittime aspirazioni di felicità con Beth e la suggestione di una promettente carriera in ambito politico. In questa complicata situazione, Peter si trova a dover prendere decisioni difficili e non sempre immediate per il benessere del figlio.

Mentre The Father – Nulla è come sembra puntava su un virtuoso e complesso lavoro registico, nell’intento di trasmettere lo stato d’animo privo di punti di riferimento di un anziano affetto da demenza senile, The Son adotta uno stile molto più convenzionale, volto a tratteggiare le diverse personalità dei protagonisti. L’impianto teatrale del racconto è comunque chiaramente riconoscibile, insieme all’attenzione di Florian Zeller per i dialoghi e per la struttura narrativa. Anche in questo caso, Zeller punta fortemente sull’immedesimazione dello spettatore, che stavolta non è chiamato a decifrare i pensieri di una persona la cui memoria sta lentamente svanendo, ma deve invece confrontarsi con le proprie posizioni su figure sociali ben precise.

Abbiamo infatti un padre in carriera che ha abbandonato la prima famiglia per costruirne un’altra, un’ex moglie delusa ma non rancorosa, una nuova compagna paziente ma visibilmente insoddisfatta e un ragazzo sull’orlo della depressione, stretto fra questi fuochi e impossibilitato a vivere un’esistenza felice e appagante.

The Son e The Father

The Son

A tratti, The Son risente di questa molteplicità di punti di vista, dal momento che nonostante la girandola di avvenimenti il cuore narrativo del racconto è sempre e comunque Peter. Il disagio di Nicholas è per lui più un modo per prendersi la rivincita su un padre anaffettivo che una situazione da affrontare con fermezza e totale abnegazione; Beth è una seconda possibilità per l’amore dopo il fallimento del matrimonio precedente; la stessa opportunità lavorativa che si profila all’orizzonte è una chance per completare la propria scalata sociale.

Queste spinte emotive portano a mettere in secondo piano per buona parte di The Son i turbamenti emotivi di Nicholas, che emergono però prepotentemente nel climax conclusivo, rispettando alla lettera il principio drammaturgico del fucile di Cechov. Ed è qui che l’opera seconda di Zeller diverge chiaramente da The Father – Nulla è come sembra, allontanandosi dal rigore narrativo per puntare su diverse esche emotive, alle quali è difficile sfuggire anche per gli spettatori più smaliziati. La depressione di Nicholas richiede infatti soluzioni sempre più drastiche, che portano Peter, Kate e noi spettatori a porci complessi quesiti esistenziali: quanto siamo disposti ad accettare per il bene di chi ci sta a cuore? È più importante l’amore che proviamo per una persona cara o la fiducia che oggettivamente possiamo darle? Siamo capaci di accettare di essere allo stesso tempo responsabili e impotenti sul benessere dei nostri affetti?

La conferma del talento di Florian Zeller

Il ricatto emotivo di Zeller è evidente ma comunque estremamente efficace, furbo ma ugualmente devastante. Un lussuoso appartamento e una famiglia borghese diventano nuovamente teatro di un duello emotivo e dialogico, da cui non escono né vincitori né vinti, ma solo persone costrette a riconsiderare le proprie già labili certezze, anche e soprattutto in ambito familiare.

A prescindere dall’accoglienza critica e commerciale di The Son, abbiamo indubbiamente un nuovo autore, capace di scandagliare gli anfratti più reconditi dell’animo umano e dei nostri sempre più fragili nuclei familiari. Non è detto che sia finita qui: oltre a The Father e The Son, Zeller ha infatti firmato anche la pièce La Mère, che potrebbe essere il suo prossimo progetto per il grande schermo.

The Son arriverà prossimamente nelle sale italiane, distribuito da 01 Distribution.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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